lunedì 3 maggio 2021

Addio all'immunità di gregge in USA?

Un articolo apparso sul New York Times fa il punto sull'avanzamento delle vaccinazioni negli USA, mettendo in dubbio la possibilità che gli Stati Uniti possano raggiungere la cosiddetta "immunità di gregge" (herd immunity).

Fino ad oggi negli Stati Uniti sono state somministrate 250 milioni di dosi vaccinali e la vaccinazione è stata completata (due dosi o dose singola per il vaccino J&J) da circa un terzo dei cittadini. Per confronto, in Italia (poco meno di un quinto degli abitanti degli Stati Uniti) siamo a 21 milioni di dosi vaccinali somministrate. Solo poco più del 10% della popolazione italiana ha completato la vaccinazione. 

I dati USA relativi ai nuovi contagi ed ai decessi stanno migliorando, anche se non c'è una differenza abissale rispetto ai dati italiani. Se riscaliamo gli attuali numeri della pandemia negli Stati Uniti (circa 330 milioni di abitanti) rispetto al numero di abitanti dell'Italia (circa 60 milioni) otteniamo circa 10.000 nuovi contagi e 120 decessi al giorno. Numeri migliori, ma non lontani rispetto a quelli italiani. Va detto che, a differenza di quanto avvenuto in Israele e Gran Bretagna, in USA la campagna vaccinale non è mai stata accompagnata da misure particolarmente severe di lockdown.

La situazione attuale della campagna vaccinale americana mostra chiari segnali di rallentamento. Si stima che circa il 30% dei cittadini americani siano poco propensi a vaccinarsi e il calo dei contagi spinge molti a ritenere che, tutto sommato, il vaccino non sia più così importante. 

Gli Stati Uniti stanno affrontando un problema che presto potrebbe diventuare di attualità anche in Italia: dopo avere velocemente vaccinato le persone più propense alla vaccinazione (salta-fila inclusi), come fare a convincere quella fascia di cittadini che - pur non essendo irriducibili no-vax - sono piuttosto riluttanti a farsi vaccinare? Problema che in Italia potrebbe diventare ancora più grave a causa della ben nota "telenovela" AstraZeneca, vaccino a cui gli USA non hanno ancora concesso l'autorizzazione per la somministrazione.

Andamento della campagna vaccinale in USA (percentuale della popolazione vaccinata giornalmente). Dopo essere cresciuta progressivamente fino a raggiungere un picco pari a circa l'1% di popolazione vaccinata in un solo giorno, la somministrazione dei vaccini mostra chiari segni di rallentamento. Attualmente solo un terzo dei cittadini americani ha completato la vaccinazione. Tratto da Our World in Data
 

Alla perdita di spinta della campagna vaccinale si aggiunge il problema delle nuove varianti ad elevata contagiosità. L'aumento della contagiosità fa salire la percentuale minima di persone che devono essere immuni per poter arrivare all'immunità di gregge. Tale livello era inizialmente stimato tra il 60 ed il 70% della popolazione. L'arrivo delle nuove varianti, più contagiose, ha fatto alzare la stima fino all'80%. Anche assumendo che i vaccini siano approvati per la vaccinazione dei bambini, raggiungere tale obiettivo non sarà affatto facile.

Partita persa? Vincerà sempre il virus? Non è detto. Raggiungere la classica immunità di gregge significherebbe mettere il virus in condizione di non riprodursi per mancanza di persone sensibili, costringendolo all'estinzione.

Anche se la immunità di gregge non fosse raggiunta, l'effetto delle vaccinazioni sarebbe comunque determinante per produrre una sostanziale riduzione sia del numero dei nuovi casi che della loro gravità. In altre parole, se anche il virus rimanesse in circolazione, gli effetti sulla sanità pubblica sarebbero nettamente inferiori rispetto a quelli che abbiamo sperimentato durante questo anno e mezzo di pandemia.

Ogni vaccino in più è un piccolo passo verso il ritorno alla tranquillità.


5 commenti:

  1. 30 MILA IN PIAZZA DUOMO

    Parlando di “rischio” e non di “possibili contagi”, Sileri aggiunge: “Sappiamo che l’incidenza in Lombardia è di circa 140 casi ogni 100 mila abitanti. Se in piazza Duomo c’erano 30mila persone, allora 45 di loro avrebbero dovuto essere positive.

    Quante ne abbiano infettate, a loro volta, difficile dirlo. Dipende dalla loro attenzione alle misure di sicurezza, come mascherina e distanziamento.

    Peraltro, in piazza non c’erano solo milanesi. Ci sarà stata gente arrivata da Varese, Cremona, Pavia e altri Comuni vicini. Parlerei quindi di possibili ripercussioni sulla Lombardia, non solo su Milano”, spiega il sottosegretario.

