venerdì 11 febbraio 2022

1, 2, 3, 4: le dosi non finiscono mai?

All'inizio del 2021, quando circolava la variante Alpha, molti sostenevano che una sola dose vaccinale (parliamo ovviamente dei vaccini che di dosi ne prevedevano 2) sarebbe stata sufficiente per garantire una copertura ragionevole alle persone vaccinate. Rimandando la somministrazione della seconda dose, si cercava di utilizzare le poche dosi vaccinali allora disponibili per garantire un certo livello di immunità alla maggior parte di persone possibili.

A metà 2021, con la diffusione della variante Delta, fu chiaro che una sola dose vaccinale offriva una copertura troppo bassa e chi aveva allungato i tempi tra la somministrazione della prima e della seconda dose fu costretto a ritornare rapidamente sui suoi passi.

A fine luglio 2021, Israele - che aveva iniziato a vaccinare la sua popolazione nel dicembre 2020 - mise in evidenza come, passati più di 6 mesi dopo la somministrazione della seconda dose vaccinale, ci fosse un sensibile calo del livello di protezione rispetto alla variante Delta. A inizio Agosto 2021 Israele iniziò la somministrazione su larga scala della terza dose vaccinale (ricordo che Israele ha utilizzato sempre e quasi esclusivamente il vaccino ad mRNA prodotto da Pfizer-BioNTech). 

L'idea di utilizzare un richiamo (booster) fu accolta inizialmente con un certo scetticismo da parte degli altri Paesi che si limitarono - inizialmente - a prevedere la somministrazione della terza dose solo per le persone particolarmente fragili (immunodepresse). 

La progressiva espansione del ceppo virale Delta ha convinto rapidamente tutti i Paesi a seguire la strada tracciata da Israele. Perfino la Gran Bretagna ha messo da parte l'orgoglio "Brexiter", abbandonando l'utilizzo del vaccino anglo-svedese AstraZeneca e utilizzando Pfizer-BioNTech per la somministrazione della terza dose vaccinale.

A fine 2021, con l'arrivo della variante Omicron, tutto il Mondo ha osservato un forte calo nel livello di protezione che i vaccini offrono rispetto a qualsiasi forma di contagio, ma - almeno per chi aveva ricevuto la terza dose vaccinale - il livello di protezione rispetto ai contagi più gravi (quelli che comportano un ricovero o addirittura un decesso) è rimasto ancora elevato.

Israele, anticipando ancora una volta tutti gli altri Paesi, ha deciso di partire con un ulteriore richiamo (quarta dose), ma i risultati non sembrano essere stati particolarmente brillanti. Pur in presenza di un aumento degli anticorpi, i vaccinati con la quarta dose non hanno acquisito un maggiore livello di protezione contro una qualsiasi forma di contagio dovuta alla variante Omicron. Ci potrebbero essere dei miglioramenti rispetto alle forme di contagio più gravi, ma - almeno fino ad oggi - non sono ancora disponibili dati statistici affidabili su cui basare valutazioni di tipo quantitativo.

Israele, dopo aver somministrato la quarta dose vaccinale a poco meno di 700 mila cittadini over-60, ha di fatto rallentato al campagna per la somministrazione della quarta dose. Il Ministero della Salute israeliano attualmente considera come "vaccino valido" quello per il quale l'ultima dose vaccinale è stata inoculata da meno di 6 mesi, mentre per coloro che hanno superato la soglia dei 6 mesi si parla di "vaccino senza validità". La situazione attuale è mostrata nella figura seguente:

Stato vaccinale della popolazione israeliana. Elaborato su dati del Ministero della Salute israeliano

In Europa e negli Stati Uniti l'onda associata alla variante Omicron ha ormai superato il punto di massimo e si avvia a calare abbastanza velocemente. La fortissima circolazione virale della variante Omicron ha di fatto esposto una frazione importante della popolazione ad una sorta di "immunizzazione di massa" che si somma alle vaccinazioni. L'incidenza dei contagi gravi tra coloro che avevano ricevuto le 3 dosi è stata, tutto sommato, limitata e decisamente inferiore rispetto a quella che ha riguardato i non vaccinati.

Rapporto di incidenza - in Italia - per contagi di diversa gravità calcolato tra persone non vaccinate e persone vaccinate con terza dose. Elaborato su dati ISS

Nel frattempo, la sperimentazione dei nuovi vaccini specificamente disegnati per la variante Omicron va avanti, anche se i primi dati disponibili non sembrano essere particolarmente brillanti.

