domenica 31 ottobre 2021

La pandemia in Scandinavia

Fin dall'inizio della pandemia, la Scandinavia si è caratterizzata per un andamento dei contagi abbastanza diverso rispetto al resto d'Europa. Ciò può essere spiegato sia da motivi di natura demografica e sociale, sia dalle politiche molto differenziate che i diversi Stati scandinavi hanno assunto rispetto alle azioni di contenimento della circolazione virale di natura non sanitaria (lockdown e distanziamento sociale). 

Secondo la vulgata giornalistica, la Svezia viene identificata come il prototipo dei Paesi laissez faire, un po' sul modello Bolsonaro. In realtà le cose sono un po' diverse: mentre i Paesi vicini imponevano regole rigide di distanziamento sociale, la Svezia si è limitata ad avvisare i suoi cittadini del pericolo, spiegando quali fossero i comportamenti migliori da adottare per minimizzare il rischio. 

La decisione ultima di rispettare o meno tali indicazioni è stata lasciata ai singoli cittadini, mettendo in primo piano il valore delle libertà individuali piuttosto che quello della salute pubblica. Anche se i giornali e le televisioni ci hanno fatto vedere spesso immagini di bar e ristoranti svedesi pieni, va detto che almeno una parte dei cittadini si è uniformata alle raccomandazioni governative.

Attualmente i Paesi scandinavi sono tra quelli dove è stato raggiunto il livello di vaccinazione più alto, mentre è già partita la campagna per la somministrazione della terza dose vaccinale. Qui di seguito riporto i dati relativi ai contagi ed ai decessi registrati nel corso dei primi 10 mesi del 2021. Per confronto, ai dati di Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia, ho aggiunto i dati italiani, in modo da avere un confronto diretto con una realtà molto diversa rispetto a quelle dell'area scandinava.

Vediamo ora l'andamento dei contagi nel corso del 2021:

Contagi giornalieri per ogni milione di abitanti, misurati nel corso del 2021. I dati sono filtrati tramite media su 7 giorni. Tratto da ourworldindata.org

Qui di seguito, vi mostro l'andamento specifico dei contagi registrati nel corso degli ultimi mesi, in occasione dell'arrivo della variante Delta:

Contagi giornalieri per ogni milione di abitanti, da metà luglio fino ad oggi, in corrispondenza della diffusione della variante Delta. I dati sono filtrati tramite media su 7 giorni. Tratto da ourworldindata.org


Prima di vedere i dati dei decessi, vale la pena di ricordare che Svezia e Danimarca registrano un decesso Covid solo se avviene entro 30 giorni rispetto alla data del primo tampone positivo (più o meno quello che fa anche la Gran Bretagna). Questa procedura toglie dalle statistiche una certa parte dei decessi legati a quei casi che corrispondono a lunghe degenze ospedaliere terminate con il decesso del paziente. Sebbene il tempo mediano che intercorre tra il primo tampone positivo ed il decesso sia dell'ordine di 10-15 giorni, togliere  dalla statistica gli eventi che accadono oltre i 30 giorni porta ad una sottostima della letalità. Non è facile stimare quanti siano i casi che sfuggono alle statistiche: potrebbero essere circa il 15-25% dei decessi complessivi, ma si tratta di una ipotesi tutta da verificare.

Decessi Covid registrati settimanalmente per ogni milione di abitanti nel corso del 2021. I dati sono filtrati tramite media su 7 giorni. Tratto da ourworldindata.org


Decessi Covid registrati settimanalmente per ogni milione di abitanti da metà luglio fino ad oggi, in corrispondenza della diffusione della variante Delta. I dati sono filtrati tramite media su 7 giorni. Tratto da ourworldindata.org

Osservando i dati riportati sopra si possono trarre le seguenti deduzioni:

