venerdì 16 aprile 2021

Indagare sui casi di trombosi rare associati ai vaccini a vettore virale

La rivista The New England Journal of Medicine ha pubblicato due articoli con titolo quasi identico:

A. Greinacher, et al., “Thrombotic Thrombocytopenia after ChAdOx1 nCov-19 Vaccination”, New England Journal of Medicine, April 2021, DOI: 10.1056/NEJMoa2104840

N. H. Schultz et al., “Thrombosis and Thrombocytopenia after ChAdOx1 nCoV-19 Vaccination", New England Journal of Medicine, April 2021,DOI: 10.1056/NEJMoa2104882

La sigla ChAdOX1 identifica il vaccino AstraZeneca. I due articoli, oltre a descrivere alcuni casi di rare trombosi associate con la somministrazione del vaccino, discutono anche degli aspetti legati alla diagnostica ed alla cura di questi rari eventi. Ricordo che molti di questi eventi – anche letali – hanno riguardato giovani donne che, in caso di contagio con il virus SARS-CoV-2, avrebbero avuto una probabilità estremamente limitata di contrarre una forma grave della Covid-19.

L’approccio ai problemi associati ai vaccini a vettore virale ha registrato una serie di sottovalutazioni e di errori di comunicazione che hanno generato un pesante impatto sull’opinione pubblica. C'è la diffusa sensazione che talvolta le Autorità sanitarie hanno confuso la prudenza con la reticenza. A mio parere, l’unico modo per convincere le persone più riluttanti a ricevere il vaccino AstraZeneca (o Johnson & Johnson quando sarà disponibile) è quello di fare chiarezza su tutti i diversi aspetti della vicenda.
 
