giovedì 8 aprile 2021

Italia e Svizzera a confronto: due diverse strategie di vaccinazione

Italia e Svizzera sono state colpite a fine 2020 dalla seconda ondata pandemica con intensità abbastanza simile. Rispetto all'Italia, la Svizzera ha tenuto un atteggiamento più "aperturista" anche se non sono mancate forti limitazioni. Il Governo Federale ha imposto una serie di limitazioni "minime", lasciando ai Governi cantonali la scelta di attuare misure più restrittive, adeguandole alla specificità della situazione locale. Non sono mai stati posti limiti alla circolazione dei cittadini all'interno della Confederazione elvetica, ma non bisogna dimenticare che la Svizzera conta solo 8,5 milioni di abitanti, un milione e mezzo in meno rispetto agli abitanti della Lombardia. 

Svizzera e Italia hanno seguito due strade divergenti rispetto alla somministrazione dei vaccini. In Svizzera è stato usato come criterio determinante quello dell'età e dell'eventuale fragilità legata alla presenza di altre patologie. Il personale sanitario appare solo al sesto posto nelle priorità vaccinali, coerentemente con il criterio che - se si adottano protezioni adeguate - il personale sanitario non è esposto a rischi maggiori rispetto ad altre categorie. Solo il personale delle RSA è stato inserito alle priorità più elevate allo scopo di proteggere gli ospiti con sistema immunitario più fragile. Le corporazioni "salta-fila" che si sono date tanto da fare in Italia (assieme ai "furbetti" individuali) non sono state ascoltate. Qualche ricco svizzero ha scelto di volare in Paesi più o meno esotici per le ben note vacanze/vaccino, ma il grosso della popolazione svizzera attende pazientemente il suo turno. Come risultato, si nota un elevato tasso di vaccinazione per la popolazione più anziana che decresce al diminuire dell'età. La situazione svizzera è molto diversa rispetto all'Italia e non si nota il "buco vaccinale" dei 70-enni che caratterizza il Bel Paese.

Ad oggi la Svizzera ha somministrato ai suoi cittadini circa 1,6 milioni di dosi vaccinali, numero che, normalizzato rispetto al numero di abitanti, è abbastanza simile a quello italiano. Le vaccinazioni sono state fatte esclusivamente con i vaccini ad mRNA (Pfizer e Moderna). AstraZeneca non è stato  ancora omologato, mentre Johnson & Johnson è stato autorizzato, ma non è stato acquistato dal Governo federale per la somministrazione ai suoi cittadini.

Andando a vedere i dati dei decessi Covid in Italia e Svizzera si notano forti differenze, soprattutto da gennaio 2021 in poi:

Andamento dei decessi Covid in Svizzera, normalizzato rispetto ad un campione di 100.000 abitanti. Il livello attuale dei decessi è pari a circa il 10% del massimo registrato a fine 2020, un risultato simile a quello registrato dalla Gran Bretagna. Tratto dall'Ufficio federale della sanità pubblica UFSP

Andamento dei decessi Covid in Italia, normalizzato rispetto ad un campione di 100.000 abitanti. Elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale

Fino a fine dicembre 2020 il livello dei decessi in Italia e Svizzera era abbastanza simile e oscillava intorno a 1 caso giornaliero ogni 100.000 abitanti. Da inizio gennaio in poi, in Svizzera si osserva un calo abbastanza deciso: attualmente il livello si assesta intorno a 0,1 casi giornalieri per ogni 100.000 abitanti, pari a circa un decimo del livello massimo registrato a fine 2020. Il risultato svizzero è simile a quello registrato dalla Gran Bretagna, anche se il numero di dosi vaccinali fin qui somministrate ai cittadini elvetici è stato - in proporzione - molto inferiore rispetto a quello del Regno Unito.

