sabato 10 aprile 2021

Vaccini: l'Italia arranca

Mentre le cronache italiane si arricchiscono di nuove storie relative alle più sofisticate strategie salta-fila elaborate da corporazioni, burocrati e singoli "furbetti", l'Italia continua a svettare a livello europeo per l'alto livello dei decessi e per la scarsa protezione vaccinale offerta alle persone più anziane e più fragili. 

Il grafico seguente, estratto dal rapporto settimanale di ECDC, mostra il ritardo dell'Italia, soprattutto rispetto alla vaccinazione dei cittadini nella fascia d'età tra i 70 ed i 79 anni.

Percentuale di cittadini che hanno ricevuto almeno una dose vaccinale in 4 Paesi europei, tra cui l'Italia. La freccia rossa indica il "buco vaccinale" dei settantenni italiani. Tratto da ECDC

Qui di seguito riporto il dato relativo ai contagi (casi durante le ultime due settimane per ogni 100.000 abitanti) ed ai decessi (casi durante le ultime due settimane per ogni milione di abitanti) degli stessi Paesi. I dati sono tratti da ECDC:


Contagi Decessi
Francia 802 65
Italia 489 102
Irlanda 152 26
Finlandia 139 7

Non mi pare che servano particolari commenti: solo vaccinando gli anziani e i pochi (percentualmente parlando) giovani fragili è possibile ridurre sensibilmente la pressione sul sistema sanitario ed i decessi. Ovviamente vaccinare gli anziani non elimina tutti i problemi soprattutto se la circolazione virale è molto alta (vedere il caso della Francia).

Vaccinare prioritariamente chi corre il rischio maggiore di contrarre gravi forme della Covid-19 è la condizione necessaria, ma non sufficiente per risolvere il problema della pandemia. Sappiamo infatti che se il virus continuasse a circolare con elevata intensità tra le generazioni più giovani ci sarebbe una elevata probabilità di aprire la strada a nuovi ceppi virali insensibili agli attuali vaccini che protrebbero riportarci rapidamente in una situazione di grave criticità.  

Ma prima di preoccuparci di un eventuale "ritorno di fiamma" della pandemia dovremmo cercare di uscire, al più presto, dalla attuale difficile situazione. Se, come abbiamo fatto durante gli ultimi 3 mesi, sprechiamo una parte significativa dei pochi vaccini disponibili vaccinando persone a rischio trascurabile, allunghiamo i tempi dell'emergenza sanitaria  con le relative pesanti conseguenze dal punto di vista sociale ed economico.

Imitando la Svizzera, anche in Italia potremmo provare ad adottare una strategia vaccinale razionale e ad applicarla con il necessario rigore (e se i giovani psicologi protesteranno, ce ne faremo una ragione).

14 commenti:

  1. Quanti sono i caregiver "veri" in Italia

    Sono soprattutto donne, non più giovani e a rischio burnout: in Italia le persone che assistono un familiare anziano e spesso malato sono 7,3 MILIONI. Svolgono un lavoro sociale importantissimo e da anni attende una legge che ne riconosca il ruolo.

    Circa la metà delle persone non autosufficienti sono assistite da un caregiver familiare, di cui 1 su 5 è over 65 e nell’85% dei casi è donna.

    In un terzo dei casi questo ruolo viene ricoperto con grande difficoltà a conciliarlo con la propria vita e gli impegni professionali. Il peso della responsabilità, inoltre, si ripercuote sulla salute fisica e psichica del caregiver, aumentando ansia e stress e portando a trascurare la propria salute, fino a sviluppare un vero e proprio esaurimento emotivo.

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  2. Covid, AIFA: “Sì può ritardare la seconda dose dei vaccini Pfizer e Moderna, ma non oltre i 42 giorni”
    Il Fatto Quotidiano | 10 aprile 2021

    I ritardi o i tagli delle consegne, il cambio di fascia di età per il vaccino AstraZeneca, alcune Regioni ancora un po’ lente e il caso dei furbetti. Come ottimizzare al massimo la gestione delle dosi disponibili per dare lo sprint che possa portare a raggiungere finalmente le 500mila dosi al giorno?

