L'edizione del 27 ottobre della prestigiosa rivista The New England Journal of Medicine contiene numerosi articoli dedicati alla pandemia. Ve ne segnalo 2 particolarmente interessanti.
Un articolo scritto di Y. Goldberg et al. discute i dati israeliani relativi alla riduzione dell'efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech in funzione del tempo trascorso dopo la somministrazione della seconda dose. Benché il Ministero della salute israeliano aggiorni quotidianamente una dettagliatissima pagina web dedicata ai numeri della pandemia, questa è la prima volta che i dati relativi al calo di efficacia dei vaccini vengono presentati e discussi su una rivista scientifica. I dati fanno riferimento ad un campione di circa 5 milioni di cittadini israeliani e tengono conto sia della suddivisione per fasce d'età, che del momento della somministrazione del vaccino.
La figura seguente mostra l'incidenza - nel periodo 11 - 31 luglio - dei contagi riscontrati tra persone completamente vaccinate. Sono stati considerati tutti i contagi sintomatici oppure solo quelli che hanno portato ad un ricovero ospedaliero in condizioni classificate come "gravi".
Questi sono i dati che hanno indotto Israele ad attivare - a partire dallo scorso mese di agosto - una massiccia campagna di somministrazione della terza dose vaccinale:
Anche se il campione statistico era piuttosto ampio, le barre di errore non sono affatto trascurabili, soprattutto per i casi gravi che, ovviamente, sono meno frequenti. Si osserva comunque una tendenza molto chiara, con una incidenza dei contagi che è più alta per coloro che erano stati vaccinati prima.
Non sorprendentemente, l'incidenza, sia per tutti i contagi che per i contagi "gravi", è stata molto più alta per i non vaccinati.
Il secondo articolo, scritto da A. Gupta et al., illustra i risultati di fase 3 di un articorpo monoclonale (Sotrovimab) che è stato provato per il trattamento preventivo di pazienti trovati positivi al SARS-CoV-2 che presentavano particolari fattori di rischio (età superiore ai 55 anni e presenza di altre patologie). La sperimentazione ha mostrato una forte riduzione delle ospedalizzazioni per chi aveva ricevuto il farmaco (il confronto è stato fatto rispetto a chi aveva ricevuto il placebo).
Lo studio di fase 3 è stato sviluppato tra la fine di agosto 2020 e l'inizio di marzo 2021 e quindi non ha consentito di valutare la risposta rispetto alla variante Delta, anche se - sulla base delle prove di laboratorio effettuate con diverse varianti virali - gli Autori si aspettano che l'efficacia del Sotrovimab possa rimanere abbastanza elevata per una ampia gamma di ceppi virali. La sperimentazione di fase 3 non ha evidenziato eventi avversi di particolare rilievo, pur ricordando che, essendo stata limitata a poche centinaia di pazienti, non ha potuto escludere la possibilità di eventi avversi particolarmente rari.
Le conclusioni sono che il Sotrovimab - da solo o combinato con altri anticorpi monoclonali - potrebbe essere utile per il trattamento di soggetti a rischio di gravi complicanze, purché sia somministrato immediatamente dopo la scoperta della positività.
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