giovedì 28 maggio 2020

Apriamo tutto il 3 giugno? Si, no, forse

Il fatidico 3 giugno è ormai vicino. Entro domani sera il Ministero della Salute dovrebbe  acquisire tutti i dati necessari per monitorare lo stato di avanzamento dell'epidemia e prendere le decisioni conseguenti. Nel frattempo assistiamo ad una sorta di batracomiomachia nella quale vediamo schierati governatori in cerca di facile pubblicità, sindaci rancorosi che minacciano oscure vendette a cui si aggiungono stime più o meno fondate che cercano di anticipare quali potrebbero essere le future decisioni ministeriali.

Una di queste stime individua anche il Trentino (assieme a Lombardia, Piemonte e Liguria) tra i territori da tenere ancora bloccati. E per fortuna, aggiungo io, fa riferimento ai dati pubblicati dalla Protezione civile nazionale che, come ricordato più volte in questo blog, riportano per il Trentino dati dei contagi abbondantemente sottostimati rispetto ai dati reali. Altre stime tengono conto del numero di tamponi diagnostici fatti dalle diverse Regioni/Province autonome e limitano a Lombardia Piemonte e Liguria la lista delle regioni da tenere chiuse dopo il 3 giugno.

Il vero problema di queste valutazioni è rappresentato dalla qualità dei dati e dalla mancanza di un controllo di qualità effettuato a livello centrale sui dati fornire da Regioni e Province autonome. Oggi chiedere ad un governatore se ci siano ancora molti contagi nel suo territorio equivale a "chiedere all'oste se il vino è buono". Ciascuno procede a modo suo, fa i tamponi diagnostici che vuole, più preoccupato di far apparire una situazione positiva piuttosto che di controllare lo stato effettivo delle cose e, soprattutto, di prevenire eventuali recrudescenze dell'epidemia. In tutto questo lo Stato centrale è il grande assente perché manca di una struttura adeguata per monitorare il comportamento delle singole realtà regionali. Dobbiamo fidarci dei dati che vengono mandati a Roma e non sempre facciamo bene a fidarci.

Come finira? Temo che alla fine si applicherà l'italico "liberi tutti", con un perverso mix di cialtroneria  e fatalismo, sperando che l'estate che avanza risolva i problemi residui. E poi ci lamentiamo se in Europa non ci prendono sul serio...

P.S.
Gli svizzeri che sono abituati a controllare i dati hanno deciso che la frontiera con l'Italia non riaprirà prima dell'inizio di luglio.

4 commenti:

  1. Visto che sta ripartendo il campionato di calcio volevo fare un parallelo con quanto fanno le Regioni in questa fase pandemica.
    Stiamo assistendo ad una serie di partite dove la tattica prevalente è la MELINA DEL TAMPONE DIAGNOSTICO praticata da molte Regioni, salvo alcune (pochissime) tra cui per fortuna la nostra Provincia di Trento che alla data è seconda in classifica per un’incollatura dopo la squadra della Valle d'Aosta .

    A dire il vero la ns. Provincia si è distinta anche nella tattica del PRESSING SUI GUARITI dato che in data 22 maggio 2020 oltre 500 giá dimessi/guariti sono tornati allo status di contagiati a domicilio. A sentire i giornali pare che in altre Regioni si sia fatto astutamente tutto il contrario, trasformando miracolosamente tutti in guariti. Possiamo definirla anche tattica del PRESSING SUI DIMESSI.

    Per il resto stiamo assistendo a veementi polemiche con la Federazione Italiana Giuoco Calcio per quanto riguarda le trasferte e con l'Associazione Italiana Arbitri nell'interpretazione del regolamento del gioco in particolare nei takle in scivolata da tergo.
    Speriamo che questo “campionato” delle Regioni finisca presto. Non né possiamo piú.

    PS: domanda seria per il prof. Bassi.
    Non ha sbagliato la Protezione Civile a definire un unico campo dati "dimessi/guariti" mettendo insieme potenzialmente contagiosi e guariti e falsando le relative analisi statistiche? Forse in questo modo potevano essere evitate le polemiche di queste ore. Anche qui colpa dell'emergenza assoluta. Non trova?

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  2. Non a caso la Regione Veneto da sempre parla esplicitamente di "virologicamente negativi" ovvero di persone che dopo aver contratto il virus sono diventate non più contagiose. Il termini guariti/dimessi così come appare nelle Tabelle della protezine civile è ambiguo e si presta a interpretazioni fantasiose.

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  3. Per essere preciso trovo strano che sul report del 28 maggio 2020 della Protezione Civile venga riportata una colonna che ha come nome del campo "DIMESSI/GUARITI" e poi sotto nel totale venga riportato un TOTALE GUARITI di 150.604 persone.
    Ancora meno comprensibile che i 150.604 "guariti" vengano riportati anche sul sito del Ministero della Salute.
    Qui ci voleva più attenzione nell'indicare il corretto contenuto del campo.
    E' chiaro che poi nascono polemiche tra chi produce i dati
    (magari sfruttando questa ambiguità) e chi analizza i dati.
    Oggi Gallera, dopo il poverone sorto con Fondazione Gimbe, ha parlato in una trasmissione tv dell'esistenza di tracciati di file fissati da un decreto.
    Sarebbe interessante capire quali sono questi documenti che fissano tracciati standard per la trasmissione dei dati da parte delle Regioni verso la Protezione Civile e/o Ministero della Salute e se sono di pubblico dominio.
    Grazie

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  4. In Italia esistono due sistemi di acquisizione dati relativi al Covid-19: uno fa capo al Ministero della Sanità e raccoglie i dati che ogni sera vengono diffusi dal sito della Protezione Civile Nazionale ed uno fa capo all'Istituto Superiore di Sanità ed è denominato "Sistema di sorveglianza integrata Covid-19". Già il fatto che esistano due sistemi indipendenti non aiuta. L'origine dei dati è sempre la stessa: Regioni e Province autonome di cui nessuno controlla l'operato (fatto salvo che la positività dei tamponi per i quali l'ISS fa alcuni test di verifica a campione). I dati sono diversi e non solo - come sostiene l'ISS - a causa di sfasamenti temporali nelle due raccolte, ma anche per i metodi diversi che regioni/Province autonome hanno adattato per comunicare i loro dati (vedi Trentino, ad esempio). Per quanto sono riuscito a capire i dati di ISS sono più dettagliati, ma vegono diffusi solo in forma aggregata (sulla accuratezza non mi esprimo), mentre quelli della Protezione civile sono meno ricchi di dettagli, ma sono disponibili in formato aperto. Temo che ormai, ricostruire cosa sia successo effettivamente in Italia sarà un compito da affidare agli storici. Quando avranno finito con il disastro di Ustica potranno dedicarsi all'epidemia di Covid-19. Nel frattempo tutta la cialtronesca confusione che troppo spesso ha accompagnato la raccolta e la diffusione dei dati italiani un risultato l'ha già ottenuto: Grecia, Austria e Svizzera aprono le frontiere per i turisti europei, Italia esclusa.

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