    Dell’opportunità di ritardare la seconda dose dei vaccini a RNA messaggero ne ha parlato il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, spiegando che il tema del distanziamento fra le dosi è stato affrontato anche nell’ultima seduta del Comitato Tecnico Scientifico. E il direttore generale Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza ieri ha parlato di “flessibilità” possibile nei richiami.

    La Commissione tecnico scientifica dell’AIFA nel parere acquisito dal Ministero ricorda il “margine di manovra”, ribadendo anche che “per ottenere una protezione ottimale è necessario completare il ciclo di vaccinazione con la seconda dose”.

    “L’intervallo ottimale tra le dosi è, rispettivamente, di 21 giorni per il vaccino di Pfizer-BioNTech e di 28 giorni per il Vaccino Moderna. Qualora tuttavia si rendesse necessario dilazionare di alcuni giorni la seconda dose, non è possibile superare in ogni caso l’intervallo di 42 giorni per entrambi i vaccini a mRNA. Si ribadisce che per ottenere una protezione ottimale è necessario completare il ciclo di vaccinazione con la seconda dose”.

    A chiedere questa possibilità è stato il Commissario Figliuolo, che ieri ha firmato l’ordinanza che prevede la priorità per gli over 80.

    “Allungare i tempi della seconda dose di Pfizer e Moderna è possibile e aiuterebbe la campagna vaccinale” dice Guido Rasi, fino a novembre scorso direttore esecutivo dell’EMA. Il protocollo per questi vaccini “suggerisce la seconda dose entro 28 giorni, ma nel foglietto illustrativo l’Ema fa notare che gli studi su Pfizer e Moderna comprendono pazienti con seconda dose anche 42 giorni dopo. Il rischio di rimanere scoperti dall’immunità è minimo, perché gli anticorpi si creano soprattutto dalla terza settimana. A quel punto chi contrae la malattia è molto protetto”.

    Questo non vuol dire che basti una sola dose, precisa l’esperto. “Per gli anziani, che hanno un sistema immunitario debole, serve la seconda. Per i giovani meno, ma è comunque per tutti un prolungamento e rafforzamento della risposta immunitaria”.

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  3. "Quasi 1 persona su 5 dei soggetti interessati dirà no al vaccino AstraZeneca". Questo il dato con cui il Governo dovrà confrontarsi dopo gli accertamenti dell’EMA, ha detto il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri.

    La «media nazionale» delle persone, ha detto a DomenicaIn, «sarà attorno al 15-20%». Nelle Regioni molte persone si stanno già rifiutando.

    In alcuni casi, come rivelato nei giorni scorsi dal Presidente della Sicilia, Nello Musumeci, il rifiuto è addirittura più alto: «La percentuale è variabile da regione a regione. In alcune regioni è molto alta, come in Sicilia, dove è tra il 50% e l'80%, ma in alcune aree, non ovunque». Sileri ha aggiunto: «Questo è comprensibile dopo l'ultima settimana e dopo ciò che ha vissuto AstraZeneca».

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  4. Puglia, da domani vaccino ai 79enni, poi ai 78enni senza prenotazione
    Il Presidente Emiliano corre ai ripari dopo le statistiche disastrose
    Massimiliano Scagliarini - lagazzettadelmezzogiorno.it - 11 aprile 2021

    Niente più prenotazione per gli over 60 nei centri vaccinali pugliesi. A partire da domani, lunedì 12 aprile, chiunque, progressivamente e in ordine di età, potrà ottenere la somministrazione “senza alcuna preventiva conferma di adesione o prenotazione”. Verrà utilizzato AstraZeneca, così come previsto dalle raccomandazioni del Ministero della Salute che consigliano di utilizzare il Vaxzevria per le persone di età superiore a 60 anni.

    Ma per evitare assembramenti nei centri vaccinali, l’accesso libero non varrà da subito per tutti. La novità è contenuta in una circolare che la cabina di regia regionale ha diffuso ieri sera, dopo che il presidente Michele Emiliano l'ha annunciata IN UN VERTICE NOTTURNO in video-conferenza con i sindaci delle città capoluogo e i direttori delle ASL.

