mercoledì 7 aprile 2021

Non c'è pace per i vaccini a vettore virale

Nell'attesa di conoscere l'impatto sulla campagna vaccinale italiana causato dalle nuove limitazioni relative all'età di somministrazione del vaccino AstraZeneca, dagli Stati Uniti arrivano notizie poco incoraggianti sulla futura disponibilità del vaccino Johnson & Johnson. 

Dopo la notizia relativa alle 15 milioni di dosi di vaccino Johnson & Johnson buttate in una fabbrica di Baltimora a causa di un errore umano, il New York Times annuncia l'esistenza di ulteriori problemi nello stesso impianto produttivo. 

La fabbrica in questione non è una fabbrica qualsiasi. Più di 8 anni fa il Governo federale americano aveva finanziato la costruzione di questo stabilimento nell'ambito di un progetto strategico dedicato alla produzione d'emergenza di vaccini da utilizzare in caso di pandemia. Una scelta lungimirante che tuttavia non sembra aver prodotto i risultati sperati.

Con lo scoppio della pandemia di Covid-19, lo stabilimento di Baltimora aveva ricevuto il compito di produrre i vaccini del tipo a vettore virale (adenovirus), in particolare i vaccini sviluppati da AstraZeneca e Johnson & Johnson. A quanto si apprende, ci sarebbero stati seri problemi di contaminazione tra i due diversi processi produttivi: i due vaccini usano una tecnica simile, ma sono diversi tra loro. Fino ad oggi la fabbrica ha prodotto complessivamente 150 milioni di dosi, nessuna delle quali è ancora arrivata sul mercato. Un flop colossale, finanziato con i soldi dei contribuenti americani.

Qualche giorno fa, il Governo americano ha deciso di sospendere la produzione del vaccino AstraZeneca negli Stati Uniti e quindi anche la fabbrica di Baltimora ha chiuso la sua linea produttiva. A fronte dell'abbondanza di altri tipi di vaccino disponibili in USA, il Governo americano ha ritenuto opportuno non produrre ulteriori dosi del vaccino anglo-svedese

Anche sul fronte Johnson & Johnson le cose non sono messe bene. A parte i 15 milioni di dosi già buttati, ci sono forti sospetti su possibili contaminazioni di ulteriori 60 milioni di dosi già prodotte, ma non ancora distribuite. Anche per questo lotto ci potrebbero essere stati errori umani che hanno portato ad una contaminazione tra i processi produttivi di Johnson & Johnson e AstraZeneca.

Se i sospetti fossero confermati, ci potrebbe essere una forte limitazione nella disponibilità del vaccino Johnson & Johnson nell'arco dei prossime settimane. Senza contare che, se la relazione di causa-effetto per i rari effetti di trombosi identificata per il vaccino AstraZeneca fosse legata all'utilizzo del vettore virale, potremmo aspettarci effetti analoghi anche per il vaccino Johnson & Johnson (ed anche per il russo Sputnik V e per l'italiano Reithera attualmente in fase di sperimentazione).

In questa tempesta di cattive notizie, almeno un messaggio incoraggiante c'è: l'analisi dei rari casi di trombosi effettuata da EMA mostra che - sopra i 60 anni d'età - non c'è alcuna incidenza di un eccesso di eventi associato alla vaccinazione. Quindi il rischio - sia pure estremamente ridotto - c'è solo per le persone di età inferiore ai 60 anni.

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