Un aspetto particolarmente interessante dei dati svizzeri è quello relativo alla distribuzione per classi d'età dei decessi. I valori sono rappresentati nella figura qui sotto. Si nota che l'effetto della vaccinazione ha drasticamente ridotto la mortalità dei cittadini più anziani. I pochi decessi ancora presenti sono distribuiti in modo abbastanza omogeneo tra le diverse classi d'età:

Decessi settimanali avvenuti in Svizzera a causa della Covid-19, suddivisi per classi d'età. Il picco di mortalità che aveva colpito i cittadini più anziani alla fine dell'anno 2020 (quadratini di colore scuro) è stato rapidamente ridotto grazie ad una campagna di vaccinazione condotta in modo mirato e razionale. Tratto dall'Ufficio federale della sanità pubblica UFSP
 

Il quadro italiano è decisamente meno incoraggiante. L'attuale livello dei decessi è solo dimezzato rispetto a quello di novembre 2020, ma è circa 5 volte superiore rispetto a quello svizzero. Ricordo che il numero medio di dosi vaccinali somministrate fino ad oggi in Italia e Svizzera è circa uguale. La differenza tra i due Paesi non può essere attribuita al fatto che l'Italia abbia usato anche AstraZeneca perché le dosi del vaccino anglo-svedese distribuite fino ad oggi in Italia corrispondono solo a circa 1/4 dell'intero ammontare. 

Evidentemente ha funzionato la strategia svizzera di privilegiare gli anziani (e le persone fragili), facendo aspettare (tutte) le persone più giovani, indipendentemente dal loro ruolo e dall'appartenenza a questa o a quella corporazione.

Spesso abbiamo citato Israele e la Gran Bretagna come esempi di Paesi che hanno condotto aggressive campagne di vaccinazione di massa, riuscendo a ridurre drasticamente il numero di casi gravi e di decessi. La Svizzera ha dimostrato come - pur disponendo di un numero limitato di dosi vaccinali - sia possibile ottenere risultati significativi sul fronte della Salute pubblica. 

Purché, invece di fare proclami a vuoto e di tollerare comportamenti sleali, si adottino regole pensate in modo razionale e applicate con "precisione svizzera".





9 commenti:

  1. "Perché guardia-parchi vaccinati e anziani over80 no?"
    Piazzapulita - 09 aprile 2021

    Abruzzo, la domanda della giornalista fa arrabbiare il Presidente Marsilio (Fratelli d'Italia). In Abruzzo i guardia-parchi sono stati equiparati a FORSE DELL'ORDINE e per questo sono stati vaccinati tra le categorie con priorità alta.

    La giornalista ha chiesto a Marsilio per quale motivo TUTTI i guardia-parco del Parco Nazionale d'Abruzzo siano stati vaccinati, come richiesto dal direttore Luciano Sammarone, mentre solo il 30% degli over 80 abbia ricevuto la prima dose.

    "Lei pensa che io vado in giro a fare i vaccini? Se ci abbiamo messo 3 mesi e non abbiamo ancora finito gli over 80 è perché i vaccini non ce li hanno dati", ha detto Marco Marsilio. "Mancano le dosi e adesso dobbiamo convincere le persone una ad una a vaccinarsi con AstraZeneca perché hanno tutti paura".

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    1. Purtroppo in Italia - non solo in Abruzzo - il potere si confonde spesso con la discrezionalità ed anche il vaccino è diventato "merce di scambio" per recuperare qualche voto in più.

      I grandi anziani forse non vanno più a votare, perché "sprecare" i vaccini?

      Ci sono in attesa molte categorie di "clientes" a cui oggi si assicura il vaccino salta-fila e si ricorderanno del potente di turno quando andranno a votare.

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  2. Vaccini anti-Covid, ordinanza di Figliuolo: priorità agli over 80 e ai fragili
    repubblica.it - 09 aprile 2021

    Una ordinanza del commissario Figliuolo. Il provvedimento, coordinato con il ministero della Salute, recepisce quanto indicato dal premier Mario Draghi nella conferenza stampa di giovedì 8 aprile. "Le categorie di priorità indicate dal Ministero della Salute - si spiega - permangono, ma VENGONO TEMPERATE con il criterio dell'età. Chi ha già iniziato il ciclo vaccinale lo terminerà con il medesimo vaccino".

