sabato 19 febbraio 2022

Le reinfezioni con la variante Omicron

L'avvento della variante Omicron, oltre ad un grande aumento del numero assoluto dei contagi, ha determinato anche un consistente incremento della percentuale dei casi di reinfezione. Molte persone hanno contratto la Covid-19 per la seconda volta (e in taluni casi anche per la terza). Il fenomeno era già presente quando circolavano le varianti pre-Omicron, ma con l'arrivo di Omicron il dato è cresciuto in maniera molto significativa:

Si nota come la diffusione della variante Omicron abbia determinato un aumento dall'1% al 3% della frazione di contagi corrispondenti a casi di reinfezione. Tratto dal Bollettino ISS del 16 febbraio

Il dato non è sorprendente perché sappiamo che le mutazioni presenti in Omicron rendono il virus meno sensibile rispetto agli anticorpi sviluppati dalle precedenti varianti virali.

L'Istituto Superiore di Sanità ha condotto un'interessante analisi che ha considerato il rischio relativo (RR) di reinfezione in base ad una serie di parametri (tempo trascorso dal primo contagio, stato vaccinale, età, genere). Il rischio relativo è la probabilità che un soggetto, appartenente ad un gruppo esposto a determinati fattori, sviluppi la malattia, rispetto alla probabilità che un soggetto appartenente ad un gruppo non esposto sviluppi la stessa malattia. Il risultato è mostrato qui di seguito:

Rischio relativo di reinfezione in funzione di diversi parametri (tempo trascorso dal primo contagio, stato vaccinale, genere, età). Viene anche mostrato il rischio relativo per coloro che lavorano nel sistema sanitario. Si noti che la scala orizzontale (rischio relativo) è di tipo logaritmico. Tratto dal Bollettino ISS del 16 febbraio

Analogamente a quanto succede con i vaccini, chi ha contratto una prima volta la Covid-19 vede aumentare il rischio di reinfezione con Omicron dopo che sono passati più di 120 giorni dopo il primo contagio.

Il rischio di reinfezione è decisamente più alto per coloro che non hanno ricevuto neppure una dose di vaccino. In altre parole, la protezione offerta dal contagio con una variante diversa da Omicron non garantisce un livello di protezione apprezzabile. La situazione migliora decisamente se i guariti ricevono almeno una dose di vaccino.

Il rischio di reinfezione è decisamente maggiore per i giovani, mentre tende a ridursi drasticamente sopra i 60 anni. Il dato dipende - molto probabilmente - dal fatto che, statisticamente, le persone giovani tendono a contrarre forme di Covid-19 con sintomi molto blandi. C'è una chiara evidenza sperimentale che i contagi più gravi (decisamente più frequenti tra gli anziani) tendono a lasciare un più alto livello di anticorpi. Questo potrebbe spiegare perché mediamente gli anziani sono meno soggetti a nuove forme di reinfezione.

Vediamo infine che il rischio di reinfezione è più elevato per coloro che svolgono professioni legate alla sanità. Si tratta di un effetto chiaramente legato alla maggiore probabilità di esposizione al virus.

4 commenti:

  1. Gli italiani infettatisi da Cov-Sars-2 sono probabilmente circa la metà della popolazione e quindi comincia ad esserci un effetto di protezione, finché durerà, aggiuntivo a quello, molto più diffuso, dei vaccini.

    Nel "Rapporto (ho tradotto) N. 92, Sintesi Nazionale" del MIS, ISS, CdR, aggiornato al 16/2/2022 si legge, a pag. 3:
    "La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in leggera diminuzione (17% vs 18% la scorsa settimana). È in diminuzione anche la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (31% vs 33%), mentre
    aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (52% vs 48%). L’attuale situazione caratterizzata da elevata incidenza non consente una puntuale mappatura dei contatti dei casi, come evidenziato dalla bassa percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento."

