Negli ultimi giorni si è consumata in Veneto una clamorosa rottura tra il governatore Zaia e il professor Crisanti. È un classico caso di vittoria con molti padri. La miccia è stata innescata da un recente intervento di alcuni super-burocrati della Sanità veneta che si sono auto-celebrati come artefici del cosiddetto “modello Veneto”, dimenticando quanto accaduto a metà febbraio. Prima dell’inizio ufficiale dell’epidemia in Italia, il prof. Crisanti anticipò con grande lungimiranza l’importanza di tracciare tutti i contagiati, inclusi gli asintomatici. Fu allora che la burocrazia sanitaria veneta intervenne con tanto di lettera di diffida, ricordando che i costi dei tamponi che il prof. Crisanti proponeva di fare a tutti le persone tornate dalla Cina non sarebbero stati coperti dal finanziamento del sistema sanitario. Insomma una storia di ordinaria burocrazia come ne abbiamo viste molte durante questa terribile epidemia.
La storia completa dell’epidemia in Veneto è ancora tutta da scrivere anche se mi aspetto che un’analisi più distaccata e serena potrà mettere in evidenza molti diversi fattori che, assieme, hanno contribuito a mitigare l’impatto dell’epidemia di Covid-19 in Veneto. Certamente la politica dei tamponi di cui il prof. Crisanti è stato promotore ha avuto un ruolo fondamentale. Vorrei ricordare che oltre a teorizzare la necessità di fare tamponi in modo esteso, il contributo del prof. Crisanti è stato essenziale per dotare il Veneto di attrezzature avanzate e, grazie ai suoi canali privilegiati con l’Imperial College di Londra, per acquisire i materiali necessari per la preparazione “in casa” dei cosiddetti reagenti. Senza il suo intervento, il Veneto avrebbe fatto a febbraio-marzo (quando servivano di più) pochi tamponi come le altre Regioni. Va detto però, che la storia del successo veneto non è stata solo una questione di tamponi. Quando a fine febbraio furono scoperti i primi contagi a Vo’ Euganeo, la regione Veneto chiuse immediatamente l’Ospedale di Schiavonia dove da circa una decina di giorni erano ricoverati pazienti poi identificati come Covid-19. L’ospedale di Schiavonia non è diventato un centro di diffusione del contagio come è successo per gli ospedali lombardi di Codogno e di Alzano e questo è senz'altro dovuto alla tempestiva chiusura della struttura con immediato “sequestro” e tampone di tutte le persone che si trovavano al suo interno. Va aggiunto inoltre che il Sistema sanitario veneto è caratterizzato da una struttura territoriale molto diversa rispetto a quella lombarda. C’è in Veneto un attento presidio territoriale che ha evitato il vero e proprio assalto alle strutture di pronto soccorso avvenuto nella vicina Lombardia. Senza contare che il Veneto dispone di un sistema informativo robusto, molto efficace nella localizzazione dei contagiati e dei loro potenziali contatti. Altre regioni del Nord Italia procedono ancora con le e.mail (talvolta cancellate) e con le tabelle Excel (zeppe di errori). Secondo il mio parere, quando si farà una analisi completa di quanto è successo in Veneto durante questa prima parte del 2020, sia al prof. Crisanti che al governatore Zaia verranno riconosciute le giuste dosi di merito. Quando due persone dotate di grande capacità di leadership collaborano è quasi inevitabile che possano scoccare scintille. Sarebbe un vero peccato se questa storia di successo fosse messa in crisi da incomprensioni e scontri personalistici. E se poi qualche burocrate, dopo aver tentato di sabotare le iniziative del prof. Crisanti, prova a salire sul carro del vincitore, pazienza. Tanto lo sappiamo tutti come è andata la storia vera.
Nella vicina Lombardia di “padri della vittoria” non se ne vedono molti. Il governatore Fontana ogni tanto dichiara di “aver combattuto l’epidemia meglio di qualsiasi altro governatore”, ma se lo guardate in faccia mentre fa queste dichiarazioni si capisce chiaramente che il primo a non crederci è proprio lui. Il tutto è stato brillantemente riassunto dal mitico Maurizio Crozza in una scenetta che potete trovare qui:
Per quanto riguarda il Trentino, di “non è colpa mia” e “non me lo avevano detto” ne abbiamo già sentiti molti. Anche qui purtroppo di vittorie da spartirsi non se ne sono viste.
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