    Ma già nella mattinata di domenica, dopo che la circolare si è diffusa, la Regione ha fatto una parziale MARCIA INDIETRO, introducendo vincoli per età. “Tutti i Punti Vaccinali nelle province di Puglia” – è scritto nella circolare – devono “garantire la somministrazione del vaccino Vaxzevria per tutte le persone di età superiore ai 60 anni che non si trovano in condizione di estrema vulnerabilità e/o di disabilità grave, fino al completamento delle disponibilità giornaliere previste presso ciascun Punto Vaccinale”.

    Significa, appunto, che gli over 60 potranno presentarsi SENZA PRENOTAZIONE o anche prima della data assegnata attraverso il sito web regionale: i punti vaccinali dovranno però dare precedenza “alle persone che hanno già manifestato l’adesione alla vaccinazione” in quella giornata, cioè a chi si era già prenotato.

    La precisazione arrivata nella mattinata di domenica 11 aprile dice che la regola generale vale da subito SOLO PER 79enni (da lunedì 12) E PER 78enni (da martedì 13): “Man mano che gli slot verranno saturati sarà consentito, a seguito di apposita comunicazione, sbloccare le altre fasce di età per ordine di anzianità per presentarsi agli hub per la vaccinazione. Si prega pertanto i cittadini che non rientrano nelle fasce di età indicate a non presentarsi presso gli hub vaccinali e ad attendere lo sblocco della loro annualità”.

    La circolare firmata dall’Assessore Lopalco chiede alle ASL di reclutare ANCHE I MEDICI IN PENSIONE per aumentare la capacità di somministrazione: l’obiettivo è di arrivare a 50mila dosi al giorno a fronte delle attuali 15-20mila.

    La diffusione della circolare, seguita dopo alcune ore dalla precisazione che pone alcuni limiti all’accesso libero nei centri vaccinali, ha però avuto il risultato di creare MOLTA CONFUSIONE: chi ha già dato l’adesione può attendere il proprio turno, oppure potrà - quando il suo anno di nascita verrà “sbloccato” - presentarsi in un centro vaccinale e ottenere la somministrazione in anticipo, se ci sarà disponibilità di dosi.

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  5. QUALCOSA SI MUOVE IN EMILIA-ROMAGNA:

    Se un over 80 su tre non ha avuto la prima dose in Italia, il traguardo di 500 mila al giorno è un miraggio?
    Bonaccini: «Voglio avere fiducia nella determinazione di Draghi e nel generale Figliuolo, il quale ha promesso che le dosi aumenteranno. In Emilia-Romagna abbiamo grandi hub in ogni Provincia che lavorano fino a mezzanotte e oltre 140 punti distribuiti capillarmente sul territorio.
    Le nostre farmacie stanno facendo un grande lavoro coi tamponi e sono pronte a fare altrettanto coi vaccini. Ma ne servono molti di più di quelli arrivati finora».

    Se arriveranno le dosi, riuscirete a tenere il passo?
    Bonaccini: «Noi siamo pronti a farle, come il commissario Figliuolo ha potuto constatare di persona. Giovedì ho voluto testare la macchina dell’Emilia Romagna, in un giorno siamo arrivati senza problemi a 31 mila, ma PER NON RESTARE SENZA DOSI siamo dovuti tornare alle classiche 20-23 mila di media».

    È giusto “congelare” le prenotazioni per le categorie ex prioritarie?
    Bonaccini: «Dobbiamo completare le vaccinazioni dei soggetti anziani e fragili perché sono quelli più a rischio. Reparti e terapie intensive dicono con certezza da dove partire, in Emilia-Romagna lo stavamo già facendo».

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  6. L’istantanea – De Luca, il disubbidiente
    Antonello Caporale | il Fatto Quotidiano | 12 aprile 2021

    Vincenzo De Luca, il disubbidiente. Il padrone della Campania accetta solo di fare i vaccini agli over 80, poi stop. Decide di saltare il processo logico che ispira il criterio della vaccinazione: la dose prima a chi rischia il ricovero o la morte. Quindi dopo gli ottantenni ci sarebbero i settantenni e poi tutti gli altri.