    Nell'ordinanza si legge che "in linea con il Piano Nazionale del Ministero della Salute approvato con decreto 12 marzo 2021, la vaccinazione rispetta il seguente ordine di priorità:
    - persone di età superiore agli 80 anni;
    - persone con elevata fragilità e (ove previsto dalle specifiche indicazioni) dei familiari conviventi, dei caregiver, dei genitori/tutori/affidatari;
    - persone di età compresa tra i 70 e i 79 anni
    - a seguire, persone di quelle di età compresa tra i 60 e i 69 anni, - utilizzando prevalentemente vaccini Vaxzevria ( = AstraZeneca) come da recente indicazione dell'AIFA".

    Nel testo si legge anche che, in parallelo alle suddette categorie, è completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e socio-sanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del Covid 19 e di tutti coloro che operano IN PRESENZA presso strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private.

    A seguire, sono vaccinate le altre categorie considerate prioritarie dal Piano nazionale, parallelamente alle fasce anagrafiche secondo l'ordine indicato". L'ordinanza di Figliuolo spiega che la decisione è motivata dall'esigenza "di dover procedere con la massima celerità a vaccinare coloro i quali, dalle evidenze scientifiche ad oggi disponibili, risultano più vulnerabili qualora infettati dal virus SARS-CoV-2".

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  3. Lecce, vaccini alle comunità religiose e ai loro collaboratori:
    «Grazie a Regione Puglia e ASL di Lecce». E gli over 80 attendono ancora
    quotidianodipuglia.it - venerdì 9 aprile 2021

    «Grazie alla Regione Puglia e alla ASL di Lecce per aver pensato anche a noi comunità religiose e rispettivi collaboratori dipendenti. Vaccino effettuato. Tutti insieme verso tempi migliori. Sia lode a Dio». Con questo messaggio pubblico sulla pagina Facebook dei Frati francescani minori di Lecce, che amministrano la chiesa di Sant'Antonio a Fulgenzio, comunicano di aver ricevuto il siero contro il Covid.

    Presso la Parrocchia di Sant'Antonio di Padova è attivo anche il piccolo spaccio solidale "Numero 153", dove è possibile fare la spesa presso un piccolo "Market Gratuito" retto dalla comune solidarietà. La parrocchia di fra Sebastiano Sabato è molto impegnata nell'assistenza ai poveri e ai senza fissa dimora, nel cuore della città barocca: ad essa la ASL ha destinato evidentemente alcune dosi di vaccino.

    Non esiste traccia, però, di un accordo siglato dalla stessa ASL o dalla Regione con la Curia per garantire precedenza nelle vaccinazioni. Il criterio, stando ai documenti e alle priorità stilate nelle settimane scorse, è sempre quello dell'età e della fragilità della condizione di salute.

    In questo caso, il vaccino è stato somministrato non solo ai frati, ma anche ai collaboratori della parrocchia. Lo stesso è avvenuto diversi giorni fa per i seminaristi diocesano di Molfetta.

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    1. Seminario Regionale di Molfetta “Pio XI”:
      + 13 Sacerdoti (Rettore ed Equipe educativa)
      + 131 Seminaristi: 24 (primo anno) + 20 (secondo anno) + 23 (terzo anno) + 27 (quarto anno) + 22 (quinto anno) + 15 (sesto anno)
      + 24 giovani e adulti nella Comunità dell’anno Propedeutico “San Vincenzo de’ Paoli”

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  4. Toscana, mancano i vaccini Astrazeneca, chiudono gli hub:
    “Così si destabilizzano anche gli operatori ASL”
    Pietro Barabino | il Fatto Quotidiano | 9 aprile 2021

    Dopo i ritardi di consegna del vaccino Astrazeneca, in Toscana da ieri, giovedì 8 aprile, sono stati chiusi momentaneamente, per mancanza di dosi da somministrare, tutti gli hub regionali. Lo stop ha destabilizzato anche gli operatori sanitari e tutto lo staff tecnico che serve a mandare avanti la “filiera dell’inoculazione”, che hanno lavorato senza tregua anche nel fine settimana e nei giorni di Pasqua e Pasquetta.