Basterebbe rispondere a tre semplici domande:
  1. Quanti sono veramente i casi di rare trombosi associate alla somministrazione dei vaccini a vettore virale? Nel suo comunicato emesso lo scorso 7 aprile, EMA fa riferimento ai dati aggiornati al 22 marzo che comprendono 86 casi complessivi (di cui 62 riferiti a forme di di tipo CVST) su 25 milioni di dosi somministrate in Europa. La percentuale di casi letali era pari a circa il 20% (18 su 86). In una nota a piè di pagina dello stesso documento, si dice che i dati aggiornati al 4 aprile comprendono 222 casi complessivi su 34 milioni di dosi (di cui 169 riferiti alle forme di tipo CVST), ma non specifica quanti casi siano stati letali. Sorprende il fatto che il numero di casi segnalati passando da 25 a 34 milioni di dosi sia quasi triplicato. Non aiuta certamente a fare chiarezza l’italiana AIFA che nel suo comunicato del 15 aprile parla soltanto dei casi verificati in Italia entro lo scorso 22 marzo: complessivamente 11 eventi di cui 4 letali, ma non fornisce alcun dato aggiornato. Questi numeri parziali non aiutano a capire cosa stia effettivamente accadendo e creano disorientamento. Meglio ha fatto la commissione della FDA americana che nella riunione di mercoledì scorso si è presa una decina di giorni per raccogliere ed analizzare tutti i dati disponibili. Trattandosi di eventi rari è necessario fare una analisi accurata di tutti gli eventi avversi segnalati ed analizzare i casi clinici sospetti uno ad uno. Questo richiede tempo, anche se i Governi e l’opinione pubblica vorrebbero risposte immediate.
  2. Le persone sopra i 60 anni non corrono alcun rischio? Su questo punto l’EMA ha espresso una posizione a mio avviso ambigua. In un suo rapporto ricorda che gli episodi di rare trombosi sono stati segnalati prevalentemente su donne di età inferiore rispetto ai 60 anni e la cosa non è sorprendente perché analoghe osservazioni sono state fatte sui casi (molto meno frequenti) che avvengono tra le persone non vaccinate. Tuttavia la stessa EMA che oggi suggerisce di usare il vaccino AstraZeneca per gli anziani, fa notare che i dati sui casi di rare trombosi registrati in tale fascia di popolazione potrebbero essere viziati dal fatto che – inizialmente – il vaccino, in Europa, non veniva somministrato alle persone di età superiore ai 60 anni. Per stessa ammissione dell’EMA, i dati disponibili si riferiscono principalmente alle vaccinazioni di anziani fatte in Gran Bretagna. Quali sono questi dati? Sono sufficienti per trarre conclusioni statisticamente significative? Mettetevi nei panni di una Signora di 62 anni a cui viene proposto di ricevere il vaccino AstraZeneca. Vi sentireste del tutto tranquilli/e? L'EMA ha recentemente annunciato un ulteriore approfondimento di tutta la questione "trombosi rare" che dovrebbe chiarire anche questo aspetto. Attendiamo di vedere i risultati della nuova indagine.
  3. I medici sono preparati per la diagnosi e la terapia di questi possibili anche se rari eventi? La mancanza – almeno in USA – di protocolli adeguati è la motivazione che ha spinto la FDA a sospendere le vaccinazioni con il farmaco Johnson & Johnson negli Stati Uniti. Le pubblicazioni che ho citato all’inizio di questo post affrontano il problema e propongono alcune soluzioni. Se un adeguato sistema di diagnosi e cura di tali rare patologie consentisse di evitare almeno gli eventi fatali, il livello di rischio percepito dall’opinione pubblica potrebbe ridursi significativamente. Oggi molte persone – a torto o a ragione – percepiscono la vaccinazione con AstraZeneca some una sorta di “roulette russa” e questo produce un effetto pesantemente negativo sull’intera campagna vaccinale.
Riassumendo, a meno di non decidere come ha fatto la Danimarca (e come fa da sempre la Svizzera) di somministrare ai cittadini solo vaccini ad mRNA, se vogliamo che la campagna vaccinale proceda speditamente è necessario ricostituire un minimo di fiducia nell’opinione pubblica. A questo fine serve a poco ripetere che i “pericoli sono ben altri”. I vaccini – come qualsiasi altro farmaco – possono presentare dei rischi, ma se ci sono dei rischi vanno valutati accuratamente, spiegati senza reticenze e vanno adottate tutte le misure necessarie per minimizzarli. Solo così i cittadini saranno in grado di fare scelte consapevoli, aderendo con convinzione alla campagna vaccinale, senza farsi distrarre dalle sirene no-vax.

1 commento:

  1. AIFA su AstraZeneca: "In Italia 11 rare trombosi dopo vaccino"
    Adnkronos - 15 aprile 2021

    L'agenzia italiana del farmaco: in totale 62 casi di eventi trombo-embolici dopo la somministrazione

    Vaccino AstraZeneca e trombosi: AIFA fa il punto della situazione nel terzo rapporto di farmacovigilanza sui vaccini Covid-19, che ha dedicato un focus ai rari eventi collaterali segnalati dopo la vaccinazione con Vaxzevria.

    Su un totale di 62 casi di eventi tromboembolici dopo la somministrazione del prodotto anglo-svedese contro il Covid-19, inseriti in Eudravigilance, in Italia sono stati segnalati 7 casi (con due decessi) di trombosi dei seni venosi intracranici (Csvt) fino al 22 marzo 2021 e 4 casi (con due decessi) di trombosi di più vasi sanguigni in sede atipica, sui 24 inseriti nello stesso periodo nella rete di sorveglianza europea.

    L'approfondimento a livello nazionale di queste segnalazioni è condotto con il supporto di un 'Gruppo di lavoro per la valutazione dei rischi trombotici da vaccini anti-Covid-19', costituito da alcuni dei massimi esperti nazionali di trombosi ed emostasi. Gli eventi avversi non noti sono oggetto di continuo approfondimento a livello nazionale ed europeo, evidenzia AIFA.

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