    Invece De Luca ci spiega che in questo modo vivrebbero gli anziani ma perirebbero le imprese turistiche, l’economia del mare. Tra gli uni e gli altri quindi sceglie questi ultimi. Si vaccini tutta Procida, Capri e Ischia per far prendere una boccata d’ossigeno agli albergatori, ridare fiato a un malato gravissimo qual è il turismo.

    Comprensibile che un uomo di governo si preoccupi di chi soffre economicamente. Molto meno se la scelta produce, come tutti gli studi statistici ci informano, un numero di morti future che si possono evitare.

    Matteo Villa, dell’ISPI, ci spiega che vaccinando i 7080 residenti di Capri subito e tutti insieme, si salverebbero circa 90 vite. Se utilizzassimo quelle stesse dosi per altrettanti over 80 salveremo 710 vite. Se le utilizzassimo per over 70 il numero dei salvati diminuirebbe, ma sarebbe sempre incomparabile con l’altra.

    Già questo drammatico confronto dovrebbe far recedere chiunque dal proposito di cambiare i criteri, perché ne deriva una decisione inammissibile della vita e della morte delle persone, qui da intendere IN SENSO PROPRIO e non figurato.

    Se aggiungiamo che proprio Vincenzo De Luca, 71 anni, è stato il più lesto tra gli italiani a farsi vaccinare. Non solo non ha atteso il suo turno, che secondo le regole che egli oggi vorrebbe dettare sarebbe ancora di là da venire, ma si è precipitato nelle primissime ore dell’avvio della campagna, arraffando la dose prima ancora che fosse resa disponibile ai centenari e a tutta la classe medica, utilizzando naturalmente il proprio potere, storcendolo in suo favore.

    Così è fatto l’uomo: batte i pugni e inarca il petto all’insù, punta il dito, accusa, sbeffeggia e poi ti accorgi che è solo un familista meridionale, un fustigatore che inquina, un governatore che anzitutto governa per sé, come prova la carriera di suo figlio Piero eletto a Montecitorio nel PD (partito che il caro padre sputacchia un giorno sì e l’altro pure) in virtù della forza politica del "de cuius".

    Quanta ragione aveva Totò quando diceva: "Ma mi faccia il piacere!"

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  7. Coronavirus, De Col: "Vaccinati praticamente tutti i vigili del fuoco permanenti. I volontari invece seguono le linee guida nazionali.

    Circa il 75% dei vigili del fuoco volontari sparsi sul territorio provinciale ha aderito alla campagna vaccinale, ma restano in attesa del loro turno. A fine febbraio era stato dato il via libera alla raccolta delle richieste.

    De Col: "Si seguono le linee guida nazionali e quando arriverà il loro turno si procederà in base all'età. Non rientrano nelle forze armate, ma sono volontari di Protezione Civile".

    Queste le parole di Raffaele De Col, dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna (quello del Trentino presto "zona bianca").

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  8. In Basilicata centinaia IN CODA per il vaccino AstraZeneca. “E’ stato un successo”

    Domenica l’appello del presidente della Regione di vaccinarsi senza prenotazione. Così centinaia di over 60 si sono messi in fila davanti alle tende donate dal Qatar a Matera e Potenza.

    Le file si sono formate dopo che il presidente della Basilicata, Vito Bardi, ha annunciato via social che il siero sarebbe stato somministrato PER TRE GIORNI, senza prenotazioni, a coloro che hanno un'età compresa fra 60 e 79 anni. Un messaggio che ha spiazzato un po' tutti, sollevando non poche polemiche. Ad esempio, anche le Aziende Sanitarie Provinciali non erano state informate della decisione.

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  9. Presidi: “No allo stop del vaccino Covid ai prof, non è un privilegio, categoria esposta”

    "Non siamo d'accordo", con lo stop dei vaccini al personale della scuola, "dissentiamo fermamente: il personale della scuola ha ricevuto la prima dose per oltre il 70%, manca un quarto".

    Si tratta di una categoria PROFESSIONALMENTE ESPOSTA non tanto e non solo al contagio tra i suoi componenti ma anche perché può veicolare il virus: bisogna fare in modo di eliminare questo rischio.