    (NdC) E pensare che questo Suo blog si intitola: "I numeri ai tempi del Coronavirus"... Ma questo nostro sotto segretario (che è un medico) come fa i conti dopo 14 mesi?

    Quindi se si assembrano in 715, c'è 1 solo positivo?

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    1. La stima è chiaramente "spannometrica" come si dice nel gergo dei fisici sperimentali. Serve solo a dare un'idea grossolana della dimensione del problema.

      Ci sono pochi dubbi sul fatto che tra la folla festeggiante ci possano essere state decine di positivi asintomatici (spero che almeno i tifosi con sintomi siano stati a casa!). Che fossero proprio 45 e non 20 o 100 nessuno lo può dire.

      L'aspetto particolarmente critico è legato al fatto che molti di loro non indossavano la mascherina e sono stati ore - uno attaccato all'altro - urlando e cantando. In pratica, una autostrada aperta per il virus.

      Gli eventi di massa sono notoriamente una causa importante per la propagazione della pandemia. Poco importa se parliamo di abluzioni in qualche fiume sacro (dove almeno i fedeli non urlano!) o di festeggiamenti per un evento sportivo.

      Vorrei ricordare che un evento fondamentale per lo scoppio della pandemia a Bergamo, poco più di un anno fa, fu proprio una partita di calcio giocata allo stadio di San Siro.

      Ma come si dice: la memoria è labile, anche quando rigurda tragedie e lutti. Speriamo soltanto che questa volta le conseguenze siano decisamente meno gravi.

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    2. Mi sembra che il Sotto-segretario abbia perso un po' la bussola...

      In Trentino abbiamo al momento una incidenza di 97 contagi rilevati ogni 100mila abitanti. Quindi se giro per Rovereto (40 mila abitanti) corro il rischio di incontrare SOLO 39 positivi. Bene! Evvai! Allora posso girare tranquillo! No mask, no dist, no gel, nema problema!

      Il messaggio è del tutto inappropriato. E proviene da un medico. Magari meno trasmissioni in tv e meno interviste ogni giorno, e più riflessione.

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    3. Provo a fare un po’ di chiarezza. Supponiamo (facciamo cifra tonda) che in Trentino siano trovati 100 nuovi contagiati settimanali per ogni 100.000 abitanti. Tanto per avere un’idea della dimensione del problema, durante lo scorso mese di novembre viaggiavamo a 1.000 nuovi contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti (contando tutti i positivi, indipendentemente dal tipo di tampone fatto).

      Supponendo che la prevalenza sia omogenea su tutto il territorio provinciale, a Rovereto (40.000 abitanti) “spettano” 40 nuovi contagi alla settimana. Per avere un’idea – sia pure grossolana di quante persone potenzialmente contagiose circolino ogni giorno per la città dobbiamo tener conto di tre fattori:

      a) Chi viene trovato positivo, in realtà diventa contagioso alcuni giorni prima del test e della eventuale comparsa dei sintomi. Durante questi giorni circola liberamente e non sapendo di essere positivo è un eccellente untore, sia pure a sua insaputa. Dunque dei 40 nuovi positivi trovati a Rovereto in una settimana, supponendo che passino 3 giorni e mezzo tra il momento in cui sono diventati contagiosi e quello in cui entrano in quarantena, in libera circolazione ne troveremo mediamente 20.

      b) A questi si aggiungono coloro che sono stati riconosciuti positivi e girano comunque. Gli attualmente positivi a Rovereto sono circa 70. È molto difficile dire quanti siano coloro che non rispettano la quarantena. Speriamo pochi.

      c) Il vero problema è quello degli asintomatici e paucisintomatici che non fanno il tampone e quindi sfuggono alla conta dei positivi (e alla quarantena). Si stima che un anno fa fossero 5 per ogni persona riconosciuta come positiva. Oggi le cose vanno meglio: diciamo che il rapporto potrebbe essere 1:1. Quindi per 70 roveretani attualmente positivi “ufficiali” ce ne potrebbero essere altrettanti che non hanno fatto il tampone perché non manifestano sintomi (ma potrebbero essere comunque fortemente contagiosi) oppure hanno trascurato l’importanza dei sintomi. Se funzionasse il sistema di tracciamento, molti di loro sarebbero stati intercettati, ma purtroppo sappiamo che non è così.

      In conclusione, girando per Rovereto, oggi potremmo trovare circa un centinaio di persone contagiose. Le possiamo trovare sedute vicino a noi in un locale pubblico, sull'autobus oppure in fila al supermercato. Ma si tratta solo di un ordine di grandezza, perché non sappiamo quante possano essere esattamente.

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