Oggi è stato presentato il Nono Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano, un corposo documento che analizza lo stato del sistema pensionistico in Italia. La situazione è ben nota: con una popolazione in progressivo invecchiamento ed un rapporto sempre più piccolo tra persone che ricevono una pensione e le persone attive (che lavorano e versano contributi), il sistema si sta spostando verso una situazione di progressiva difficoltà. I Governi desiderosi di accaparrarsi i voti degli elettori sono stati spesso "generosi" con la concessione delle pensioni, dimenticando che i disequilibri finanziari ricadranno fatalmente sulle generazioni più giovani, destinate a versare molto e ad incassare poco e tardi.
In questo contesto di debolezza finanziaria strutturale, la pandemia di Covid ha rappresentato un inaspettato sollievo per le casse dell'INPS. I dati relativi ai pagamenti pensionistici relativi al 2020 e soprattutto le stime fatte per gli anni successivi sono un crudele indicatore delle tante vite che la pandemia si è portata via anzitempo.
Forse ricorderete quando, all'inizio della pandemia, alcuni sostenevano che i decessi legati alla Covid-19 fossero in realtà decessi "con Covid" ovvero riguardassero quasi esclusivamente persone molto avanti negli anni che comunque sarebbero decedute da lì a poco a causa di altre patologie.
Non c'è dubbio che le persone molto fragili siano state frequentemente vittime della pandemia (basta ricordare quello che è successo nelle RSA prima dell'arrivo dei vaccini), ma se i decessi Covid avessero anticipato di poche settimane (o mesi) lutti che sarebbero comunque avvenuti a causa di altre patologie preesistenti, il loro impatto sui conti INPS sarebbe stato trascurabile.
Dal punto di vista strettamente ragionieristico (e senza mancare di rispetto alla memoria dei defunti) il parametro chiave che determina l'impatto della pandemia sui conti INPS è l'aspettativa di vita media (stimata in assenza della pandemia) dei pensionati che sono morti di Covid-19.
Le stime fatte nel Rapporto sul Sistema Previdenziale Italiano (da pag.155 in poi) ci forniscono i seguenti risultati:
Nel corso del 2020 l'INPS ha registrato - rispetto alla media degli anni precedenti - un incremento di quasi 100 mila cessazioni di pensione dovute al decesso del titolare. Il loro effetto finanziario si allunga nel tempo. Notiamo che il massimo effetto viene raggiunto nel 2021 e cala molto lentamente negli anni successivi: la stima per il 2027 è circa uguale alla riduzione dei costi registrata nel 2020. A dimostrazione che - mediamente - chi ha perso la vita a causa della pandemia nel 2020 avrebbe avuto ancora un congruo numero di anni davanti a sé.
Complessivamente nel decennio 2020-2029 la riduzione di spesa per le casse dell'INPS viene stimata pari a circa 11,9 miliardi di Euro. Una cifra imponente, ma si tratta comunque di una goccia nel mare rispetto alla spesa INPS annuale per le pensioni che - dato 2020 - ammonta a circa 235 miliardi (importo che sale a circa 275 miliardi se si tiene conto anche dei cosiddetti interventi assistenziali).
I dati per il 2021 non sono ancora noti, ma l'effetto dei vaccini ha certamente ridotto drasticamente gli ulteriori "risparmi" sulle pensioni INPS legati alla pandemia.
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