martedì 7 settembre 2021

I dati norvegesi sul livello di protezione offerto dai vaccini

Per una volta, non ci occupiamo dei soliti dati israeliani, ma andiamo a vedere cosa è successo in un Paese del "profondo nord", la Norvegia. Recentemente è stata pubblicata un'indagine sul grado di protezione offerto dai vaccini rispetto al contagio sintomatico, separando i valori riscontrati con la variante Alpha rispetto a quelli della variante Delta che, anche in Norvegia, ha sostituito il precedente ceppo pandemico intorno alla metà del 2021.

Complessivamente lo studio norvegese ha coperto il periodo compreso tra il 15 Aprile ed il 15 Agosto 2021. La campagna di vaccinazione norvegese è partita a fine 2020 in coincidenza con quella degli altri Paesi europei ed ha riguardato inizialmente le persone più anziane e fragili, estendendosi successivamente al resto della popolazione. La Norvegia ha usato per oltre il 90% dei vaccinati un prodotto ad mRNA. Solo lo 0,1% dei vaccinati ha ricevuto due dosi di AstraZeneca ed il 4% ha ricevuto una prima dose di AstraZeneca seguita da una seconda dose costituita da un vaccino ad mRNA.

I risultati mostrano che la doppia dose vaccinale ha garantito una copertura dell'84,4% (intervallo di confidenza al 95% pari a 81,8 - 86,5) rispetto alle infezioni sintomatiche provocate dalla variante Alpha. La copertura è scesa al 64,6% (intervallo di confidenza 60,6 - 68.2) nel caso della variante Delta. I valori riportati sono quelli aggiustati per tenere conto della distribuzione di età, genere, etnia, luogo di residenza e presenza di eventuali co-morbilità. Lo studio conferma anche la scarsa protezione - soprattutto nei confronti della variante Delta - offerta da una singola dose vaccinale.

Notiamo che i valori del livello di protezione rispetto alla variante Delta sono stati ottenuti nei mesi più recenti e quindi potrebbero dipendere anche da un certo calo dell'efficacia vaccinale dovuto al passare del tempo rispetto al momento della somministrazione del vaccino. Parliamo comunque di un grado di copertura ancora abbastanza alto, soprattutto se ricordiamo che la stima si riferisce a tutti i contagi sintomatici. Se lo studio avesse considerato solo i casi più gravi, tali da richiedere il ricovero ospedaliero, ci saremmo aspettati un grado di protezione ancora più elevato.

I dati norvegesi (che - lo ricordo - si fermano allo scorso 15 Agosto) non mostrano il netto crollo di efficacia evidenziato a luglio in Israele, ma il fatto potrebbe essere dovuto ai diversi tempi di somministrazione dei vaccini.

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