Nature Medicine ha recentemente pubblicato un articolo che riporta uno studio fatto su alcuni pazienti che erano stati ricoverati dell'ospedale universitario cinese di Chongqing dopo aver contratto il virus SARS-CoV-2. L'articolo originale lo potete trovare qui:
Long, Q., Tang, X., Shi, Q. et al. Clinical and immunological assessment of asymptomatic SARS-CoV-2 infections.
Nat Med (2020). DOI 10.1038/s41591-020-0965-6
L'articolo discute, in particolare, di un gruppo di 37 pazienti che erano stati ricoverati pur non manifestando sintomi apparenti, confrontato con un gruppo di analoghe dimensioni di pazienti sintomatici. I pazienti sono stati seguiti per alcune settimane dopo la loro dimissione dall'ospedale per monitore la presenza di anticorpi al SARS-CoV-2.
Notiamo subito che non si tratta di un numero di casi particolarmente numeroso e le conclusioni dell'articolo devono essere quindi trattate con una certa cautela. Tuttavia, se l'ipotesi sostenuta dagli Autori fosse confermata non sarebbe una buona notizia. Sembra infatti che gli anticorpi che rimangono nei pazienti guariti (tornati virologicamente negativi) decadano abbastanza velocemente con il passare del tempo. Per le altre epidemie note da Cornonavirus (SARS-CoV-1 e MERS-CoV) c'era evidenza che la protezione anticorpale durasse per almeno un anno. Per i guariti da Covid-19 il livello di anticorpi sembra scendere sensibilmente entro due o tre mesi. Servono ovviamente altri studi ed, in particolare, non c'è ancora stato il tempo materiale per condurre i cosiddetti studi longitudinali, ovvero di seguire gli stessi pazienti per un adeguato numero di mesi. Tuttavia se i tempi di decadimento fossero così rapidi come ipotizzato dagli Autori, anche la famosa immunità di gregge verrebbe messa in seria discussione. Senza contare le implicazioni sullo sviluppo di un vaccino e - nel breve periodo - l'impatto sulle indagini sierologiche che, se fatte troppo tardi, potrebbero dare risultati poco utili anche solo per capire quale sia stata l'effettiva prevalenza del virus.
Insomma, ancora una volta, SARS-CoV-2 si rivela essere un puzzle difficilissimo da comporre.
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