venerdì 5 novembre 2021

Facciamo un po' di chiarezza sulla terza dose

Cresce l'attenzione mediatica sulla cosiddetta "terza dose" e non mancano le polemiche. Ha fatto molto discutere una recente trasmissione di Rai 3 dedicata proprio a questo argomento. Spesso la discussione sulla terza dose (o dose booster per dirla all'inglese) diventa l'occasione per discussioni di puro stampo ideologico o è utilizzata dai simpatizzanti no-vax per insinuare dubbi sull'intera campagna vaccinale.

Qui di seguito riporterò una serie di considerazioni relative all'argomento "terza dose" cercando di fare il punto su alcuni dei temi in discussione. Per chiarezza, utilizzerò un formato del tipo domanda/risposta:

  • La somministrazione di una terza dose vaccinale è qualcosa di straordinario ed è prevista solo per il vaccino anti Covid-19? No, in realtà è una pratica già correntemente utilizzata anche per altri vaccini. Senza contare che, in alcuni casi (vedi vaccino antinfluenzale) è necessario somministrare una nuova dose con cadenza annuale. Ciò dipende sia dalla riduzione della protezione che avviene con il trascorrere del tempo, sia a causa della evoluzione dei ceppi virali che possono mutare di anno in anno.
  • C'è un metodo affidabile per misurare quando una persona ha effettivamente bisogno della "terza dose"? Purtroppo la risposta è decisamente no. Ci sono diversi metodi per la misura degli anticorpi specifici per il virus SARS-CoV-2 (alcuni solo qualitativi), ma non c'è una relazione diretta tra il livello di tali anticorpi ed il grado di protezione rispetto ad un eventuale contagio. In particolare, non sappiamo quale sia la soglia minima di anticorpi in grado di fornirci un adeguato margine di sicurezza. Tra l'altro, la risposta anticorpale è un processo molto complesso che comprende anche la cosiddetta risposta cellulare che si può misurare molto meno agevolmente rispetto alla presenza di anticorpi. Gli studi fatti fino ad oggi hanno fornito risultati poco affidabili e difficilmente ripetibili.
  • Se la misura degli anticorpi serve a poco, come possiamo capire quando è effettivamente necessario somministrare la terza dose? Il dato importante è quello relativo alla diffusione dei contagi (e soprattutto dei casi più gravi) tra i vaccinati, confrontato con quello di coloro che non sono stati vaccinati e non hanno ancora contratto la malattia. Quando all'inizio dello scorso mese di Agosto, Israele decise di partire con la somministrazione della terza dose vaccinale, la probabilità di un cittadino israeliano ultra-sessantenne non vaccinato di contrarre un contagio "grave" era pari a circa 4  volte rispetto a quella di un suo coetaneo vaccinato con 2 dosi (due mesi prima tale valore era pari a circa 50 e quindi si poteva davvero parlare di una pandemia dei non vaccinati). L'aumento della probabilità di contagio grave per i vaccinati con due dosi dipendeva dall'arrivo della variante Delta (molto più contagiosa rispetto ai ceppi virali precedenti) e dal calo dell'efficacia vaccinale (Israele aveva iniziato la sua campagna vaccinale già durante lo scorso mese di dicembre). In Italia, a causa dei ritardi accumulati nella fase iniziale della campagna vaccinale, le persone sono state vaccinate con mesi di ritardo rispetto ai loro coetanei israeliani. Oggi, in Italia, stiamo vedendo un calo dell'efficacia vaccinale simile a quello che accadeva in Israele più o meno durante lo scorso mese di Luglio (con la differenza che in Italia la variante Delta è arrivata prima che iniziasse il calo dell'efficacia vaccinale, mentre in Israele i due effetti si sono sovrapposti). Non a caso, anche in Italia è iniziata la somministrazione della terza dose.
  • Anche in Italia bisognerà estendere la terza dose ai cittadini di tutte le età, così come è già successo in Israele? Su questo tema non c'è ancora un consenso scientifico consolidato. Molti concordano sul fatto che - prima o poi - tutti dovranno ricevere la terza dose, ma c'è grande incertezza sui tempi da attendere tra seconda e terza dose. Per il momento, quasi tutti i Paesi hanno deciso di somministrare la terza dose solo al di sopra di una certa età (che varia dai 50 ai 65 anni a seconda del Paese). Diverso è il discorso per i pazienti particolarmente fragili che tra pochi mesi potrebbero ricevere addirittura una quarta dose. Ma si tratta di un numero limitato di persone che hanno una risposta ai vaccini particolarmente poco efficace.
  • Dobbiamo somministrare la terza dose ai cittadini dei Paesi ricchi o estendere la vaccinazione a tutto il Mondo ed, in particolare, ai Paesi più poveri? Per fortuna la penuria di vaccini che abbiamo conosciuto all'inizio del 2021 è destinata a finire (succederà più o meno quello che è accaduto per le mascherine) e quindi si potrà fare sia la terza dose ai cittadini dei Paesi ricchi che estendere la vaccinazione ai Paesi più poveri. La capacità produttiva mondiale è molto cresciuta ed è ragionevole pensare che entro la fine del 2022 almeno il 70% della popolazione mondiale potrà ricevere la vaccinazione. Bisogna perseguire un obiettivo comune (di fondamentale importanza per tutti i Paesi, anche quelli ricchi) che è quello di eliminare le sacche di forte circolazione virale dove è più probabile l'insorgenza di nuovi ceppi virali, ancora più pericolosi della variante Delta. Ricordiamo inoltre che molti Paesi i vaccini li hanno già, ma  li usano poco (vedi, ad esempio, Romania, Bulgaria e Russia e, sia pure su una scala diversa, anche il vicino Alto Adige). 
  • Cosa succederà nei prossimi anni? Nessuno può fare previsioni basate su dati certi. Osserviamo comunque che stanno arrivando sul mercato i primi farmaci specifici per la cura della Covid-19. Funzionano solo se somministrati nella fase precoce della malattia,  ma possono fare la differenza, soprattutto in termini di ricoveri e decessi. La ricerca sui vaccini è tutt'altro che esaurita e tra breve dovrebbero arrivare i prodotti di seconda generazione, più facili da somministrare e capaci di contrastare un ampio spettro di varianti virali. Non possiamo dire che la pandemia si esaurirà entro una data certa data, ma le prospettive future sono comunque incoraggianti. Soprattutto, se non ci faremo prendere da falsi entusiasmi e se non abbandoneremo anzitempo le necessarie misure di precauzione.

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