Il New England Journal of Medicine (NEJM) ieri ha pubblicato un articolo di un ampio gruppo di ricerca internazionale (Italia, Spagna, Norvegia, Germania) in cui viene presentato il risultato di una analisi genomica volta a individuare la possibile correlazione tra alcune varianti genetiche e la probabilità di contrarre le forme più gravi di patologie respiratorie indotte dal virus SARS-Cov-2. I dati analizzati sono stati raccolti in Italia e Spagna durante la fase più acuta della pandemia ed hanno coinvolto complessivamente 1900 pazienti ospedalizzati per aver contratto la forma più grave di Covid-19, oltre ad un campione di 2300 persone sane utilizzate per controllo. Il lavoro può essere scaricato da questo sito:
Il risultato principale di questo studio è che, dopo l'accurata analisi di una grande mole di dati, sono state individuate due varianti genetiche, ambedue legate al gruppo sanguigno che sono maggiormente presenti nei pazienti con gravi sintomi respiratori. Come sintetizzano gli Autori "We identified a 3p21.31 gene cluster as a genetic susceptibility locus
in patients with Covid-19 with respiratory failure and confirmed a
potential involvement of the ABO blood-group system".
In estrema sintesi, coloro che appartengono al gruppo sanguigno A avrebbero una maggiore probabilità di contrarre le forme più gravi di Covid-19, mentre chi ha il gruppo 0 godrebbe di un certo grado di protezione. Il condizionale è d'obbligo perché, anche se il numero di pazienti osservati è molto ampio, studi di questo tipo mostrano l'esistenza di possibili correlazioni, ma non forniscono spiegazioni sulla loro motivazione.
Si tratta comunque di un risultato importante, frutto di un eccellente lavoro di squadra a livello europeo, che ha fornito dati molto rilevanti sia per quantità che per qualità. Il possibile contributo alla comprensione dei meccanismi con cui il virus attacca l'organismo umano sarà senz'altro oggetto di ulteriori discussioni scientifiche.
In estrema sintesi, coloro che appartengono al gruppo sanguigno A avrebbero una maggiore probabilità di contrarre le forme più gravi di Covid-19, mentre chi ha il gruppo 0 godrebbe di un certo grado di protezione. Il condizionale è d'obbligo perché, anche se il numero di pazienti osservati è molto ampio, studi di questo tipo mostrano l'esistenza di possibili correlazioni, ma non forniscono spiegazioni sulla loro motivazione.
Si tratta comunque di un risultato importante, frutto di un eccellente lavoro di squadra a livello europeo, che ha fornito dati molto rilevanti sia per quantità che per qualità. Il possibile contributo alla comprensione dei meccanismi con cui il virus attacca l'organismo umano sarà senz'altro oggetto di ulteriori discussioni scientifiche.
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