mercoledì 10 giugno 2020

I contagi dell’OMS

Durante questa pandemia l’OMS ha mostrato tutti i suoi limiti. Il comportamento di questa importante istituzione è stato caratterizzato da scelte tardive e spesso contraddittorie, fortemente condizionate da logiche geo-politiche e da una pesante burocrazia. Spesso l’OMS si è trovata al centro di grandi scontri politici, stretto tra l’influenza cinese e le pressioni americane. Ma anche sulle questioni più semplici, come ad esempio quella relativa all’utilizzo delle mascherine, l’OMS è riuscita a creare una grande confusione sostenendo, inizialmente, che fossero inutili (salvo per chi si trovava a contatto diretto con i malati di Covid-19), posizione successivamente ribaltata raccomandandone l’uso estensivo.

Ieri l’OMS ha generato forte scalpore negando che i cosiddetti asintomatici possano essere fonte di contagio, salvo rivedere la posizione nel giro di poche ore. Non si è ben capito se si sia trattato di una comunicazione mal riuscita, oppure di un tardivo e maldestro tentativo di sminuire i gravi errori di valutazione commessi all’inizio della pandemia. Ma non si tratta di una questione secondaria. Infatti se il contagio provenisse solo da chi mostra sintomi, basterebbe isolare i positivi sintomatici e tutti gli altri (inclusi gli eventuali positivi senza sintomi) potrebbero circolare liberamente, dicendo addio al distanziamento sociale, alle mascherine, al lavaggio quasi ossessivo delle mani e a tutti i disagi che questa epidemia ha causato.

Senza entrare nel merito di questioni di competenza degli esperti virologi, qui di seguito riporto una serie di elementi utili per comprendere meglio la questione del contagio e del possibile ruolo svolto dai cosiddetti asintomatici.

Da un punto di vista puramente meccanicistico, il contagio consiste nel trasferimento di virus da una persona virologicamente positiva (contagiante) ad un contagiando ovvero ad una una persona sensibile (che non possiede anticorpi specifici che la possano difendere dal virus). Affinché il contagio avvenga effettivamente bisogna che sia trasferita una certa quantità di virus. Non sappiamo esattamente quale sia la soglia minima di virus da trasferire per innescare un contagio, ma sappiamo che tale soglia dipende dalle condizioni del ricevente. Tanto più basse sono le difese immunitarie del contagiando, tanto più bassa sarà la quantità di virus sufficiente per generare il contagio.

La questione è resa più complicata dal fatto che, talvolta, le misure di laboratorio confondono virus integri (e quindi in grado di infettare) con frammenti più o meno grandi del virus che, come tali, hanno perso la capacità di infettare. Secondo alcuni Autori questo problema potrebbe spiegare alcuni casi di pazienti che rimangono (o ritornano) virologicamente positivi al Covid-19 anche per mesi, pur avendo risolto completamente i problemi di natura sanitaria. Per evitare fraintendimenti, d'ora in avanti con il termine "virus" intenderò particelle virali integre ed in grado di trasferire il contagio.

Un parametro essenziale da considerare riguarda la cosiddetta carica virale del contagiante (densità di particelle virali all’interno dell’individuo). Maggiore sarà la carica virale, a parità di altre condizioni, maggiore sarà la quantità di virus che il contagiante potrà trasferire agli altri. La prima domanda è: una persona senza sintomi è una persona con carica virale nulla o comunque trascurabile e quindi non contagiosa? La risposta è senz’altro NO! Ci sono persone con forte carica virale che mostrano sintomi solo molti giorni dopo la comparsa del virus, così come ci sono numerose persone che pur avendo una carica virale più o meno grande non manifestano mai sintomi. Quindi il contagio può avvenire molto prima che i sintomi (eventualmente) si manifestino.

Senza contare il caso (semanticamente) ambiguo dei cosiddetti pauci-sintomatici. Il termine viene utilizzato per individuare coloro che dopo il contagio manifestano sintomi lievi. Cosa voglia dire esattamente “lievi” non è chiaro: la classificazione lascia spazio alla valutazione soggettiva del paziente che, in taluni casi, potrebbe sottovalutare i sintomi e non contattare un medico. Anche perché, soprattutto nella stagione fredda, i sintomi del Covid-19 nelle forme meno gravi sono sostanzialmente sovrapponibili con quelli dei cosiddetti “mali di stagione”.