    Uno sforzo richiesto dalla Regione Toscana, dopo l’avvio della campagna vaccinale a rilento, ma che oggi sembra essere stato vanificato dal mancato arrivo delle dosi del vaccino di Oxford. Proprio il siero inglese, infatti, è quello maggiormente usato negli hub visto che, in Toscana, Pfizer e Moderna vengono gestiti da strutture sanitarie e medici di base o a domicilio. Così a fronte di un dispiego di forze e organizzazione logistica che da 2 settimane consentirebbe un ritmo di immunizzazione ben più alto, a causa dell’impossibilità di avere le dosi ci si è ritrovati prima a frenare e ora addirittura a chiudere le prenotazioni fino all’arrivo di nuove forniture.

    La prossima consegna di dosi Astrazeneca è attesa DOPO IL 14 APRILE, anche se ora pesa l’incognita organizzativa data dal cambio di regole per la somministrazione, ora consigliata solo agli over 60. “Non sappiamo niente né sui tempi, né sulle quantità”, spiega Alessandro Campani, direttore della Asl Versilia.

    “Potevamo recuperare i ritardi se avessimo avuto un rifornimento adeguato”, sottolinea Luigi Filippini, coordinatore della Asl Alpi Apuane. Intanto, mentre gli hub sono chiusi, sono migliaia i cittadini che si collegano ogni giorno al portale prenotazioni nella speranza (per ora vana) di tornare a prendere appuntamento.

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  5. Scuola, lo stop del Generale Figliuolo ai vaccini ai 400 mila insegnanti
    che non hanno ancora ricevuto la prima dose
    corriere.it - 10 aprile 2021

    Secondo la struttura del Commissario figliuolo si tratta di un rinvio di qualche settimana per il mondo della scuola, rinvio che dipenderà da Regione a Regione, ma nei giorni in cui ritornano in presenza 8 studenti su 10 rischia di aggiungere confusione. E qualche settimana di rinvio, visto che l’anno scolastico finisce tra meno di 2 mesi, potrebbe decretare nei fatti - per alcune zone - la fine del piano vaccinale per i docenti.

    Già in queste ore le Regioni, insieme al ministero della Salute, stanno ridistribuendo le dosi - AstraZeneca non potrà più essere usato per gli under 60 - e chi ne ha a sufficienza potrebbe invece provare, come è intenzione, per esempio, nel Lazio, di rispettare comunque le prenotazioni già fatte.

    Domani mattina i sindacati incontreranno il capo di gabinetto del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e lo staff del commissario Figliuolo: l’incontro era previsto per fare un po’ di chiarezza sulle disposizioni di queste ultime ore. Infatti oltre allo stop previsto dalla circolare di venerdì, per gli insegnanti che hanno già avuto la prima dose di AstraZeneca e per i quali il piano non si ferma c’è da chiarire quali sono i potenziali rischi, visto che si tratta per lo più di DONNE SOTTO I 60 ANNI.

    Per loro il nuovo piano vaccini prevede comunque la seconda dose nei tempi stabiliti e con lo stesso vaccino della prima, AstraZeneca. In questi ultimi giorni ci sono state molte disdette in tutta Italia anche tra gli insegnanti.

    «Speriamo che ci sia una indicazione nazionale con una specifica individuazione del personale scolastico, a partire da tutti i docenti che lavorano a stretto contatto con i bambini come nelle scuola dell’infanzia e gli adolescenti in vista di ulteriori dosi e tipologie di vaccini», chiede la segretaria della CISL Scuola Maddalena Gissi. E questa sarà la richiesta di tutti i sindacati: priorità agli anziani ma tutela anche per chi opera in condizioni di rischio.

    Su 1 milione e 493 mila persone che rientrano nella categoria del personale scolastico sono state somministrate a ieri 1 milione e 100 mila dosi, secondo il contatore del Ministero della Salute: si tratta per lo più di prime dosi (ad aver avuto la doppia puntura erano al 26 marzo soltanto 6mila professori).

    Sono dunque ancora quasi 400 mila le persone NON ANCORA VACCINATE. Ci sono Regioni in cui quasi tutto il personale ha ricevuto almeno 1 dose: in Friuli Venezia Giulia sono l’88% dei prenotati; in Piemonte 75 mila su 93 mila; in Emilia Romagna il 50%. Ha fatto 109 mila vaccini il Lazio e 143 mila la Campania, oltre 100 mila la Puglia.

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