    In altre parole, il virus si sta ancora diffondendo in modo per oltre l'80% incontrollabile e gli asintomatici sono oltre il doppio dei sintomatici (non dissimilmente da quanto registrato 2 anni fa a Vò Euganeo). Quindi, visto che quando il numero dei tamponi era più alto, il tasso di positività non era più basso, almeno negli ultimi 3 mesi, si può supporre che ai 12,5 milioni di infettatisi ufficiali, che sono sia sintomatici che asintomatici, se ne possa aggiungere quasi il doppio fino ad arrivare ben oltre i 30 milioni come numero presumibile di cittadini italiani finora infettatisi, gran parte negli ultimi mesi. La curva sta scendendo, ma con pendenza simile a quella della salita, con un'area sottostante che non sarà molto diversa dalla decina di milioni di infetti registrati ufficialmente nella salita. Non mi sembra azzardato prevedere che fra 2 mesi il virus avrà colpito complessivamente circa il 70% degli italiani, per fortuna con minori conseguenze per chi era vaccinato.

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  2. "Probabile quarta dose per tutti”
    Il Green pass per ora rimane

    Le strategie del Governo
    ALESSANDRO MANTOVANI - 20 FEBBRAIO 2022

    La decisione non è stata presa, i governi dell’Unione europea hanno appena cominciato a discuterne, ma la necessità di un’ulteriore dose di vaccino anti-Covid il prossimo autunno, un altro booster volgarmente detto quarta dose per tutta la popolazione o quasi, è considerata “tra il possibile e il probabile” secondo un autorevole membro dell’esecutivo italiano.

    continua su:

    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/20/probabile-4a-dose-per-tutti-il-green-pass-per-ora-rimane/6500323/

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  3. Andrea Crisanti, professore di microbiologia all’Università di Padova: «Il contagio da Covid è calato grazie al vaccino e non alle restrizioni, che sono le stesse di 4 settimane fa, quando viaggiavamo al ritmo di 250 mila nuovi positivi al giorno e i divieti non avevano impatto sulla pandemia. Come il Green pass, che è servito a far immunizzare le persone ma non a impedire la trasmissione del virus.

    Per questo dico che tenere il certificato verde oggi è una decisione squisitamente politica e non sanitaria, giustificata dalla determinazione del Governo di tenere la linea fino in fondo, dallo choc iniziale delle bare di Bergamo e dal non voler dare la sensazione che tutto sia finito, ma non dalla curva della pandemia».

    Crisanti aggiunge che «ormai tutti quelli che era possibile far vaccinare lo hanno fatto e il restante 5-10% non è convincibile e non penso che un Paese democratico possa marginalizzare a lungo il 10% della popolazione.

    La curva è in discesa perché tanti si sono vaccinati di recente e perciò questo è il miglior momento per riaprire tutto; non capisco la prudenza del Governo, a meno che non vogliamo davvero che si organizzino ristoranti, scuole e palestre no-vax».

    continua su:

    https://www.open.online/2022/02/21/covid-19-crisanti-riaprire-tutto-ora/

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    Risposte
    1. Forse il prof. Andrea Crisanti non si è accorto che i contagi calano, ma - durante gli ultimi 10 giorni - c'è stato un evidente calo della velocità di discesa (come ho evidenziato nel mio ultimo aggiornamento settimanale).

      Il realtà le chiusure sono orami ridotte al minimo. Abbiamo - soprattutto - norme che hanno una valenza psicologica (il green-pass è l'esempio più eclatante) e che di fatto inducono le persone a comportamenti più prudenti e che influiscono in modo particolare sull'atteggiamento delle persone over-50 che sono quelle più a rischio.

      Si tratta di una scelta di natura chiaramente politica.

      Possiamo allentare tutte le misure come sta per fare l'Inghilterra oppure scegliere una via di uscita più progressiva.

      L'importante è spiegare ai cittadini quali sono le implicazioni di queste scelte. In economia si dice che "non ci sono pasti gratis".

      La pandemia non è finita e prima dell'estate avremo ancora un numero consistente di ricoveri e di decessi.

      Una scelta di tipo inglese significa mettere nel conto un numero aggiuntivo più elevato di ricoveri e decessi. Non si può raccontare che questo prezzo da pagare non esista.

      Poi, ripeto, la scelta è politica.

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