    Non è un privilegio per la categoria, lo stesso principio vale per il personale sanitario. Ci faremo sentire" lo dice all'ANSA il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli.

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  10. Ennesimo flop della Lombardia, ogni ATS cataloga i dati a modo suo.
    Impossibile identificare i 180 mila vaccinati nella categoria “Altro”:
    Andrea Sparaciari – it.businessinsider.com – 13 aprile 2021

    Quasi 1 dose di vaccino su 10 in Lombardia è stata somministrata a un cittadino ricadente nella categoria “ALTRO”. Una nebulosa che al 12 aprile contava 180.483 affiliati (su 2.054.076 vaccini totali somministrati).

    Come denuncia il Consigliere regionale M5s, Degli Angeli, «non c’è trasparenza nei dati che formano la categoria “altro”, visto che ogni ATS (Agenzie Tutela Salute) ha riunito in quel gruppo pazienti appartenenti a gruppi differenti. Così i dati sono poco chiari, c’è molta confusione e il controllo sulle somministrazioni diventa quasi impossibile».

    Degli Angeli lo scorso 10 marzo aveva chiesto a ogni singola ATS della Lombardia un report dettagliato che riportasse quali e quanti vaccini fossero stati effettuati, nonché il dettaglio delle categorie di appartenenza dei cittadini vaccinati, partendo dal 27 dicembre 2020.

    Quanto Degli Angeli ha ottenuto ha dell’incredibile:
    - una ATS ha dichiarato che il suo gestionale non consente di ricavare il dato richiesto in maniera puntuale
    - in altri casi alcune ATS non hanno restituito il dettaglio mensile dei vaccini effettuati oppure non hanno saputo elencare le categorie a cui il vaccino è stato somministrato.
    - altre volte ancora la farraginosità dei dati rende complicata l’analisi e, inoltre, sembrerebbe che, in alcuni casi, la somma dei numeri dei vaccini messi a disposizione NON CORRISPONDA matematicamente a quelli inoculati».

    Nella documentazione delle ATS non vi è omogeneità:
    - le ATS di Pavia e della Montagna nel loro database raggruppano alcuni vaccinati in una non bene specificata categoria “altro”, senza alcuna spiegazione delle caratteristiche del vaccinato.
    - ci sono ATS come quella di Bergamo o di Brescia che azzerano la categoria “altro”, inserendo i vaccinati in altri macro raggruppamenti (ad esempio, forze dell’ordine, operatori sanitari, volontari AREU
    - la ATS Città Metropolitana di Milano, la più grande di tutte, invece, nel suo report non riporta proprio la categoria “altro”, così come quelle dell’Insubria e della Brianza.

    Una confusione incomprensibile, visto che tutte le Agenzie dipendono dall’Assessorato al Welfare di Regione Lombardia (Gallera e poi Moratti), che dovrebbe aver dato regole univoche per catalogare ogni singolo destinatario di ogni singola dose di vaccino.

    La domanda resta aperta: “A chi sono state somministrate queste dosi?”
    Inoltre, anche il modo di rendicontare risulta differente:
    - alcune ATS hanno inviato fogli Excel
    - altre hanno inviato stampe di estrazioni ottenute dal sistema Siavr, il software che gestisce la sanità regionale. Il che significa che i dati li hanno in qualche modo inseriti
    - altre non hanno inviato proprio nulla.

    «Siamo in una regione fuori controllo – conclude Degli Angeli – che non riesce nemmeno a garantire uniformità nelle informazioni restituite dalle ATS territoriali. Qui non si tratta nemmeno di mancanza di trasparenza, ma di completa incapacità, IMPROVVISAZIONE organizzativa e manageriale».

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    1. "Aver superato 2 milioni di vaccini in Lombardia nonostante i ritardi nella fornitura e i disastri dell'Europa è motivo di ORGOGLIO", commenta il segretario della Lega, Matteo Salvini; lo ha detto dopo la sua visita all'area ex Expo dove sta sorgendo il Milano Innovativ District.

