Un gruppo di ricerca sudafricano ha analizzato la risposta immunitaria indotta dal contagio con la variante Omicron, confrontando i risultati che riguardavano pazienti non vaccinati e pazienti vaccinati (con 2 dosi del vaccino Pfizer-BioNTech o con il monodose Johnson & Johnson). Lo studio riguarda un numero limitato di soggetti ed è disponibile solo come preprint, non ancora sottoposto al giudizio dei referee.
Pur con tutti i limiti legati alla dimensionalità del campione considerato, questo studio è interessante perché ci permette di dare una prima risposta ad alcune domande. In particolare:
- I non vaccinati che contraggono Omicron acquisiscono anche un certo livello di protezione nei confronti degli altri ceppi virali? Ovviamente non possiamo dire nulla di certo su eventuali futuri ceppi virali che potrebbero apparire in futuro, ma possiamo fare un confronto utilizzando i ceppi virali che sono circolati in precedenza.
- La seconda domanda è strettamente legata alla prima: cosa succede a chi si contagia con Omicron pur avendo fatto il vaccino? C'è una differenza tra la risposta anticorpale di queste persone e quella dei non vaccinati?
Potere neutralizzante del plasma di convalescenti dal contagio con Omicron per diversi ceppi virali. A sinistra (figura A) si vede la distribuzione dei dati per i soggetti non vaccinati, mentre al centro (figura B) c’è la distribuzione per i vaccinati. A destra (figura C) i valori medi per i vaccinati (barre nere) ed i non vaccinati (barre bianche). Si noti che le scale verticali sono logaritmiche. Tratto dal lavoro citato precedentemente |
Quello che appare abbastanza evidente è che le persone vaccinate, dopo aver contratto l’infezione dalla variante Omicron, mostrano di possedere un potere neutralizzante elevato non solo per Omicron, ma anche per tutti gli altri ceppi virali considerati. Partendo da questa osservazione, possiamo ragionevolmente dedurre che se si diffondesse un nuovo ceppo virale, diverso rispetto a tutti quelli che lo hanno preceduto, queste persone potrebbero comunque disporre di un certo livello di protezione. In pratica l'infezione con Omicron (che per i vaccinati comporta un rischio decisamente basso di contrarre gravi complicanze) funziona come una sorta di "richiamo vaccinale".
Viceversa, per i non vaccinati che hanno contratto Omicron, vediamo che le difese sono buone rispetto ad Omicron, ma scendono moltissimo quando abbiamo a che fare con i ceppi virali precedenti. In altre parole, l'infezione non è sufficiente per dare una protezione ad "ampio spettro" ed i non vaccinati sono decisamente più esposti al rischio di contagio nel caso in cui Omicron fosse sostituito - come ceppo dominante - da una nuova variante simile a quelle precedenti.
Concludendo, i no-vax che pur di sfuggire all'inoculazione cercano di contagiarsi, oltre a correre rischi decisamente maggiori di contrarre gravi complicanze (anche a lungo termine), acquisiscono comunque una copertura che offre scarse difese rispetto ai ceppi virali diversi da Omicron.
Secondo il professor Mark Woolhouse, dell'Università di Edimburgo, la convinzione che dopo Omicron potrebbero arrivare nuove varianti più miti non è supportata da nessun dato.
RispondiEliminaAl contrario, "Omicon non derivava da Delta, bensì da una parte completamente diversa dell'albero genealogico del virus.
E dal momento che non sappiamo da dove verrà una nuova variante nell'albero genealogico del virus, non possiamo sapere quanto possa essere patogena. Potrebbe esserlo meno ma potrebbe, altrettanto facilmente, esserlo anche di più".
Dello stesso avviso Lawrence Young della Warwick University. "Le persone pensano che ci sia stata un'evoluzione lineare del virus da Alpha a Beta, da Delta a Omicron. Ma non è così. L'idea che le varianti del virus continueranno a diventare più miti è sbagliata. Un nuovo ceppo potrebbe rivelarsi ancora più patogeno della variante Delta, per esempio".
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https://www.fanpage.it/attualita/lallarme-degli-scienziati-inglesi-la-prossima-variante-di-coronavirus-potrebbe-essere-piu-letale/
Studio, 1 dose vaccino sufficiente dopo infezione
RispondiEliminaPer chi ha avuto il Covid-19 vero e proprio basterebbe 1 sola dose del vaccino della Pfizer per raggiungere una protezione equivalente a quella data dalle 2 dosi piene che vengono somministrate alla popolazione generale.
E' la conclusione di uno studio israeliano riportato dai media Usa sulla cosiddetta “immunita' ibrida”. La ricerca ha osservato che non c'era differenza nella protezione contro il Sars-cov2 accordata da due dosi o da una sola dose di Pfizer in chi era gia' stato ammalato di covid. Secondo l'autore principale dello studio, Ronen Arbel, del Clalit Health Services, il vaccino fornisce un ulteriore livello di protezione negli ex malati e allunga la durata dell' immunità, ma “se qualcuno ha già avuto l' infezione, è come se avesse avuto una prima dose di vaccino. A quel punto ci si deve vaccinare. ma una sola volta”.
Commentando il rapporto, Shane Crotty, professore e virologo al Centro per le malattie infettive e i vaccini del La Jolla Institute for Immunology, ha osservato che sarebbe “ragionevole” adottare nuove misure per cui le persone che sono già state colpite da Covid ricevano 1 sola dose di vaccino.
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