La commissaria alla salute Stella Kyriakides e la presidente Ursula von der Leyen hanno ufficialmente annunciato che l'Unione Europea oggi ha firmato un nuovo contratto con Pfizer-BioNTech per la fornitura di vaccini anti SARS-CoV-2 per un totale di 1,8 miliardi di dosi (900 milioni già ordinate e 900 milioni opzionate). Le dosi saranno fornite secondo scadenze concordate, fino alla fine del 2023. Se necessario, i vaccini saranno modificati per adattarli alle nuove varianti virali che potrebbero circolare in Europa nei prossimi anni.
Il nuovo contratto prevede che sia aumentata la produzione del vaccino BioNTech-Pfizer (come preferisce chiamarlo l'Unione Europea) sul territorio europeo. In questo modo l'Europa, oltre a diventare auto-sufficiente, potrebbe coprire anche una parte delle richieste provenienti dal mercato internazionale.
Di fronte a questa scelta, diventa lecito domandarsi se abbia ancora senso che l'Italia spenda denaro pubblico per sviluppare un vaccino "made in Italy" o se invece non sarebbe più conveniente favorire l'inserimento delle aziende italiane nella filiera europea per la produzione dei vaccini ad mRNA.
Ovviamente tutti ci auguriamo che l'ordine che è stato firmato oggi si riveli inutile, ma se - in accordo al parere espresso da numerosi esperti - si dovesse andare incontro ad una situazione di tipo endemico, con la necessità di effettuare richiami vaccinali periodici, la fornitura garantita da questo nuovo contratto potrà soddisfare abbondantemente tutte le necessità dei Paesi europei. I circa 450 milioni di cittadini europei, entro la fine del 2023, avranno a disposizione fino a 4 dosi di vaccino a testa, che si aggiungono ai vaccini già ordinati con precedenti contratti sia da Pfizer-BioNTech che da altri produttori.
Secondo quanto comunicato dall'Unione Europea, una parte dei vaccini che diventeranno disponibili a partire dalla seconda metà del 2021 potranno essere donati a Paesi extra-europei nell'ambito del programma di solidarietà internazionale COVAX. Un'operazione che oltre a soddisfare evidenti esigenze di natura etica, potrà aiutarci a combattere il virus a livello globale, così come è necessario fare quando si affronta una pandemia.
Vaccino Reithera, Ippolito (Spallanzani): “Lo stop della Corte dei conti è una sconfitta. Gli altri Paesi hanno investito miliardi. L’Italia è inadatta a qualunque attività che richieda uno sforzo di sistema”
RispondiEliminaIl direttore scientifico dello Spallanzani: "Per la fase 3 vedremo cosa succederà: prima di tutto dipenderà dall’azienda che detiene il brevetto e dalle capacità economiche della stessa. Spero che venga presa una decisione chiara e nel minor tempo possibile. La corsa ai vaccini non può aspettare: è un progetto strategico. Colpa anche di noi ricercatori che come i capponi di Renzo siamo divisi, litigiosi. Incapaci di fare fronte comune"
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