giovedì 16 settembre 2021

Aggiornamento da Israele: la terza dose riduce drasticamente i casi gravi tra gli anziani

Gli ultimi dati provenienti da Israele confermano che la terza dose vaccinale (ormai somministrata a quasi 3 milioni di cittadini israeliani) riduce drasticamente la probabilità di finire in ospedale in condizioni definite come "gravi". 

Stato attuale della campagna vaccinale in Israele. Si noti la forte presenza, anche nelle classi d'età più avanzata, di cittadini che rifiutano il vaccino, soprattutto per motivazioni di carattere religioso (ebrei ultra-ortodossi) o per la diffidenza nei confronti delle Autorità politiche israeliane (cittadini israeliani di origine araba)

Ricordo che, secondo la definizione usata in Israele, la categoria dei casi "gravi" va ben oltre quei casi che prevedono il ricovero in terapia intensiva. Tipicamente meno di 1/3 dei pazienti classificati come "gravi" sono collegati al respiratore e meno della metà di loro versa in condizioni definibili come "critiche".

Secondo uno studio non ancora pubblicato, ma i cui risultati principali sono stati anticipati dai quotidiani israeliani, l'aumento di anticorpi neutralizzanti indotto dalla terza dose vaccinale (parliamo ovviamente del vaccino Pfizer-BioNTech che è l'unico utilizzato in Israele) sarebbe mediamente superiore per circa un ordine di grandezza (un fattore 10) rispetto a quello indotto dalla seconda dose.

Ovviamente è ancora troppo presto per poter azzardare qualsiasi ipotesi sulla durata nel tempo della protezione aggiuntiva indotta dalla terza dose. Qualcuno ritiene che potrebbe essere più duratura rispetto alla vaccinazione originale (che inizia a decadere sensibilmente dopo 6-9 mesi), ma - al momento - si tratta solo di congetture, tutte da verificare.

Mentre autorevoli scienziati (anche in Israele) criticano fortemente l'idea di sottoporre alla terza dose vaccinale tutta la popolazione e ritengono che il richiamo dovrebbe essere somministrato esclusivamente alle persone più anziane e fragili, i dati provenienti dagli ospedali israeliani dimostrano che, almeno nel breve periodo, la terza dose è stata determinante per proteggere i cittadini con 60 o più anni rispetto ai contagi "gravi":

Cittadini israeliani con 60 o più anni ricoverati nei reparti Covid in condizioni giudicate "gravi". Si noti che la scala del grafico è semi-logaritmica. I dati sono normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti e sono disaggregati in base alla condizione vaccinale dei cittadini

In estrema sintesi, attualmente la probabilità di finire in ospedale in condizioni "gravi" per un cittadino israeliano con 60 o più anni che abbia ricevuto la terza dose vaccinale è solo 1/37 rispetto ad un coetaneo non vaccinato. Per chi ha fatto solo la vaccinazione, ma non ha ancora ricevuto il richiamo, la probabilità di finire in ospedale in condizioni "gravi" è circa  9 volte superiore rispetto a chi ha ricevuto la terza dose.

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