martedì 12 maggio 2020

La Fase 2 degli altri: cosa succede in Germania?

Durante questi ultimi giorni sono apparsi, anche nella stampa italiana, numerosi articoli che parlano di una possibile ripresa dell'epidemia in Germania. Le stime sull'indice di trasmissione R che giornalmente vengono rilasciate dal Robert Koch Institut (RKI), mostrano - durante gli ultimi tre giorni - valori medi di R superiori ad uno. Sono state avanzate varie ipotesi per spiegare questo andamento, dall'esistenza di specifici focolai tra alcune catagorie di lavoratori, ad un eccessivo allentamento delle misure di protezione attivate per le persone più anziane e fragili. Si tratta di un segnale di allarme da trattare con la necessaria attenzione, ma al momento non c'è ancora alcuna evidenza di una ripresa dell'epidemia simile a quella registrata un paio di mesi fa.

Qui di seguito vi propongo una piccola analisi dell'andamento recente dellìepidemia in Germania, basata sulle stime di R fatte da RKI, cercando anche di vedere quali siano le differenze che esistono tra la situazione tedesca e quella italiana. In termini di numeri assoluti, Italia e Germania mostrano valori non troppo diversi. La pandemia di Covid-19 è arrivata in Germania (più precisamente in Baviera) già nel mese di gennaio. Sulla base delle analisi genetiche sembra che il focolaio bavarese abbia contribuito a diffondere l'epidemia nel Nord Italia anche se apparentemente a inizio febbraio sembrava completaente isolato e spento. L'epidemia ha ripreso vigore in Germania con una settimana circa di ritardo rispetto al Lombardo-Veneto italiano e, ad oggi, si contano circa 170.000 casi complessivi. Va detto che la Germania ha adottato fin da subito una politica di somministrazione dei tamponi molto attiva e possiede un Sistema sanitario molto robusto in cui non si è mai verificata alcuna carenza di posti di ricovero in terapia intensiva. Durante questi mesi la Germania ha accolto nei suoi reparti di terapia intensiva molte decine di pazienti provenienti dall'Italia (principalmente dalla Lombardia) anche se politicamente in Italia si è preferito dare molto più risalto alle operazioni propagandistiche messe in atto da Russia e Cina.
 
La maggiore disponibilità di posti di terapia intensiva e di dispositivi di protezione individuale, una miglior protezione delle persone più anziane e fragili oltre all'uso più esteso dei tamponi possono spiegare la macroscopica differenza di letalità fatta registrare tra Germania e Italia: 4,4% in Germania, contro una valore del 18,4% in Lombardia, ed una media del resto d'Italia (Lombardia esclusa) pari a circa il 10,7%. Anche in Germania è stata osservata una dffusione disomogenea del virus, ma non c'è stata una "Lombardia tedesca". Proprio per questo motivo il Robert Koch Institut ha sempre presentato una stima dell'indice di trasmissione R aggregata su base nazionale, senza tentare di "spacchettare" il dato su base regionale come si è cercato di fare in Italia (a mio avviso con modesti risultati a causa del numero ridotto di casi considerati). Lavorare su numeri abbastanza grandi è il requisito principe per dare significato ad una qualsiasi analisi statistica.

Nel grafico che segue mostro l'andamento dell'indice R comunicato da RKI nel corso dell'ultimo mese. Le barre d'errore verticali sono quelle associate alle stime fatte quotidianamente e, come si può vedere, sono piuttosto importanti.
Indice di trasmissione stimato in Germania. Fonte: Robert Koch Institut

La linea tratteggiata rossa mostra in figura mostra il valore di soglia oltre il quale si può innescare una crescita esponenziale dell'epidemia. Va segnalato inoltre che da circa metà aprile RKI ha modificato il metodo di stima dell'indice, adottando per le stime più recenti un metodo di "nowcasting" che è una metodologia originariamente sviluppata per fare previsioni meteo a breve termine. Il nuovo metodo permette di fornire stime con il minimo ritardo possibile (circa 4 giorni) rispetto all'effettivo andamento dei contagi (per confronto ricordo che le stime rilasciate in Italia fanno riferimento alla situazione che c'era circa due settimane prima). 

Osservando il grafico, vediamo che al netto della banda d'errore particolarmente significativa, l'andamento dell'indice R in Germania mostra nel corso degli utimi 3-4 giorni una crescita che lo ha portato a superare sia pure di poco la soglia rossa. La crescita rispetto allo scorso 6 maggio è stata particolarmente significativa, ma è ancora troppo presto per poter dire se siamo di fronte ad un picco destinato ad essere riassorbito rapidamente come sembra suggerire l'andamento di oggi 12 maggio,  piuttosto che ad una vero e proprio segnale di ripresa dell'epidemia. Certamente come raccomanda RKI è necessario che le Autorità politiche e sanitarie tedesche prestino la massima attenzione e prendano, ove necessario, tutti i necessari provvedimenti.

Ricordo che tra gli indicatori utilizzati in Germania per monitorare la diffusione del virus c'è il parametro del massimo di 50 nuovi casi rilevati nel corso di una settimana per ogni 100.000 abitanti (parliamo di tutti i nuovi casi rilevati, indipendentemente dalla data di insorgenza dei primi sintomi, asintomatici inclusi naturalmente!). Questo semplice parametro, associato ad un vasto utilizzo dei tamponi, permette di agire su una scala territoriale ridotta ed è uno strumento efficace per monitorare la situazione a livello locale. Qui sotto riporto la mappa aggiornata ad oggi elaborata da RKI dove sono mostrate le zone attualmente più critiche all'interno del territorio tedesco:


Per confronto, in Trentino durante la settimana che va dal 6 al 12 maggio compreso abbiamo registrato circa 47,4 nuovi casi per ogni 100.000 abitanti, vicinissimi al limite della "zona rossa" secondo gli standard tedeschi!

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