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    2. Tratto da:
      https://lab24.ilsole24ore.com/numeri-vaccini-italia-mondo/#

      Dati aggiornati al 13 aprile

      Dosi somministrate ogni 100.000 abitanti:
      Italia : 22.429
      Lombardia : 20.850

      Chi si contenta, gode!

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  11. Coronavirus, i sindacati dei medici pugliesi al Ministro Speranza:
    “Inviate i NAS negli ospedali della regione, gestione fallimentare della pandemia”
    Mary Tota | Il Fatto Quotidiano | 14 aprile 2021

    “Chiediamo al Ministro Speranza di voler urgentemente inviare i NAS negli ospedali Covid della Puglia”. La firma sotto la dura lettera è quella dei sindacati dei medici. L’accusa, rivolta al presidente della Regione Michele Emiliano e all’assessore alla Salute Pierluigi Lopalco, è quella di una gestione “fallimentare” della pandemia.

    A sottoscrivere la richiesta, inviata al Ministero della Salute, è stata la frangia più critica dei sindacati medici, da Anaao-Assomed ad Aaroi-Emac, passando per Fp-Cgil Medici e Fassid, fino a Fed-Cisl, Medici Veterinari Dirigenti sanitari, Cimo-Fesmed, Uil Fpl medici e Fvm.

    Sono 7 i punti che hanno spinto i professionisti a prendere una posizione così netta:
    - la positività dei tamponi di circa il 13% a fronte di una media nazionale del 5-6%
    - l’occupazione dei posti letto Covid di ambito medico (54%) e di terapia intensiva (46%) superiore alla soglia di allarme,
    - i nuovi ingressi in terapia intensiva (22 due giorni fa, il dato più alto in Italia)
    - la permanenza di ore delle ambulanze del 118 per “sbarellare” i pazienti in molti ospedali.
    - i dati sui decessi, superiori alle altre Regioni con picchi come quelli registrati nella provincia di Bari
    - “confusione totale sulla gestione della vaccinazione anti Sars-Cov-2 con valutazione negativa portata ad esempio di inefficienza anche a livello internazionale”
    - “il non chiaro rispetto delle disposizioni di sicurezza per gli operatori sanitari nelle strutture Covid”.

    Non è una “aprioristica mancanza di fiducia nelle istituzioni Regionali”, scrivono, ma la “constatazione, in relazione ad acclarati dati di fatto, di un FALLIMENTO”.

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  12. A Tokyo 2021 tutti gli azzurri arriveranno VACCINATI
    Andrea Buongiovanni – Gazzetta dello Sport - 14 aprile 2021

    Non è bastato il rinvio di un anno, fatto senza precedenti, a risolvere il problema virus. Quella nipponica sarà in ogni caso un’Olimpiade molto particolare. A Tokyo, almeno fino a inizio maggio, resteranno in vigore misure di semi emergenza.

    E nemmeno è bastato vietare la presenza di spettatori stranieri per convincere i giapponesi circa l’opportunità della rassegna: sondaggi delle scorse ore hanno ribadito che il 72% della popolazione è contrario allo svolgimento, l’85% rinuncerebbe volentieri al viaggio della fiaccola. A oggi, meno dell’1% dei cittadini giapponesi è stato vaccinato.

    Di certo c’è che il Villaggio (18 mila possibili residenti in 21 torri) e i 43 siti di gara sono pronti per gli oltre 11 mila atleti attesi ai quali, in un secondo tempo, si aggiungeranno i circa 4400 della Paralimpiade.

    Di questi 11mila, con 218 ammessi sin d’ora, oltre 300 atleti saranno italiani (manca ancora l’atletica, per esempio), con una partecipazione femminile sempre più numerosa (a Rio 2016 furono 170 atleti e 144 atlete).

    Tutti gli azzurri arriveranno a Tokyo VACCINATI. Molti in quanto atleti militari, gli altri per volontà del Governo. "Nessun salta-fila - ha ribadito ieri Valentina Vezzali, sottosegretario con Delega allo Sport - ma a favore di atleti che lavorano anni per rappresentare l’Italia. Man mano che le delegazioni si comporranno, avvieremo il relativo percorso".

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