La quantità di virus trasferita dal contagiante al contagiando dipende da una molteplicità di fattori tra comprendono il tempo di contatto e l'efficacia dei diversi meccanismi di trasferimento del virus. A questo proposito, sappiamo che il canale principale (ma non unico) di trasferimento del virus è quello delle vie aeree: le famose "goccioline" (droplets e aerosol) che tutti noi emettiamo anche solo parlando (o ancora di più quando cantiamo). In questo caso la presenza di alcuni sintomi come colpi di tosse o starnuti possono aumentare fortemente, a parità di carica virale del contagiante, il trasferimento del virus. Un altro canale importante (specialmente in ambiente familiare o tra amici) e quello diretto (baci, scambio di bicchieri o di bottiglie da cui si beve "a collo", ecc.). Molto discusso anche se meno efficace il canale indiretto: il contagiando contamina con il virus un oggetto che successivamente il contagiando tocca, portandosi poi le mani alla bocca. Su questo tema c'è stato un fiorire di pubblicazioni talvolta riprese a livello di comunicazione di massa con toni allarmistici. In conclusione, la quantità di virus trasferito e quindi la probabilità di contagio (e secondo molti esperti anche la gravità del contagio) dipende criticamente dall'ambiente in cui si trovano contagiante e contagiando e dall'adozione o meno di precauzioni (uso di mascherine, ventilazione dei locali chiusi, mantenimento di una certa distanza, lavaggio frequente delle mani, ecc.). All’inizio dell'epidemia, complice la stagione invernale e l'assenza di precauzioni, il virus si trovava davanti autostrade aperte. Oggi, grazie alla stagione estiva ed alla diffusa consapevolezza del problema, i meccanismi di diffusione sono stati drasticamente ridotti.

Riassumendo, il problema del contagio da parte di persone virologicamente positive che non manifestino (ancora) sintomi oppure siano completamente asintomatiche (o con lievi sintomi) è un problema complesso. I quattro parametri fondamentali che determinano il processo (carica virale del contagiante, tempo di esposizione, efficacia del meccanismo di trasmissione e condizioni del contagiando) possono essere estremamente variabili e la letteratura scientifica sull’argomento è ancora limitata (vedi referenza alla fine di questo post). Pur in presenza di una grande variabilità della probabilità di contagio, avvalorare l’idea che solo i positivi sintomatici siano contagiosi, oltre ad essere in contraddizione con quanto evidenziato in numerose pubblicazioni scientifiche, rischia di far passare un messaggio estremamente pericoloso. Specialmente quando i positivi asintomatici appartengano a categorie di lavoratori che operano a stretto contatto con persone fragili come nel caso, ad esempio, del personale sanitario o delle RSA.

Per approfondimenti:

D.P. Oran, and E. J. Topol; "Prevalence of Asymptomatic SARS-CoV-2 Infection", Annals of Internal Medicine, 3 June 2020, doi/10.7326/M20-3012 

1 commento:

  1. Una ulteriore sotto classificazione è la classe dei ''pre-sintomatici''.

    Radio 24 - Obiettivo Salute - 10 giugno 2020
    Oms: il caso degli asintomatici

    Il commento del prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" di Milano. Un estratto:

    "veramente a-sintomatici" >>> sono quelle persone che sono infette, cioé che hanno il tampone positivo, ma non mostrano mai sintomi, neanche in seguito;

    ''pre-sintomatici'' >>> quelle persone che sono infette, cioé che hanno il tampone positivo, ma mostrano sintomi solo in seguito; costoro, anche prima di avere i sintomi, possono diffondere il virus perché ne hanno una concentrazione più alta di quelli ''veramente asintomatici"

    https://podcast-radio24.ilsole24ore.com/radio24_audio/2020/200610-obiettivo-salute.mp3

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