domenica 31 maggio 2020

Le task force degli altri: il caso inglese

In occasione della pandemia di Covid-19 numerosi Paesi hanno costituito comitati tecnico-scientifici incaricati di consigliare Governo e Parlamento sulle strategie da adottare per gestire l'emergenza.  In Italia abbiamo avuto una vera esplosione di comitati, denominati "Task Force", pensando che il nome inglese fosse sinonimo di serietà ed importanza. Leggendo un articolo apparso oggi su The Guardian ho avuto modo di approfondire la realtà inglese, che è molto diversa da quella italiana. Tanto per cominciare, in UK l'organizzazione di comitati per la gestione di emergenze non è una novità, ma è una abitudine consolidata ed istituzionalizzata. Non la chiamano Task Force, ma più propriamente Scientific Advisory Group for Emergencies che, come acronimo fa SAGE (saggio in italiano). Il comitato fu costituito la prima volta nel 2009 in occasione dell'epidemia di influenza suina ed è stato ricostituito varie volte in occasione di emergenze di diverso tipo, non solo sanitario. Il comitato si avvale a sua volta di sotto-comitati tecnici che raccolgono esperti di settori specifici. Maggiori dettagli sul comitato SAGE nominato per affrontare la pandemia di Covid-19 li potete  trovate qui. Ad esempio, vi segnalo la sezione in cui il comitato discute della stima dell'indice di trasmissione del contagio R. In Gran Bretagna come in Germania l'indice R viene stimato per l'intera Nazione e non per le singole regioni. Solo in Italia, per quanto mi risulta, ci siamo cacciati in questa follia degli R regionali, tanto amata dai nostri politici che tuttavia talvolta non ne capiscono il significato.

Citavo all'inizio un articolo di The Guardian che contiene un'intervista al prof. Karl Friston, neuroscienziato che fa parte di un altro comitato, il cosiddetto "Independent SAGE". Independent SAGE è un comitato non-governativo costituito da scienziati che si sono auto-organizzati per studiare l'andamento dell'epidemia e offrire a tutta l'opinione pubblica le loro previsioni e proposte. In altre parole, una sorta di alternativa al SAGE governativo, fatta da scienziati di grande livello che operano su base volontaria ed in modo indipendente. Molto British direi. L'articolo apparso su The Guardian parla in particolare di un metodo di modellazione matematica dell'epidemia che non è basato sui modelli epidemiologici tradizionali di tipo SEIR. Questi modelli suddividono la popolazione tra quattro diversi stati  (susceptible,  exposed, infected recovered) e sulla base di un sistema di equazioni calcolano la variazione temporale delle diverse frazioni. L'approccio proposto dal prof. Friston trae ispirazione dalle idee del grande fisico Richard Feynman ed è stato applicato a diverse discipline tra cui le neuroscienze. Il modello viene chiamato Dynamic Causal Modelling (DCM). L'applicazione di questo modello all'epidemia di Covid-19 è descritta in un articolo che al momento è ancora in attesa di ricevere il giudizio dei referee.  Mi sembra interessante che SAGE e Independent SAGE operino con rigore e trasparenza offrendo ai cittadini britannici l'opportunità di conoscere nel dettaglio i risultati dei loro studi e le argomentazioni che li supportano. Di fronte alle magre figure rimediate da tante Task Force italiche, mi viene un po' di tristezza.

2 commenti:

  1. Accedendo tramite il link presente nel suo messaggio ho trovato molto efficace come il governo inglese comunica al pubblico l’informazione relativa ad R.
    Innanzitutto preliminarmente viene spiegato cosa è R , quali sono le limitazioni, come viene stimato e che fa la stima.
    Un opportuno link rimanda ad una sezione dove non compare un valore puntuale ma un intervallo di valori min-max pari a 0,7 – 0,9 per l’intera nazione ( al 29 maggio 2020) .
    Da rilevare anche la scelta del font grassetto a corpo 72 che fornisce una sensazione di energia nel contrasto alla pandemia e di trasparenza.
    La presenza di un’ unico decimale fa intendere che c’è stata anche una valutazione che va al di là del calcolo di R fatto dagli elaboratori.

    Per concludere una domanda: ma non doveva essere l’Intelligenza Artificiale lo strumento più moderno ed efficace per fare al giorno d’oggi previsioni sull’evoluzione dei fenomeni?
    Dobbiamo rifugiarci ancora nella vecchia amata matematica o nella fisica classica?
    Grazie e complimenti per la qualità del blog.

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  2. Un altro aspetto che io trovo interessante è legato al fatto che la stima di R in UK è affidata a diversi gruppi di ricercatori che utilizzano metodologie differenti. Settimanalmente il comitato esamina le stime prodotte dai diversi gruppi e le sintetizza con il parametro che viene poi pubblicato. Insomma dietro c'è un grande lavoro e questo aiuta ad evitare interpretazioni effimere dei dati.
    Quanto all'utilizzo dell'IA non sono un esperto dell'argomento. Io sono abbastanza vecchio da avere imparato la vecchia fisica e la matematica quando ancora i calcolatori erano merce rara (anche se li usavo fin dalla mia tesi, mezzo secolo fa). Quindi qualunque mio giudizio sull'IA sarebbe di parte.

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