sabato 23 ottobre 2021

Segnalazione: Perché alcune persone non si vogliono vaccinare o fingono che la COVID-19 non esista? Paradossalmente, è solo una forma di rimozione della morte

Vi segnalo un articolo scritto da Ross G. Menzies e da Rachel E. Menzies, padre e figlia, ambedue psicologi che lavorano in due Università di Sidney, famosi per i loro libri che descrivono l'atteggiamento di noi umani nei confronti della morte. Un tema che tutti noi tendiamo costantemente a rimuovere, ma che è diventato di grande attualità con la pandemia. Qui di seguito trovate un libero adattamento (in italiano) dell'articolo apparso su The Conversation 

 

I vaccini salvano vite e lo hanno fatto sin dallo sviluppo del primo vaccino contro il vaiolo, più di 200 anni fa. Tuttavia, affinché i vaccini funzionino, devono essere assunti da percentuali molto alte della popolazione. Solo allora i vaccinati potranno offrire protezione anche ai non vaccinati e alle persone più fragili (per le quali i vaccini possono essere meno efficaci), secondo il ben noto principio dell’immunità di gregge. 
 
Sfortunatamente, troppo spesso questo alto livello di vaccinazione non viene raggiunto. Ad esempio, l'esitazione rispetto al vaccino contro il morbillo ha contribuito ad un aumento del 30% dei casi a livello globale nel 2019. Viene spontaneo porsi la domanda: “Perché alcune persone non vogliono farsi vaccinare?

Ci sono molte ragioni e queste possono cambiare a seconda delle diverse realtà sociali considerate. Gli psicologi clinici che studiano l'ansia forniscono una chiave di lettura comune a molti no-vax e suggeriscono che un fattore importante sia la paura, in particolare la paura della morte e il modo con cui questa paura atavica viene gestita.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'esitazione di fronte al vaccino è una delle dieci principali minacce alla salute globale. Nel caso della COVID-19, rifiutare o ritardare la vaccinazione è stato un problema significativo in molti Paesi ricchi che, pur non avendo problemi di disponibilità dei vaccini, stanno sperimentando enormi difficoltà per portare avanti le loro campagne vaccinali, con il corollario delle manifestazioni no-vax che hanno avuto larga eco nelle cronache degli ultimi mesi.

In Australia, la questione dell'esitazione di fronte al vaccino rimane significativa, nonostante alcuni rapporti affermino il contrario. In molte parti del Paese i tassi di vaccinazione sono sulla buona strada per raggiungere l'85% o anche più del 90% delle persone vaccinabili. Il mese scorso un sondaggio del Sydney Morning Herald ha mostrato che solo il 9% degli australiani adulti ha dichiarato come improbabile l’ipotesi di sottoporsi alla vaccinazione anti Covid-19.

L'articolo affermava anche che "i timori per i vaccini sono scesi al minimo storico". Tuttavia, mentre i dati erano reali, la loro interpretazione potrebbe essere errata. La paura nei riguardi dei vaccini non è sostanzialmente diminuita. Invece, la vaccinazione obbligatoria di alcuni gruppi di lavoratori, gli incentivi per i vaccinati e gli svantaggi significativi per coloro che rifiutano di essere vaccinati (green-pass) stanno determinando un aumento della diffusione della vaccinazione, ma l’atteggiamento di fondo di molti cittadini di fronte ai vaccini non cambia.

Se le persone non esitassero a vaccinarsi, le vaccinazioni obbligatorie, gli incentivi per i vaccinati ed i green-pass sarebbero inutili. Purtroppo, una parte non trascurabile della comunità non vorrebbe essere vaccinata e sceglierebbe di non essere vaccinata, se non fosse per la forte pressione esercitata dal Governo.

Allora perché alcune persone ritardano o rifiutano il vaccino?

L'OMS elenca il falso senso di sicurezza tra i principali motivi di rifiuto dei vaccini. Ma come può accadere tutto ciò? Dopotutto, la COVID-19 ha già ucciso quasi cinque milioni di persone in tutto il mondo e ne ha infettate oltre 240 milioni. Di fronte a questi numeri, come si può rimanere sicuri che il problema non ci riguardi? Perché vediamo così tante persone che sembrano sfidare il virus, rifiutando il vaccino ed ignorando i più elementari criteri di sicurezza, apparentemente ignari della minaccia?

La teoria psicologica che meglio spiega questi comportamenti è la "teoria della gestione del terrore". Secondo questa teoria, gli umani non sono in grado di affrontare la cruda realtà della morte e spesso si impegnano in varie forme di negazione.

Per far fronte alla nostra paura della morte, ci illudiamo di essere invincibili: la morte potrebbe carpire altre vite, ma non la nostra. 
 
Centinaia di studi nei laboratori di psicologia sociale hanno dimostrato che anche i più sottili richiami all’idea della morte portano i partecipanti a difendere con forza le loro credenze religiose, culturali e politiche e ad opporsi duramente rispetto a chi non le condivide. Questo processo ci può portare anche a sfidare gli avvertimenti della medicina moderna, convinti di una nostra supposta superiorità.

Come si vede in Israele con le comunità di ebrei ultra-ortosssi, le credenze religiose possono giocare un ruolo molto importante. I ricercatori della Divinity School dell'Università di Chicago hanno riferito che metà dei soggetti partecipanti ai loro esperimenti, i quali hanno indicato una certa appartenenza religiosa, erano d'accordo con l'affermazione "Dio mi proteggerà dall'essere infettato".

Questo effetto viene ulteriormente amplificato se anche i gruppi sociali a cui apparteniamo condividono opinioni simili alle nostre e questo porta a due conseguenze ben note: a) la diffusione privilegiata delle idee no-vax all'interno di talune comunità politiche, sociali o religiose e b) la nascita di comunità no-vax che diventano veri e propri nuclei di aggregazione sociale e talvolta ambiscono ad assumere anche un preciso ruolo politico.

Vivere ai tempi della COVID-19 ci ha reso tutti partecipi di un esperimento di psicologia sociale. Il conteggio giornaliero dei decessi rappresenta un macabro promemoria della nostra fragilità e ha prodotto in molte persone i comportamenti che abbiamo appena descritto. 

Le rarissime morti precoci associate ai vaccini stessi sono diventate un altro annuncio di morte che ha generato ulteriore paura, allargando le fila dei no-vax, incapaci di confrontare i ridottissimi rischi dei vaccini con i rischi immensamente più grandi del contagio.

L'esitazione rispetto alle vaccinazioni rimarrà un grave problema a livello globale mentre ci rifiutiamo di vederci per quello che siamo veramente, con tutti i nostri limiti.

Poiché il SARS-CoV-2 continua a mutare, la somministrazione dei vaccini potrebbe essere necessaria anche nei prossimi anni. L'esistenza di ampie fasce di cittadini no-vax provocherà la morte di decine di migliaia di persone in tutto il mondo, finché le sue radici non saranno pienamente comprese e affrontate.


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