mercoledì 3 giugno 2020

La app IMMUNI e la politica in crisi di astinenza

Capisco l'ansia dei politici di riprendersi la scena. Temporaneamente rimossi dal centro dell'attenzione pubblica e sostituiti da ignoti virologi, molti politici devono avere sofferto acute crisi di astinenza. Il tutto combinato con una bella dose di invidia verso i pochi loro colleghi Governatori che invece potevano giornalmente maramaldeggiare al centro di affollate conferenze stampa. Non tutti i Governatori, va detto, hanno saputo sfruttare al meglio questa occasione. Solo Zaia e De Luca hanno saputo raggiungere vette altissime di popolarità e di consenso. Altri hanno dimostrato tutti i loro limiti ed hanno avuto perfomance non particolarmente esaltanti, confrontabili con quelle di un modesto televenditore. Alcuni hanno commesso disastri mediatici e sono diventati le vittime sacrificali del brillante Maurizio Crozza. E per tutti gli altri? Niente, solo una sorta di lockdown mediatico. Ecco allora la brillante idea di rientrare al centro della scena cercando di dare un colore politico ad alcuni farmaci o terapie sperimentate per la cura del Covid-19. Il tutto combinato con una bella dose di complottismo del tipo "la cura ci sarebbe, ma ve la vogliono nascondere". 

Nessuna persona di buon senso quando è veramente malata si chiede quale potrebbe essere il "colore politico" del farmaco che gli viene somministrato. L'unica domanda che tutti si pongono è se il farmaco sia efficace oppure no ed, eventualmente, se ci sia il rischio di pesanti effetti collaterali. Discutere del colore politico di un farmaco è un lusso a cui si possono dedicare solo perditempo in buona salute.

Sull'app IMMUNI sta accadendo una cosa simile. Qualcuno cerca di far passare l'idea che dietro l'app IMMUNI ci sia un complotto internazionale e che la nostra privacy sarà per sempre compromessa. Invece la soluzione tecnica adottata risponde pienamente alle obiezioni in tema di riservatezza che anch'io avevo avanzato quando si incominciò a discutere dei possibili metodi di tracciamento dei contagi. Scaricare IMMUNI nel proprio smartphone non è né di destra, né di sinistra, ma è solo una azione di buon senso e serve a proteggere sia noi che gli altri. Più persone lo faranno e più facile sarà l'inidividuazione di eventuali nuovi focolai epidemici che dovessero apparire nei prossimi mesi, specialmente con il ritorno della stagione fredda. Quanto alla privacy, regaliamo quotidianamente le nostre informazioni più intime ai giganti del web come Google ed ai vari social network. IMMUNI non mette le nostre informazioni personali in un server localizzato chissà dove e controllato da chissà chi e non le vende ad altri come succede abitualmente con molti social network.
Io sono stato tra i 500.000 early birds che hanno già scaricato l'app IMMUNI, anche se in Trentino l'app entrerà in funzione solo dopo la metà del mese. Spero che molti altri lo facciano, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche.

Sull'argomento vi segnalo anche un interessante editoriale di Riccardo Luna dal titolo "La battaglia su IMMUNI e come vincerla".

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