Due studiosi italiani (Stefano Mazzucco e Stefano Campostrini) hanno pubblicato su Plos One uno studio che analizza il cambiamento che la pandemia ha indotto sulla cosiddetta "aspettativa di vita alla nascita", un parametro statistico molto utilizzato dai demografi. In pratica, il valore riferito ad un determinato anno viene determinato stimando quanto sarebbe la vita media di una intera generazione se - nel corso dell'intera esistenza - vivesse sempre nelle condizioni (sanitarie, economiche e sociali) dell'anno considerato.
L'arrivo della pandemia di Covid-19 ha determinato, a livello globale, un netto calo dell'aspettativa di vita alla nascita. Passando dal 2019 al 2020, il calo ha raggiunto il livello di 2,16 anni in Russia e di 1,85 anni in USA. Il valore italiano è calato di 1,34 anni, scendendo da 83,2 a 81,8 anni.
In alcuni rari casi, c'è stato un aumento: ad esempio in Nuova Zelanda e a Taiwan, l'aspettativa di vita alla nascita è aumentata di circa 0,8 anni.
La discesa di questo importante indicatore statistico smonta definitivamente la fake news secondo cui la Covid-19 sarebbe solo "una banale influenza" (parliamo del 2020, prima dell'arrivo dei vaccini). L'impatto sulla mortalità generale è stato importante quasi ovunque, anche se ci sono state forti differenze da Paese a Paese. Tali differenze non sono dovute soltanto alla diversa gravità della pandemia registrata a livello locale, ma dipendono fortemente anche dalla struttura demografica e sociale dei diversi Paesi. In generale, i Paesi ad alta densità abitativa, con una struttura demografica molto spostata in avanti con gli anni, hanno registrato - a parità di circolazione virale - riduzioni più significative della aspettativa di vita.
Questo tipo di analisi soffre di un problema ben noto: la difficoltà di disaggregare le diverse cause che possono incidere sulla stima di un indicatore statistico. Ad esempio, i Paesi che - nel corso del 2020 - hanno fortemente limitato la mobilità dei loro cittadini per contrastare la pandemia hanno beneficiato di una riduzione dei decessi dovuti a cause non-Covid (ad esempio, quelli legati agli incidenti stradali) che possono aver compensato, almeno in parte, l'eccesso di mortalità dovuto alla Covid-19.
Il lavoro pubblicato su Plos One riguarda i dati relativi al 2020 e ci vorrà ancora un po' di tempo per avere i dati definitivi relativi al 2021. In una recente intervista, gli Autori hanno anticipato che, sulla base dei dati preliminari fin qui disponibili, sembra che il crollo dell'aspettativa di vita si sia arrestato nel 2021, specialmente nei Paesi più avanti con le vaccinazioni.
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