Vi segnalo uno studio inglese (ma come si vede dalla lista degli Autori, con un forte contributo di ricercatori italiani all'estero) che investiga i danni che avvengono a livello cardiaco nei malati che hanno contratto forme gravi di Covid-19.
Si stima che poco più del 10% dei pazienti Covid finiti in terapia intensiva soffra di gravi complicanze a livello cardiaco. Il dato è stato ricavato prima dell'arrivo della variante Omicron. Non è chiaro se l'alta incidenza delle complicanze cardiache valga anche per coloro che siano stati infettati dalla variante attualmente dominante: il grande numero di mutazioni presenti nella proteina spike di Omicron potrebbe aver cambiato la situazione.
Lo studio descritto nel lavoro citato ha cercato di capire quali siano i meccanismi che provocano le complicanze cardiache. In particolare, è stato messo in evidenza che i danni a livello cardiaco non sembrano essere dovuti al virus stesso (che ha una scarsa capacità di infettare le cellule cardiache), ma sembrano essere legati alle proteine spike isolate che circolano nel sangue delle persone contagiate.
Una rappresentazione grafica dei meccanismi di interazione della proteina spike a livello cardiaco che sono stati valutati nel lavoro citato |
Lo studio sembra dimostrare che agendo su un particolare recettore della proteina spike presente in alcune cellule cardiache si possono ridurre drasticamente i danni indotti dalle proteine spike.
Al momento si tratta solo di un lavoro fatto in laboratorio e non c'è ancora alcuna evidenza che possa essere traslato a livello terapeutico, ma si tratta comunque di un interessante passo in avanti verso la comprensione di uno degli aspetti più rilevanti della Covid-19.
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