  1. I dati relativi ai contagi ed ai decessi dei primi 10 mesi del 2021 mostrano chiaramente l'effetto dei vaccini: l'arrivo della variante Delta - che lo ricordo è molto più contagiosa delle precedenti varianti virali - ha prodotto una risalita dei contagi, che tuttavia - almeno fino a questo momento - rimangono decisamente al di sotto dei contagi registrati all'inizio dell'anno (quando si diffuse la variante Alpha e la campagna vaccinale era solo all'inizio). La differenza è ancora più marcata se osserviamo l'andamento dei decessi.
  2. La Svezia è il Paese che nel corso del 2021 ha registrato il picco più alto sia per quanto riguarda i contagi che per i decessi. Ambedue questi picchi sono stati toccati all'inizio del 2021 e hanno superato i valori raggiunti da tutti gli altri Paesi considerati in questa analisi, Italia inclusa.
  3. Finlandia e Norvegia si distinguono per essere riuscite a mantenere bassa l'incidenza dei decessi Covid durante tutti i primi 10 mesi del 2021. Probabilmente sono riuscite a combinare una campagna vaccinale che ha protetto prioritariamente le persone più fragili assieme ad adeguate misure di distanziamento sociale.
  4. La Norvegia è il Paese che ha toccato, alla fine di agosto 2021, il maggiore valore di contagi legati alla diffusione della variante Delta. Andando a vedere i dati disaggregati per fasce d'età risulta che la grande maggioranza di questi contagi riguardavano bambini non vaccinabili o comunque persone molto giovani. Ad esempio, la maggior parte dei casi segnalati nell'ultima settimana sono stati osservati nelle fasce di età 6-12 anni (177 per 100.000) e 13-19 anni (157 per 100.000). Il picco dei contagi non ha avuto una particolare ripercussione sulla curva dei decessi.
  5. Attualmente tutti i Paesi mostrano una risalita nei contagi, particolarmente evidente in Danimarca che qualche settimana fa ha deciso di seguire l'esempio britannico, eliminando le residue limitazioni alla circolazione delle persone.

Le considerazioni fin qui fatte non possono prescindere da una analisi dei fattori demografici e sociali che possono avere influenzato l'evoluzione della pandemia nei diversi Paesi. Qui di seguito riporto alcuni semplici parametri che ci possono far capire le forti differenze esistenti da Paese a Paese:


Densità abitanti/kmq % popolazione con vaccinazione completa indice di vecchiaia
Danimarca 128 75,6% 119
Finlandia 16 69,9% 132
Norvegia 15 69,3% 101
Svezia 19 66,6% 113




Italia 197 72,4% 169

L'Italia è il Paese con la popolazione più anziana (indice di vecchiaia più elevato) e quindi più esposta alle gravi complicanze della Covid-19. Questo spiega, almeno in parte, il numero elevato di decessi che la pandemia ha provocato nel nostro Paese, soprattutto prima della diffusione delle vaccinazioni. D'altra parte, avere pochi bambini (ovvero soggetti attualmente non vaccinabili) facilità senz'altro il progresso della campagna vaccinale (misurata come tasso di vaccinazione dell'intera popolazione), almeno fino a che non saranno autorizzati i vaccini in formulazione pediatrica. Inoltre, poiché i bambini non vaccinati rappresentano attualmente la classe d'età per la quale si misura la maggiore circolazione virale, dove ci sono meno bambini ci aspettiamo di trovare un numero minore di contagi.

Notiamo inoltre che Svezia, Norvegia e Finlandia hanno una densità di popolazione decisamente inferiore rispetto agli altri Paesi considerati. Il dato andrebbe approfondito per tener conto della frazione di popolazione che vive nelle grandi città, ma è evidente che - almeno per coloro che abitano al di fuori dei grandi centri urbani - non c'è bisogno della Covid-19 per sperimentare forme di "distanziamento sociale". Minore densità abitativa significa anche una vita di relazione meno intensa e questo rappresenta una naturale barriera per la diffusione del virus.

In termini di campagna vaccinale, vediamo che tutti i Paesi considerati hanno raggiunto livelli di somministrazione della seconda dose vaccinale pari a circa il 70% della popolazione. Il dato migliore è quello della Danimarca che - forte di questo risultato - ha recentemente annullato tutte le misure anti-Covid. Il forte aumento dei contagi riscontrato in Danimarca - già ricordato prima - conferma, in analogia con quanto sta accadendo in Gran Bretagna, che una strategia basata unicamente sui vaccini può avere costi sanitari significativi. 

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