Merck ha annunciato i risultati finali della sua sperimentazione di fase 3 relativa all'antivirale Molnupiravir che sono inferiori rispetto ai risultati preliminari annunciati alcune settimane fa. Oggi si parla di una riduzione dei ricoveri e dei decessi del 30%, rispetto al 50% annunciato ad ottobre.
Considerato il numero relativamente piccolo di pazienti trattati (1.433, mentre i risultati parziali anticipati ad ottobre riguardavano solo 775 pazienti) la differenza tra quanto comunicato un mese fa ed i risultati finali rientra nelle fluttuazioni che possiamo aspettarci su base statistica.
Per confronto, il concorrente Pfizer, dopo aver analizzato 1.200 pazienti, ha dichiarato che il suo nuovo antivirale avrebbe un'efficacia dell'89% nel prevenire ospedalizzazioni e decessi. Ricordo che ambedue le case farmaceutiche hanno condotto le loro sperimentazioni in doppio cieco, reclutando pazienti nella fase iniziale della malattia, considerati ad alto rischio di complicanze. Non è chiaro se i criteri adottati da Merck e Pfizer per scegliere i volontari siano stati esattamente gli stessi e comunque le due sperimentazioni hanno riguardato un numero di volontari decisamente inferiore rispetto alle sperimentazioni condotte un anno fa per lo sviluppo dei vaccini (allora si lavorava su gruppi di 20-30 mila persone).
Probabilmente, una stima più realistica dell'efficacia dei nuovi antivirali potrà essere ottenuta solo con una sperimentazione nel mondo reale. Ad esempio, la Gran Bretagna ha già avviato la somministrazione dell'antivirale Merck con una procedura di emergenza e - tra qualche settimana - potrebbero essere disponibili le prime stime di efficacia.
Considerati i numeri piccoli fin qui analizzati, sono ancora tutte da definire le controindicazioni che ci potrebbero essere per alcune specifiche categorie di pazienti come, ad esempio, le donne in stato di gravidanza.
Se l'ultimo dato sull'efficacia del Molnupiravir fosse confermato, non è detto che il farmaco possa raggiungere l'ampia diffusione che era stata inizialmente ipotizzata. Un 30% di riduzione dei ricoveri e dei decessi non è certamente da disprezzare, ma si tratta di un valore certamente inferiore rispetto a quello che si ha per alcuni anticorpi monoclonali (più costosi e più complicati da somministrare) e - se confermato - dell'antivirale concorrente prodotto da Pfizer.
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