mercoledì 19 maggio 2021

La variante indiana si sta rapidamente sostituendo alla variante inglese proprio in Inghilterra

Le notizie che arrivano dall’Inghilterra ci dicono che la variante indiana sta rapidamente crescendo, sostituendo la variante inglese (quella che gli inglesi chiamano "variante del Kent") proprio nella sua terra d’origine. Un esempio da manuale di come un nuovo ceppo virale più contagioso (ma non necessariamente più pericoloso) si possa rapidamente diffondere soppiantando i ceppi virali pre-esistenti. Il fenomeno per il momento sembra circoscritto alla sola Gran Bretagna, così come era successo all'inizio dello scorso mese di dicembre per la variante inglese.

Allora ci vollero più di tre mesi prima che la variante inglese dilagasse in tutta Europa, dove attualmente rappresenta il ceppo virale dominante. Va tuttavia detto che ci sono grosse differenze rispetto a 6 mesi fa. In particolare, attualmente il livello assoluto della circolazione virale nei Paesi europei è molto inferiore rispetto a quello di fine 2020. Inoltre la campagna di vaccinazione sta progredendo ovunque con buoni risultati.

La situazione dell’Inghilterra è tenuta sotto stretto controllo dalle Autorità sanitarie. Anche grazie ad una efficace rete di analisi genetica dei ceppi virali, l’Inghilterra è in grado di monitorare l’avanzata del nuovo ceppo virale con grande tempismo. Gli ultimi dati a disposizione ci dicono che la variante indiana ha ormai raggiunto il 40% dei 314 distretti sanitari inglesi ed è dominante in 23 di essi. Il numero di campioni virali corrispondenti alla variante indiana è quadruplicato nel giro di 10 giorni ed attualmente la variante indiana corrisponde a circa il 20% di tutte le nuove infezioni registrate in Inghilterra. Le prossime due settimane saranno cruciali per capire la futura evoluzione della pandemia,
 
Al momento non si nota ancora, a livello nazionale, una significativa crescita dei contagi che tuttavia, nel corso dell'ultimo mese, hanno smesso di scendere e si sono attestati intorno ad un valore medio pari a circa 2.000 nuovi contagi giornalieri. Potrebbe essere banalmente l’effetto delle parziali riaperture che hanno interessato la Gran Bretagna durante le ultime settimane. Tuttavia se condireiamo soli i dati dei distretti sanitari dove la variante indiana è ormai dominante, si osserva una significativa crescita dei contagi.

La buona notizia è che non c’è evidenza di una particolare diffusione dei contagi da variante indiana tra coloro che hanno completato il ciclo vaccinale, anche se alcune recenti misure fatte in-vitro hanno dimostrato che l'efficacia degli anticorpi presenti del siero dei convalescenti (da ceppo non indiano) o delle perone vaccinate con vaccini ad mRNA sono circa 7 volte meno efficaci nella neutralizzazione della variante indiana.
 
I contagi evidenziati in Inghilterra riguardano principalmente coloro che non sono stati vaccinati o hanno ricevuto solo la prima dose. Questo fatto ha indotto le Autorità sanitarie britanniche a ridurre i tempi di somministrazione della seconda dose dei vaccini dalle 12 settimane stabilite a gennaio ad 8 settimane. È stata avviata anche una campagna volta a convincere le persone più giovani a sottoporsi a vaccinazione. Ricordo che in Inghilterra coloro che hanno meno di 40 anni ricevono preferenzialmente (se disponibile) un vaccino ad mRNA.

Per il momento il problema della variante indiana sembra circoscritto alla sola Gran Bretagna. Il blocco dei viaggi all’estero imposto dal Governo britannico ha impedito – almeno per il momento – una sua rapida diffusione nel continente europeo. Nelle prossime settimane sarà interessante monitorare attentamente la situazione del Portogallo che accoglie stabilmente un forte flusso di turisti britannici. Il Portogallo fu il primo Paese continentale ad importare la variante inglese già alla fine del 2020 e tale situazione potrebbe ripetersi, considerato che è uno dei pochi Paesi verso cui i turisti inglesi possono muoversi liberamente. L’Italia (per fortuna aggiungo io) è attualmente considerata dal Governo britannico una “zona arancione”, fortemente sconsigliata per i viaggi turistici.

L’Italia, dal canto suo, ha evidenziato un certo numero di casi di variante indiana importati direttamente da lavoratori provenienti dal Paese asiatico. Per il momento sembra che si tratti solo di casi limitati e ben circoscritti. Purtroppo l’Italia non dispone di un sistema affidabile per il tracciamento dei ceppi virali. La recente esperienza fatta con la variante inglese è emblematica: per settimane ci hanno ripetuto che non ci fosse evidenza della sua circolazione e poi a marzo improvvisamente ci hanno comunicato che era diventata la variante dominante. 
 
Speriamo che la stessa storia non si ripeta con la variante indiana.

1 commento:

  1. La variante indiana preoccupa il Regno Unito
    Sabrina Provenzani – il Fatto Quotidiano - 21 Maggio 2021

    La B.1.617.2 è ritenuta più contagiosa di quella dominante: giovedì i casi erano 3.424 solo in Inghilterra, la nazione più colpita. L’incremento dei contagi è del 59% e ci si chiede se ciò comporterà maggiori ospedalizzazioni e, soprattutto, se l'immunizzazione della popolazione reggerà.

    Sul fronte dei dati, qui l’istantanea di ieri di quelli fra il 9 e il 13 maggio. C’è un lieve aumento dei contagi quotidiani, ora oltre i 2800, che però non si traducono per ora in maggiori ricoveri. I test sono circa un milione al giorno.

    (continua)

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