mercoledì 3 novembre 2021

La Toscana ha somministrato almeno una dose al 90% degli over-12 (e il Trentino è arrivato all'88,8%)

La Toscana ha raggiunto un traguardo simbolico importante, somministrando almeno una dose vaccinale al 90% dei suoi abitanti con almeno 12 anni di età. La percentuale si riduce all'86,8% se si considerano solo coloro che hanno completato il ciclo vaccinale (hanno ricevuto 2 dosi di un vaccino ad mRNA oppure il "monodose" Johnson & Johnson). 

Il dato del Trentino non è molto distante (88,8% degli over-12 con almeno una dose vaccinale), ma scende all'83,6% se si considerano solo le persone completamente vaccinate. Non è chiaro se coloro che in Trentino devono ancora completare il ciclo vaccinale (5,2% degli over-12, dato più alto d'Italia) siano tutte persone che si sono fatte vaccinare recentemente (più o meno in concomitanza con l'introduzione dell'obbligo di green-pass) oppure se ci sia una certa quota di trentini che, dopo aver ricevuto la prima dose, ha abboccato alla propaganda no-vax ed ha deciso di non completare la vaccinazione. 

La media nazionale (86,4% di over-12 con almeno una dose e 83,1% completamente vaccinati) non è molto distante dalle posizioni di vertice, mentre ci sono Regioni/PPAA dove la frazione di over-12 che non hanno fatto neppure una dose vaccinale è pari a circa il 20% (Sicilia, Calabria e Provincia Autonoma di Bolzano). Parliamo ovviamente di dati medi calcolati su base regionale e, soprattutto nelle Regioni più grandi, non mancano i casi di Province che si discostano moltissimo rispetto alla media regionale (ad esempio, Trieste in Friuli V. G. e Rimini in Emilia - Romagna).

Le percentuali si riducono se, invece dei soli abitanti vaccinabili (almeno 12 anni di età), si considera l'intera popolazione. Qui il risultato dipende sia dalla frazione di persone vaccinabili che hanno aderito alla campagna vaccinale, che dalla struttura demografica delle diverse Regioni/PPAA.

Il Trentino - mediamente più giovane rispetto alla media nazionale - supera la media nazionale degli abitanti non vaccinati (21,5% di cittadini trentini (di tutte le età) senza neppure una dose vaccinale contro una media nazionale pari al 21,3%). Il dato dell'Alto Adige è in assoluto il più alto d'Italia, con il 29,4% di cittadini non vaccinati. La Regione più "vaccinata" è ancora la Toscana con solo il 17,6% degli abitanti (di qualsiasi età) non vaccinati.

Sappiamo che non è possibile stabilire un livello "accettabile" di abitanti non vaccinati (abbastanza basso per fornire un sostanziale impedimento alla circolazione virale anche in assenza di misure non sanitarie di contrasto al virus) e personalmente trovo molto discutibile che un Sottosegretario alla Salute (di professione geometra) continui a parlare del 90% di vaccinati (non si capisce se calcolato solo sui vaccinabili o su tutti) come una sorta di traguardo per abolire tutte le precauzioni anti-contagio. Ciò premesso, è abbastanza chiaro che l'attuale situazione dell'Alto Adige supera abbondantemente qualsiasi livello di non vaccinati che possa essere considerato "accettabile". Non a caso, l'Alto Adige mostra dati  particolarmente preoccupanti, con una forte incidenza di contagi e ricoveri. 

In generale, tutti i territori  dove la demografia è meno schiacciata verso le generazioni più anziane (come, ad esempio, l'Alto Adige ed il Trentino) sono più esposti al ruolo dei giovanissimi come diffusori del contagio. Se poi ci sono anche tanti no-vax tra gli adulti, allora si rischia davvero grosso.

La situazione potrebbe cambiare se fossero approvati i vaccini con formulazione pediatrica, in modo da coprire tutti i bambini in età scolastica. Proprio oggi gli Stati Uniti hanno autorizzato la somministrazione del vaccino Pfizer - BioNTech in formulazione pediatrica (mezza dose rispetto agli over-12) per i bambini di età compresa tra 4 ed 11 anni.

Al momento, questi vaccini non sono ancora disponibili in Italia e non è chiaro quando lo diventeranno. Rimane il fatto che - quando arriveranno - non è affatto detto che saranno immediatamente utilizzati su larga scala, soprattutto nei territori a forte vocazione no-vax.

A questo punto, la vera partita si gioca sulla somministrazione della terza dose vaccinale alle persone più anziane e fragili o a quelle più esposte al contagio per motivi professionali. I recenti episodi accaduti anche in Trentino (contagi nelle RSA e tra il personale sanitario) confermano - ammesso che ce ne fosse bisogno - che dopo 9 o più mesi l'efficacia dei vaccini incomincia a scendere significativamente. Non è detto che sarà necessario somministrare una terza dose vaccinale a tutti (ragazzi inclusi) dopo che sono passati 6 mesi dalla prima vaccinazione (esattamente come sta facendo Israele), ma se vogliamo affrontare l'inverno con un ragionevole margine di sicurezza sarà necessario procedere velocemente con la terza dose per tutte le categorie che sono state individuate dalle Autorità sanitarie italiane come prioritarie (over-65, pazienti fragili, vaccinati con prodotto "monodose" e persone esposte ad alto rischio di contagio per motivi professionali).

Fino a questo momento, il Trentino non brilla per la somministrazione della terza dose vaccinale (è stato coperto il 27,8% della platea vaccinabile). La media nazionale (28,9%) è poco superiore rispetto al dato del Trentino, ma la media italiana deriva da una situazione molto difforme, con Regioni in grave ritardo che hanno fin qui raggiunto solo poco più del 10% dei vaccinabili (Basilicata, Calabria e Valle D'Aosta). All'opposto, troviamo Campania, Toscana, Umbria, Piemonte e Molise che hanno coperto tra il 40% ed il 66% dei vaccinabili.

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