domenica 11 aprile 2021

L'ultima cena

I quotidiani sardi riportano il caso di un imprenditore cagliaritano di 81 anni, morto a causa della Covid-19 dopo essere stato contagiato durante una cena organizzata in occasione del suo compleanno, proprio allo scadere dell'effimera "zona bianca" che aveva recentemente interessato la Sardegna.

La riunione conviviale, organizzata in un ristorante, ha provocato complessivamente 43 contagi (contando i contagi diretti e quelli indiretti), ma per lo sfortunato imprenditore il contagio è stato rapidamente seguito dal decesso. Non è servito a nulla il fatto che, pochi giorni prima, avesse ricevuto la prima dose vaccinale: evidentemente non è bastata per fornirgli una protezione almeno parziale rispetto alle forme più gravi della malattia.

Le statistiche non si fanno raccogliendo aneddoti, ma questa storia è emblematica di come la Covid-19 possa fare seri danni quando il pericolo di contagio viene sottovalutato.

4 commenti:

  1. Fipe-Confcommercio: “Bar e ristoranti sono luoghi sicuri per tutti”

    “Anche gli ultimi dati diffusi dall’Inail sui contagi da Covid-19 nei luoghi di lavoro, LETTI NEL MODO GIUSTO, ne danno conferma. Al netto di un leggero e fisiologico aumento dell’incidenza dei casi nel settore del turismo dovuto ad effetti stagionali le attività di ristorazione restano tra i luoghi più sicuri.

    Distanziamento tra i tavoli, mascherine al personale, accessi differenziati per i clienti in entrata e quelli in uscita, monitoraggio quotidiano delle condizioni di salute dei dipendenti, pulizia e sanificazione dei locali e gel igienizzante a disposizione di tutti, sono solo alcune delle rigide regole che tutti gli esercenti stanno seguendo e devono necessariamente continuare a rispettare per lavorare in sicurezza.

    Oltre a questo, come Federazione sosteniamo con convinzione la campagna a favore dell’utilizzo dell’App IMMUNI, che riteniamo possa essere uno strumento efficace per contrastare la diffusione del contagio. A questo proposito invitiamo tutti i nostri associati a esporre nei propri locali il QR code dell’app per consentire ai loro clienti di scaricarla” si legge in una nota della Federazione.

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  2. Temo che dati "LETTI NEL MODO GIUSTO" vada inteso come "guardandoli come farebbe uno struzzo".

    Capisco che le associazioni di categoria difendano i loro associati che sono in gravissima difficoltà, ma non si può negare l'evidenza: il punto più probabile di contagio è costituito da locali chiusi, dove le persone stanno per tempi lunghi (oltre un quarto d'ora), SENZA indossare la mascherina.

    Il famoso metro di distanza e la sanificazione delle superfici aiutano a ridurre il problema, ma non lo risolvono affatto perché il meccanismo principale di diffusione del virus è quello via aerea, tramite aerosol. Se in un locale chiuso è presente una persona contagiosa, entro poche decine di minuti il virus lo troviamo ovunque.

    Inoltre va tenuto conto della maggiore contagiosità della variante inglese - ormai dominante - che ha reso la situazione ancora più critica.

    C'è solo una strada per rendere sicuri i locali pubblici:

    1) diminuire drasticamente la circolazione del virus perché più persone contagiose girano, maggiore sarà la probabilità di contagio.

    2) attivare sistemi MOLTO efficaci di ricambio e sanificazione dell'aria dei locali chiusi e - quando possibile - sistemare i tavoli all'aperto (opportunamente distanziati, perché il vecchio metro pre-variante inglese non basta).

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  3. Riapertura dei ristoranti, Crisanti lancia l’allarme:
    “Un solo caso può infettare decine di persone”

    fanpage.it - 17 aprile 2021

    “Sicuramente tutti quanti avranno visto e letto che cosa è successo riaprendo tutti i ristoranti in maniera incontrollata: 1 singolo caso in una sera ha infettato 40 persone e purtroppo ci sono stati anche dei morti”: questo l’allarme lanciato dal virologo di Padova Andrea Crisanti.

    Crisanti poi precisa: “Non sono contrario alla riapertura dei ristoranti, non ne posso più neanche io, ma facciamo le cose fatte bene una volta per tutte”.

    "Mi auguro che al Governo abbiano delle proiezioni. Ma i numeri non li vediamo, non c'è trasparenza. L'espressione ‘rischio ragionato' è vuota e decisamente politica e non scientifica.

    Il rischio è dato da due componenti, la probabilità e l'intensità del rischio. Per la prima sappiamo già che i contagi aumenteranno e non è una probabilità, con le riaperture accadrà questo. Servirebbe un programma di vaccinazioni a tamburo battente per evitarlo.

    L'intensità è la gravita del fenomeno e i nostri dati sono ancora alti, con le aperture aumenteranno e dovremmo chiudere proprio in estate, quando invece gli altri Paesi saranno fuori dal tunnel".

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  4. IN VISTA DEL GREEN PASS CON APP + QR-CODE + ...
    un riflessione

    L’incredibile pasticcio del fascicolo sanitario elettronico che sparisce (con tutti i dati) se si cambia Regione

    Dal Friuli-Venezia Giulia alla Lombardia
    (non dalla Lapponia al Borneo...)

    «Recuperare il suo fascicolo sanitario è impossibile. Al limite può chiedere a tutti gli ospedali, lavoratori, medici specialisti che ha incontrato negli anni di inoltrarle la sua documentazione CARTACEA e ricostruirlo così».

    È l’incredibile risposta che Paola – nome di fantasia – si è sentita dare dall’operatore del call center dell’Assistenza tecnica fascicolo sanitario “Sesamo” del Friuli Venezia Giulia.

    Paola, malata cronica, da qualche mese si è trasferita in Lombardia, dove ha preso la residenza e, una volta scelto il medico di famiglia, ha tentato di recuperare i propri dati sanitari dai server friulani, per darli al nuovo medico.

    È a quel punto che ha scoperto l’incredibile verità: non essendo più residente in F.V.G., non ha più la possibilità di accedere al suo file.

    E nessuno può farlo. Cioè i dati ci sono, sono caricati, ma sono irraggiungibili. E, soprattutto, sono intrasmissibili alla banca dati di un’altra regione.

    «Ho chiamato la Regione (titolare del sistema telematico), mi ha detto di chiamare la Asl», racconta Paola, «la Asl mi ha detto di chiamare l’Urp, l’Urp di contattare la Regione…».

    Morale: «Non posso avere documenti che sono miei!».

    (da businessinsider.com)

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