Nessuno, in questo momento, è in grado di fare previsioni affidabili sul futuro della pandemia. Ci sono molte variabili che non siamo in grado di controllare, a cominciare dalla possibile comparsa di nuove varianti in grado di spodestare Omicron come ceppo dominante. Se il futuro di SARS-CoV-2 non si dovesse allontanare troppo dal ceppo Omicron, è probabile che le 3 dosi vaccinali possano continuare a garantire, ancora per molti mesi, una adeguata protezione contro i contagi più gravi

Molti esperti disegnano uno scenario simile a quello delle epidemie influenzali, con un richiamo vaccinale autunnale consigliato soprattutto per le persone più anziane o più esposte a rischio di contagio. Si tratta, vorrei sottolinearlo, di ipotesi ragionevoli, ma non suffragate - almeno fino ad oggi - da solidi dati scientifici.

2 commenti:

  1. Il pasticcio del Piemonte con la quarta dose

    Le vaccinazioni erano iniziate grazie a una presunta autorizzazione, ma si è scoperto che c'era stato un malinteso e sono state interrotte

    Nel primo pomeriggio di venerdì, la Regione Piemonte ha annunciato di aver iniziato a somministrare la quarta dose del vaccino contro il coronavirus alle persone immunodepresse, le prime a ricevere il richiamo: pochi minuti dopo, il ministero ha chiarito che non c’era stata nessuna autorizzazione e la Regione ha dovuto interrompere le vaccinazioni.

    Nei giorni precedenti in alcuni ospedali erano già stati vaccinati per la quarta volta i primi pazienti più fragili. I medici avevano iniziato a somministrare la quarta dose in virtù di un’autorizzazione arrivata dal ministero della Salute, che in realtà era stata male interpretata da alcuni funzionari regionali. «La quarta dose, esclusivamente per gli immunocompromessi, è oggetto di valutazione da parte della nostra comunità scientifica. Solo dopo il pronunciamento di AIFA potrà eventualmente essere autorizzata», ha chiarito il ministero, fermando le vaccinazioni.

    A differenza di altri Paesi, in Italia non è stata autorizzata la somministrazione della quarta dose del vaccino. Giovedì il direttore dell’AIFA, l’agenzia italiana per il farmaco, Nicola Magrini, ha detto che in futuro potrebbe essere somministrato un richiamo «che auspichiamo annuale, ma non sarà una quarta dose».

    https://www.ilpost.it/2022/02/12/quarta-dose-piemonte/

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  2. I lavoratori over 50 dovranno presentare
    il Green Pass “rafforzato”

    Il provvedimento sarà in vigore almeno fino al 15 giugno:
    chi non lo rispetterà rischia multe
    e sarà considerato assente ingiustificato

    Da martedì 15 febbraio le persone che hanno almeno 50 anni saranno tenute a presentare il Green Pass “rafforzato” per andare al lavoro, vale a dire la certificazione che si ottiene tramite vaccinazione contro il coronavirus o guarigione dalla COVID-19.

    Salvo eventuali modifiche l’obbligo sarà valido fino al prossimo 15 giugno e dovrà essere rispettato da tutte le persone che compiranno 50 anni entro tale data, con poche eccezioni. Chi non sarà in regola potrà mantenere il proprio posto di lavoro, ma non avrà diritto alla retribuzione.

    Il provvedimento prevede che le lavoratrici e i lavoratori con più di 50 anni non potranno più accedere al posto di lavoro con il Green Pass “base”, ovvero quello che si ottiene tramite un tampone negativo, che invece continuerà a essere valido per le persone che hanno meno di 50 anni.

    Saranno esentate dall’obbligo le persone che non possono vaccinarsi per validi motivi di salute, attestati dal medico di base o dal medico vaccinatore, e chi è guarito recentemente dalla COVID-19 e dunque deve aspettare un certo periodo di tempo prima della vaccinazione, secondo i protocolli del ministero della Salute (al momento 120 giorni).

    Chi ha almeno 50 anni e si presenterà al lavoro senza Green Pass “rafforzato” sarà soggetto alle stesse sanzioni previste finora per chi non aveva il Green Pass “base”, ovvero una multa dai 600 ai 1.500 euro. Finché non otterranno il Green Pass “rafforzato”, le lavoratrici e i lavoratori over 50 saranno considerati assenti ingiustificati: potranno conservare il proprio posto di lavoro senza conseguenze disciplinari, ma non avranno diritto alla retribuzione.

    La norma decisa dal governo prevede che possa essere sanzionato non solo chi non è vaccinato, MA ANCHE chi non ha completato il ciclo vaccinale secondo i tempi stabiliti: per esempio chi ha fatto la prima dose ma non la seconda, o chi ha fatto le prime due ma poi ha lasciato scadere il Green Pass e non ha fatto la dose di richiamo. I controlli spetteranno al datore di lavoro.

    https://www.ilpost.it/2022/02/14/15-febbraio-obbligo-vaccinale-lavoratori-over-50/

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