Nel suo consueto rapporto settimanale l'Istituto Superiore di Sanità riporta i dati relativi ai contagi ed ai decessi registrati nel corso dell'ultimo mese suddivisi in base allo stato vaccinale ed alla classe d'età delle persone che hanno contratto la Covid-19. Nello stesso bollettino vengono riportate anche le stime del grado di copertura offerto dalla vaccinazione, ma si tratta - a mio avviso - di dati di scarso significato perché non sono suddivisi in base al tipo di vaccino somministrato e soprattutto sono calcolati tenendo conto degli eventi avvenuti tra lo scorso 4 aprile ed il 26 settembre. Il periodo di tempo considerato è troppo lungo perché ha visto certamente un calo dell'efficacia dei vaccini per chi era stato vaccinato all'inizio del 2021 e, soprattutto, una radicale modifica del ceppo virale dominante, cambiato dalla variante Alpha alla Delta.
Ho già espresso in altri post la mia sorpresa per questo modo grossolano che l'ISS ha adottato per l'analisi dei dati. Non sarebbe difficile fare analisi più accurate, ma evidentemente all'ISS non interessano.
Qui di seguito, riporto l'andamento aggiornato rispetto al livello di protezione per i casi più gravi della malattia, tali da provocare il decesso. Il livello di protezione è stimato rispetto a cittadini appartenenti alla stessa classe d'età non vaccinati. Anche questi dati sono aggregati e non separano i risultati sulla base del tipo di vaccino. Purtroppo i dati disaggregati non sono stati resi noti e dobbiamo accontentarci di quelli disponibili.
Per tutte le classi d'età considerate si vede chiaramente una certa tendenza alla riduzione del livello di protezione in funzione del tempo. Notiamo che per i cittadini di età compresa tra 60 e 79 anni la protezione rispetto ai contagi che possono portare al decesso - pur mostrando un calo in funzione del tempo - è decisamente più alta rispetto a coloro che hanno più di 80 anni d'età.
Tale andamento può essere spiegato ricordando l'esistenza di due fattori concomitanti:
- I cittadini con almeno 80 anni sono stati quasi tutti vaccinati all'inizio del 2021, mentre quelli di età compresa tra 60 e 79 anni hanno potuto ricevere il vaccino solo alcuni mesi più tardi. Quindi, per quest'ultima classe d'età, abbiamo mediamente a che fare con persone che sono state vaccinate più recentemente ed il calo di efficacia vaccinale non ha ancora prodotto tutti i suoi effetti.
- Per i cittadini meno anziani è ragionevole aspettarci che l'efficacia del vaccino - a parità di tempo trascorso dal momento della vaccinazione - sia comunque più alta perché abbiamo a che fare con persone che, mediamente, sono meno affette da altre patologie che possono attenuare la risposta del sistema immunitario al vaccino.
Andamento del livello di protezione contro i contagi Covid che portano al decesso, stimato per due diverse classi d'età in funzione del tempo. Il livello di protezione indica quante volte è minore la probabilità per un
vaccinato, di quella fascia di età, di morire di Covid 19 rispetto ad un
coetaneo non vaccinato. I valori del livello di protezione sono stimati partendo dai dati comunicati dall'ISS e si riferiscono al periodo di 30 giorni che si concludeva nella data indicata in figura. Le linee tratteggiate sono un fit lineare senza alcuna pretesa predittiva |
Pur con tutti i limiti che abbiamo discusso, il grafico ci conferma che, mediamente, il livello di protezione rispetto ai contagi più gravi è ancora molto elevato. Ad esempio, tra i cittadini con almeno 80 anni di età, nel corso dell'ultimo mese sono stati registrati circa lo stesso numero assoluto di decessi tra coloro che erano completamente vaccinati e quelli non vaccinati, ma i non vaccinati erano solo una esigua minoranza (6% del totale), mentre il 92% era completamente vaccinato.
Sarà interessante vedere il futuro andamento di questi dati quando prenderà affettivamente avvio la campagna di somministrazione della terza dose vaccinale che, per il momento, sarà riservata ai cittadini con almeno 80 anni di età e a quelli più giovani che soffrano di particolari patologie. In particolare, gli ultimi dati provenienti da Israele dicono che le persone con almeno 60 anni di età che abbiano ricevuto anche la terza dose hanno un livello di protezione rispetto ai contagi che portano ad un decesso pari a 50 volte quello dei non vaccinati. In pratica, un livello più che doppio rispetto a quello evidenziato dagli attuali dati italiani.
Entro la fine dell'anno dovrebbero essere disponibili anche i dati italiani relativi alla terza dose vaccinale. Sperando che, nel frattempo, i numeri della pandemia siano decisamente calati.
Nessun commento:
Posta un commento