Dopo il caso segnalato pochi giorni fa a Bolzano, la cronaca riporta di un numero crescente di nuovi focolai di diffusione del virus, spesso associati alla presenza di cittadini stranieri. Non sono mancati coloro che rilanciano stucchevoli polemiche sui "migranti che portano il Covid-19", dimenticando che almeno 300.000 italiani si sono infettati a vicenda durante questa epidemia. La situazione che stiamo affrontando è nuova per l'Italia, ma è già stata sperimentata dai Paesi che sono usciti dalla fase acuta dell'epidemia prima dell'Italia (Cina e Corea del Sud per esempio). Situazioni analoghe sono state recentemente segnalate in Germania. Da un punto di vista puramente numerico possiamo fare alcune semplici considerazioni:
- Durante la fase acuta dell'epidemia in Italia (fine marzo) in Italia si registravano circa 4000 nuovi casi di contagio al giorno. I focolai di cui parliamo oggi riguardano al massimo poche decine di persone. A fine marzo sarebbero passati praticamente inosservati.
- A livello mondiale la pandemia di Covid-19 non ha ancora raggiunto il punto di massima diffusione giornaliera (ve lo ricordate il famoso "picco" di cui discutevamo in Italia a fine marzo?). Ad oggi ci sono circa 10 milioni di persone contagiate sparse in tutti i continenti. Anche per chi, come l'Italia, sta uscendo dall'epidemia, il rischio di re-importare il virus dall'estero non è mai stato così alto (molto più alto di quanto non fosse a gennaio quando il virus era sostanzialmente localizzato solo in Cina). Questo problema sarà critico per l'Italia specialmente quando torneranno i turisti stranieri che ancora latitano.
- Se il virus avesse fatto harakiri, come sostengono taluni, tutti questi nuovi focolai non ci sarebbero. La stagione estiva ci aiuta a individuare i nuovi casi perché, in assenza dei tipici mali di stagione invernali, anche le persone che abbiano solo lievi sintomi sono immediatamente sottoposte a tampone. Questa tregua è destinata a finire da ottobre in poi, quando raffreddori e influenze ricominceranno a circolare.
- Rispetto a fine febbraio, i medici hanno imparato a gestire meglio i pazienti Covid-19 e taluni farmaci, ancorché non risolutivi, hanno comunque mostrato una certa efficacia, specialmente nelle forme più acute. Questo ci aiuta senz'altro a ridurre i danni prodotti dal virus e a evitare che i nuovi focolai degenerino.
- La cosa importante da fare è quella di non abbassare la guardia, senza alimentare catastrofismi, ma con la chiara consapevolezza dei rischi. Tutti speriamo ardentemente che SARS-CoV-2 sparisca all'improvviso, ma nessuno può ragionevolmente escludere l'arrivo di una seconda ondata. Dobbiamo evitare di ripetere gli errori fatti a gennaio, quando il virus era già tra noi e nessuno lo cercava. Quindi il controllo dei focolai (piccoli o grandi che siano) deve essere rigoroso.
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