domenica 7 novembre 2021

Fact-checking: quale è il contributo dei no-vax ai ricoveri in terapia intensiva?

Cresce, in diversi Paesi europei, la polemica sulla priorità da assegnare ai pazienti Covid non vaccinati nel caso in cui risulti necessario effettuare un loro ricovero in terapia intensiva. 

Il tema è eticamente sensibile e può essere affrontato da diversi punti di vista. All'inizio della pandemia - quando i vaccini ancora non c'erano - i reparti di terapia intensiva erano sovraccarichi a causa del ricovero dei pazienti Covid. Questo ha spesso comportato forti limitazioni per il trattamento dei pazienti affetti da altre gravi patologie. 

Oggi si sta discutendo se sia opportuno rimandare ancora il trattamento di altre gravi patologie per garantire il ricovero in terapia intensiva dei pazienti Covid che avevano rifiutato la vaccinazione. In altre parole: "perché mettere a repentaglio la vita di altri pazienti per curare persone che - se si fossero fatte vaccinare - avrebbero avuto una probabilità decisamente più bassa di aggravarsi?"

Gli ambienti no-vax rigettano questa impostazione, sostenendo che comunque il vaccino non garantisce la sicurezza assoluta di non contrarre forme gravi di Covid-19. Se anche i completamente vaccinati possono finire in terapia intensiva, perché negare l'accesso ai non vaccinati? 

La risposta dei no-vax è coerente con il loro atteggiamento anti-scientifico e sembra ignorare un fatto fondamentale: nella Scienza non ci sono mai "certezze assolute", ma si devono invece fare delle valutazioni di tipo comparativo. In altre parole, premesso che i vaccini proteggono con una efficacia alta, ma mai pari al 100%, quale è il contributo dei no-vax ai ricoveri in terapia intensiva?

Per farci un'idea sulla dimensione effettiva del problema vediamo i numeri pubblicati sull'ultimo bollettino emesso dall'Istituto Superiore di Sanità. I dati si riferiscono ai 30 giorni che terminavano lo scorso 24 ottobre e riguardano, complessivamente, 470 nuovi ricoveri nei reparti Covid di terapia intensiva (escludendo dal conto i pazienti in età inferiore ai 12 anni).

Notiamo che il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva riportato dalla Protezione Civile Nazionale è superiore (poco più di 600 casi nell'arco di 30 giorni). La discrepanza non può essere certamente attribuita ai ricoveri in pediatria (< 12 anni) che ISS esclude dalle sue tabelle. Non è chiaro se la differenza sia legata al fatto che i dati giornalieri, comunicati dalla Protezione Civile, talvolta contengono "conguagli" dovuti alla ritardata comunicazione di alcuni ricoveri. Poiché i dati dell'Istituto Superiore di Sanità sono quelli sottoposti a verifica (non a caso vengono pubblicati con circa 2 settimane di ritardo rispetto ai dati giornalieri della Protezione Civile Nazionale),  nella mia analisi farò riferimento ai dati ISS.

Su 470 ricoveri in terapia intensiva, oltre la metà (56%) riguardava pazienti di età compresa tra 60 e 79 anni, mentre coloro che avevano tra 40 e 59 anni rappresentavano il 24% circa del totale. Quindi, complessivamente, l'80% dei posti era riservato a pazienti di età compresa tra 40 e 79 anni. Gli ultra-ottantenni erano solo il 13% del totale (spesso i pazienti più anziani sono troppo fragili per poter trarre giovamento dal trattamento di terapia intensiva) ed il rimanente 7% era rappresentato da giovani di età compresa tra 12 e 39 anni. I dati ISS non includono il numero di pazienti sotto i 12 anni perché considerano esclusivamente le persone vaccinabili.

Se andiamo a vedere quante erano le persone completamente vaccinate ricoverate in terapia intensiva, troviamo che rappresentavano circa il 30% del totale. La percentuale scende al 12% se consideriamo esclusivamente i pazienti di età compresa tra 40 e 59 anni e si azzera per coloro che avevano un'età compresa tra 12 e 39 anni. Ricordo che le persone completamente vaccinate rappresentano ormai la grandissima maggioranza della popolazione italiana, con una quota che sfiora il 90% per coloro che hanno almeno 60 anni.

Riassumendo, poco più del 10% di persone che non sono completamente vaccinate hanno occupato il 70% dei posti letto Covid di terapia intensiva.

Possiamo quindi porci una domanda: "quanti sarebbero stati i ricoveri in terapia intensiva se tutte le persone fossero state vaccinate?". Partendo dalle tabelle ISS è facile verificare che - se non ci fossero i no-vax - i ricoveri in terapia intensiva sarebbero scesi da 470 fino a circa 160 casi. In altre parole, avremmo risparmiato oltre 300 ricoveri in terapia intensiva (circa 2/3 del totale) con evidenti benefici per la funzionalità degli ospedali.

I numeri attuali degli ospedali italiani sono comunque gestibili, considerando che i reparti Covid occupano mediamente meno del 10% della disponibilità complessiva di posti letto in terapia intensiva. In altri Paesi europei la situazione è molto più critica e, non a caso, alcune Autorità sanitarie si stanno ponendo la domanda se sia etico garantire l'accesso alle terapie intensive ai pazienti Covid non vaccinati, rimandando le cure per i pazienti affetti da altre gravi patologie.

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