L’argomento è oggetto di vivaci discussioni tra gli esperti di diversi settori: clinici, virologi ed epidemiologi hanno avviato un acceso dibattito che talvolta può disorientare i “non addetti ai lavori”. La domanda è molto importante perché, a seconda della risposta, cambieranno drasticamente gli scenari che abbiamo davanti a noi ed, in particolare, quanto potrà accadere con l’arrivo della stagione autunnale, anche in assenza di un vaccino.
Come ben sapete io non appartengo alla categoria degli esperti e quindi non mi lancio in previsioni più o meno azzardate. In questo post ho cercato di raccogliere i diversi elementi di valutazione che sono alla base della discussione. Poi ciascuno potrà trarne le conseguenze che riterrà più logiche.
- Il Covid-19, come tutti i virus, è soggetto a mutazioni casuali che ne possono cambiare le caratteristiche. Non è detto che tutte le mutazioni vadano nella direzione di renderlo meno pericoloso per l’uomo. Tuttavia, da un punto di vista puramente evoluzionistico ci aspettiamo che – prima o poi – abbiano il sopravvento le mutazioni “buone” quelle cioè che producono danni minori al portatore del virus. Ricordiamo che i virus hanno bisogno di un portatore per riprodursi (per il Covid-19 il pipistrello prima, gli esseri umani oggi). Nella comunità scientifica c’è ampio consenso sul fatto che anche il Covid-19 potrebbe diventare meno aggressivo e convivere con tutti noi senza fare troppi danni, così come fanno i virus del comune raffreddore che sono suoi parenti stretti. Nessuno però, almeno fino ad oggi, è stato in grado di dimostrare (sulla base di indagini biologiche) che tali mutazioni siano già avvenute, né tanto meno garantirci che avverranno ed eventualmente dirci entro quanto tempo potrebbero accadere. In altre parole, al momento non c’è ancora alcuna evidenza di una mutazione del Covid-19 che lo abbia reso meno aggressivo.
- I medici che seguono i malati di Covid-19 negli ospedali sono concordi nell’affermare che i pazienti ricoverati nelle ultime settimane presentano quadri clinici mediamente molto meno preoccupanti rispetto ai pazienti che venivano curati all’inizio dell’epidemia. Questo fatto è molto positivo e potrebbe rappresentare una evidenza empirica di una minore pericolosità del virus. Tuttavia non possimo scartare a priori altre possibili spiegazioni.
- Una prima banale considerazione è di natura puramente statistica. Nella fase acuta dell’epidemia venivano lasciate a casa anche persone con sintomi medio-gravi. Molti pazienti sono arrivati in ospedale troppo tardi, quando il loro quadro clinico era sostanzialmente compromesso. I casi delle persone ricoverate oggi sono mediamente meno gravi perché ci sono molto meno contagiati e quindi vengono ricoverate anche persone che due mesi fa sarebbero state lasciate a casa, magari senza neppure fare loro il tampone.
- Una seconda considerazione fatta dagli epidemiologi riguarda quello che gli inglesi chiamano "harvesting" (effetto raccolta, mietitura). La fase iniziale dell'epidemia ha mietuto vittime massicciamente tra la fascia più debole della popolazione (grandi anziani con patologie pregresse plurime) causando un gran numero di casi di elevata gravità e di decessi. In questo momento saremmo in una fase per così dire di pausa, in attesa di un nuova tragica "raccolta". Infatti, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e dell'insorgenza di nuove patologie si riformerà tra breve una nuova "generazione" di persone particolarmente fragili, vittime preferenziali di una eventuale recrudescenza dell'epidemia. Situazioni di questo tipo sono accadute certamente all'interno delle RSA e potrebbero ripetersi già dal prossimo autunno.
- Finalmente tutti hanno capito l’importanza di una organizzazione di medicina territoriale che segua, anche con adeguati trattamenti farmacologici, tutti i contagiati, anche quelli in isolamento domiciliare. Coloro che dovessero aggravarsi richiedendo un successivo ricovero ospedaliero, trarranno comunque vantaggio sia dalle cure ricevute prima del ricovero, che – come detto sopra – dal ricovero tempestivo.
- Nel periodo della fase critica dell’epidemia proprio il personale sanitario è stata la “cavia” di un terribile esperimento in cui si è dimostrato come una sovra esposizione al virus possa provocare conseguenze molto gravi, in molti casi letali, anche in persone non anziane e in normali condizioni di salute. La quantità di virus a cui viene esposta una persona durante il contagio è un parametro importante che deve essere considerato nelle nostre analisi. Misure come il distanziamento tra persone e l’uso delle mascherine hanno contribuito senz’altro a ridurre l’esposizione al virus. Ci sono stati molto meno contagi e le poche persone che sono state contagiate più recentemente potrebbero essere state esposte a quantità di virus mediamente minori rispetto a quanto avveniva a febbraio-marzo.
- La stagione estiva potrebbe aiutarci a rendere temporaneamente la situazione meno grave. Non sarebbe tanto una questione di temperature, quanto di maggiore insolazione con il conseguente aumento di radiazione ultravioletta che è in grado di neutralizzare il virus molto rapidamente. Anche questo può contribuire a ridurre i contagi o comunque la quantità di virus a cui vengono esposti gli eventuali contagiati.
Come vedete il puzzle è abbastanza complicato e molti fattori possono essere invocati per spiegare l’evidenza empirica che – fortunatamente – viene segnalata dai medici ospedalieri. In attesa di capire meglio cosa stia succedendo credo che un po' di prudenza sia ancora necessaria. Intanto godiamoci l’estate ed il sole (ma non dimentichiamo di mettere la crema antisolare!)
Per approfondimenti:
Coloro che si sono stufati delle argomentazioni un po' noiose e talvolta discordanti degli scienziati e sono interessati ad un giudizio più tranchant possono andarsi a rivedere le dichiarazioni sull'argomento rilasciate dal governatore Zaia. Quelli che volessero approfondire gli aspetti matematico-statistici della questione potrebbero chiedere un parere originale al lombardo assessore Gallera. Per noi trentini, temo che sarebbe una perdita di tempo chiedere cosa ne pensi l’assessora Segnana perché sono quasi certo che risponderebbe: “Il virus è cambiato? Nessuno me l’ha detto e comunque non è colpa mia!”.
“Il virus è cambiato? Nessuno me l’ha detto e comunque non è colpa mia!”.
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