sabato 25 settembre 2021

Se qualcuno sostiene che i vaccini non servono, mostrategli questi dati

Tra le tante sciocchezze che sentiamo ripetere frequentemente dai no-vax (e dai politici che lisciano loro il pelo) la più assurda si rifà all'affermazione secondo cui "i vaccini non danno una protezione assoluta e quindi servono a poco" con il corollario "se servono a poco, perché farsi vaccinare rischiando che ti inoculino qualche misterioso chip che ti comanderà il cervello oppure che ti capitino terribili e indefiniti futuri effetti avversi?".

Alcune delle persone che fanno questo tipo di affermazioni sono assolutamente irrecuperabili perché sono guidate da una sorta di furore ideologico ed altre sono in perfetta malafede (strizzano l'occhio ai no-vax, ma si sono fatti vaccinare). Per quelli - pochi o tanti che siano - che hanno ancora un pizzico di sale in zucca, potrebbe essere utile leggere questo post.

Qui di seguito vi presento una rielaborazione grafica dei dati su contagi, ricoveri e decessi in funzione dello stato vaccinale della popolazione italiana, pubblicati ieri dall'Istituto Superiore di Sanità. L'analisi è simile a quella fatta alcune settimane fa. Ho ripetuto l'esercizio per vedere se, con il passare del tempo, ci fosse una qualche evidenza di un calo dell'efficacia dei vaccini, soprattutto per la parte più anziana della popolazione. I dati di partenza sono quelli mostrati nella tabella seguente:

Dati relativi a vaccinazioni, contagi, ricoveri e decessi Covid in Italia pubblicati da ISS il 24 settembre 2021

Complessivamente, nei 30 giorni presi in considerazione, ci sono stati 877 decessi tra persone non vaccinate, 509 tra le persone completamente vaccinate e 57 decessi tra coloro che avevano ricevuto solo la prima dose. Se restringiamo la nostra attenzione alla categoria più a rischio - ovvero coloro che avevano almeno 80 anni d'età - troviamo 364 decessi tra le persone completamente vaccinate e 338 decessi tra quelle non vaccinate. Apparentemente i numeri sono abbastanza simili e qualche tifoso no-vax potrebbe essere tentato di concludere che il vaccino non serve a nulla (come puntualmente succede quando le cronache riportano di qualche anziano vaccinato morto di Covid-19). 

Dobbiamo però ricordare che la platea dei non vaccinati con almeno 80 anni di età comprendeva solo 283.500 persone, mentre i loro coetanei completamente vaccinati erano ben 4.562.910. I numeri complessivi dei decessi erano più o meno gli stessi per ambedue le categorie, ma la probabilità di morire di Covid-19 è stata 13,7 volte più alta per i non vaccinati

Vediamo ora una analisi più dettagliata. Non mi dilungo nella descrizione della metodologia seguita perché è la stessa utilizzata in precedenti post. Partiamo dal livello di protezione rispetto ai contagi:

Andamento dei contagi suddiviso per classi d'età e stato vaccinale. I dati sono normalizzati rispetto ad un campione di 100 mila abitanti

A fronte di una media di 263 casi per ogni 100 mila abitanti nell'intero periodo considerato (dal 20 agosto fino al 19 settembre), si nota che il dato relativo ai vaccinati (barre blu) è di poco superiore ai 100 casi per 100 mila abitanti, mentre quello per i non vaccinati è 5-6 volte superiore. Quindi una prima risposta è che - per i vaccinati - la probabilità di contagio è - a parità di altre condizioni - decisamente inferiore rispetto a quella dei non vaccinati.

Ma il discorso non finisce qui perché la vera domanda è: "se una persona vaccinata viene comunque contagiata quale è la probabilità di contrarre una forma grave di Covid-19 che porti al ricovero o, in casi estremi, al decesso?"

Vediamo, in caso di contagio (che lo ricordo è 5-6 volte meno probabile per  i vaccinati) quale sia la probabilità di finire in ospedale o di morire. Ecco i dati:

Ricoveri per ogni 1.000 contagi in funzione dello stato vaccinale e della classe d'età

Ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva per ogni 1.000 contagi in funzione dello stato vaccinale e della classe d'età

Decessi per ogni 1.000 contagi in funzione dello stato vaccinale e della classe d'età

I grafici ci confermano che -  in caso di contagio - i casi gravi che possono portare al ricovero o al decesso sono decisamente superiori per i non vaccinati (barre rosse) rispetto ai vaccinati (barre blu). 

Riassumendo, i vaccinati sono decisamente meno esposti al contagio e, anche in caso di contagio, hanno una minore probabilità di contrarre forme gravi della malattia. Nessun vaccino può garantire una "protezione assoluta", ma i vantaggi sono evidenti.

Se andiamo a confrontare questi dati con quelli di un mese e mezzo fa, notiamo una certa riduzione del livello di protezione del vaccino. Per fare un confronto serio bisognerebbe fare una analisi statistica completa e tenere conto del margine di incertezza dei dati che soprattutto ad inizio agosto - quando i decessi erano veramente pochi - era piuttosto ampio. 

Se vi accontentate di una analisi "sommaria", vediamo come è cambiato il livello di protezione contro i contagi che portano al decesso nel periodo che va da inizio agosto fino ad oggi. Un calo si osserva sia per le persone di età compresa tra 60 e 79 anni (punti verdi) che per le persone con almeno 80 anni (punti rossi). La maggior parte di queste persone ha ricevuto il vaccino prima dell'inizio dell'estate. 

I dati sono calcolati come rapporto tra la probabilità di decesso delle persone completamente vaccinate rispetto ai coetanei non vaccinati. Il calo non è drammatico, ma si vede chiaramente per ambedue le classi d'età:

 

Grado di protezione rispetto ai decessi Covid per le persone  completamente vaccinate, misurato rispetto ai loro coetanei non vaccinati. I punti rossi si riferiscono alla classe d'età maggiore o uguale ad 80 anni, mentre i punti verdi sono quelli della classe d'età compresa tra 60 e 79 anni. I valori sono stati calcolati sulla base dei dati pubblicati settimanalmente dall'ISS. Le date sono quelle dell'ultimo giorno di raccolta dei dati relativi ai contagi (che precede di 5 giorni la pubblicazione dei rapporti ISS). Le linee tratteggiate sono fit lineari senza alcuna pretesa di carattere previsionale

Alla luce di questi numeri, risulta importante considerare la somministrazione della terza dose vaccinale, secondo la procedura che ormai è stata avviata anche in Italia.

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