giovedì 30 settembre 2021

Per la prima volta dall'inizio della pandemia aumenta la mobilità delle persone e scendono i contagi

Quando, oltre un anno e mezzo fa, l'Italia si trovò ad affrontare l'inaspettata ondata pandemica, tutti noi scoprimmo il significato della parola lockdown, ovvero la combinazione di chiusure e di limitazioni alla libertà di spostamento delle persone che - soprattutto nella drammatica primavera 2020 - furono l'unico strumento a disposizione delle Autorità sanitarie per cercare di limitare la circolazione del virus. Qualcuno, alla fine di marzo 2020, si illudeva che sarebbero bastate poche settimane di lockdown per mettere la parola fine alla pandemia. In effetti, con il senno di poi, è chiaro che le cose erano molto più complicate.

Anche se nei mesi successivi non sono più stati applicati rigidi lockdown come quello che avevamo sperimentato nella primavera 2020, le limitazioni alla mobilità dei cittadini sono state mantenute per lungo tempo. Oggi rimangono ancora alcuni divieti per specifiche attività (ad esempio le discoteche), ma ormai si sta discutendo di rimuovere tutti i (pochi) vincoli ancora esistenti.

Se andiamo a  "misurare" il livello di mobilità degli italiani possiamo facilmente verificare che siamo ormai tornati a livelli molto alti, i più alti registrati dall'inizio della pandemia. Per capirlo, basta vedere, ad esempio, i dati elaborati e resi disponibili da Apple. L'andamento della mobilità degli italiani è mostrato (tramite una linea grigia) nel grafico seguente che è tratto dal sito di Sergio Sestili, fisico ed esperto di divulgazione scientifica, che è anche l'Autore di uno specifico studio dedicato alla correlazione tra contagi e mobilità.

Andamento della mobilità degli italiani (linea grigia) confrontato con quello degli indici Rt e CovIndex (linee bianca e gialla, praticamente sovrapposte)
 

Il dato della mobilità è confrontato con quello dell'indice Rt e con il cosiddetto CovIndex, un indicatore elaborato da Sergio Sestili che sostanzialmente ricalca i valori dell'indice Rt, ma ha il vantaggio di essere disponibile praticamente "in tempo reale" e di non richiedere 2 settimane di tempo prima di poter essere stimato, così come succede per l'indice Rt.

Si nota il crollo della mobilità a causa del primo lockdown, la parziale ripresa nei mesi estivi del 2020, seguita da una diffusa riduzione tra il mese di ottobre 2020 fino al maggio 2021 a causa della introduzione delle zone giallo-arancio-rosse.

Osservando i dati complessivi si vede che, almeno fino al mese di luglio 2021, la curva grigia (mobilità) e quella gialla (Rt) seguivano andamenti abbastanza simili. Un aumento della mobilità portava in generale ad un aumento dell'indice Rt (e naturalmente dei contagi). Nel luglio 2021 questa correlazione si è interrotta.

Durante l'estate appena trascorsa, la mobilità degli italiani è cresciuta progressivamente. L'arrivo della variante Delta ha determinato un temporaneo aumento dei contagi e - con essi - dell'indice Rt (e del suo equivalente CovIndex), ma - pur in assenza di chiusure di massa - non c'è stata la temuta forte ondata pandemica. 

Già nel mese di luglio, l'indice Rt ha raggiunto il suo valore massimo e durante il mese di settembre è sceso sotto quota 1. In altre parole, i contagi attualmente stanno calando così come sta succedendo per i ricoveri in ospedale. Tutto questo è avvenuto mentre la mobilità degli italiani si è assestata su livelli molto elevati, mai visti nel corso della pandemia.

Oggi non abbiamo certamente a che fare con un virus "clinicamente morto" perché il SARS-CoV-2, nella sua variante Delta, è estremamente contagioso, come ben sanno tanti non vaccinati che finiscono in ospedale, talvolta rischiando anche la vita. Il fatto che la situazione sia sotto controllo è dovuto senz'altro all'alto livello di vaccinazione che è stato raggiunto in Italia. Questo ci consente di limitare i danni, pur mantenendo un elevato livello di mobilità, a cui corrisponde un tasso di crescita economica che l'Italia non vedeva da decenni.

Tutto bene dunque? La risposta non può che essere improntata alla consueta prudenza. Il fatto che esista ancora una consistente fascia di cittadini che rifiutano il vaccino espone fatalmente a rischio tutti gli altri, specialmente le persone più anziane e fragili. Per loro è partita la somministrazione della terza dose vaccinale in modo da prevenire la possibile perdita di efficacia del vaccino dopo che siano passati 6-9 mesi dalla data di somministrazione. 

Forse chi rifiuta il vaccino dovrebbe pensare all'impatto devastante provocato dalla variante Delta in India e, più recentemente, nei  Paesi europei a basso tasso di vaccinazione come, ad esempio, la Bulgaria. Poi ognuno - per carità - è libero di decidere come vuole, ma non chieda - per favore - la "libertà" di infettare gli altri.


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