domenica 16 maggio 2021

Un primo rapporto (abbastanza pasticciato) sull'effetto dei vaccini in Italia

L'Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato il primo rapporto sull'effetto della campagna di vaccinazione sviluppata in Italia. Nel titolo di questo post ho definito il rapporto "abbastanza pasticciato" e qui di seguito vi spiegherò le motivazioni della mia affermazione.

Partiamo dal modo con cui il rapporto è stato annunciato sui media nazionali. I titoli che abbiamo potuto leggere erano del tipo "A 35 giorni dalla prima dose -95% decessi, -90% ricoveri". Letto così sembrerebbe che 35 giorni dopo una singola dose vaccinale si raggiunga un elevatissimo livello di protezione, molto al di sopra di quanto osservato in qualsiasi altro Paese al Mondo. 

Ovviamente non è così perché se uno si prende la briga di leggere il rapporto scopre subito che almeno 2/3 dei casi studiati riguardano persone vaccinate con Pfizer-BioNTech che, dopo i canonici 21 giorni, avevano ricevuto anche la seconda dose vaccinale. Quindi il grado di copertura riscontrato si riferisce a casi di persone che, nella grande maggioranza, due settimane prima avevano ricevuto la seconda dose vaccinale (21+14 = 35). Personalmente trovo che questo modo di fare comunicazione sia quanto meno fastidioso. Forse gli alti burocrati della Sanità italiana pensano che i cittadini non siano in grado di elaborare una opinione basata su dati oggettivi e preferiscono procedere con slogan di facile presa.

Un altro aspetto sconcertante del rapporto è legato al fatto che i ricercatori ISS hanno messo in un unico "calderone" i dati relativi a differenti vaccini. In particolare, trovo molto scorretto mescolare i dati delle vaccinazioni fatte con AstraZeneca con quelle del vaccino Pfizer. Benché il numero di vaccinazioni AstraZeneca sia sempre stato minore rispetto a Pfizer, parliamo comunque di milioni di dosi somministrate, un numero abbastanza grande per poter essere trattato separatamente fornendo informazioni statisticamente attendibili. Tra l'altro - nel caso di AstraZeneca - i casi analizzati si riferiscono effettivamente a sole prime dosi perché il tempo di somministrazione della seconda dose è stato finora troppo esteso per fornire dati entro i limiti temporali dello studio fin qui fatto da ISS.

Quanto agli aspetti più tecnici di questo primo studio osservazionale fatto da ISS, i dettagli pubblicati sono troppo scarni per poter dare un giudizio sulla qualità dell'analisi statistica. In particolare, non si fa alcun accenno alle varianti virali che sono state rilevate nel corso dello studio. Ricordo che in Italia le prime vaccinazioni sono state fatte a fine dicembre 2020, ma si trattava solo di alcune azioni più che altro simboliche che hanno riguardato pochissime persone. Poichè la diffusione della variante inglese è avvenuta con un sostanziale ritardo rispetto alla Gran Bretagna e ad altri Paesi europei è presumibile che la prima parte dei casi considerati nell'analisi ISS facesse riferimento ai ceppi virali pre-variante inglese, con un progressivo spostamento verso la variante inglese che a marzo 2021 è diventata dominante anche in Italia. Di tutto questo non ho trovato neppure un accenno nel rapporto ISS.

Il rapporto ISS discute - sia pure in modo non approfondito - un altro aspetto di fondamentale importanza. Negli studi osservazionali, i casi di contagio tra i vaccinati devono essere confrontati con i contagi che avvengono nella popolazione non vaccinata. Tuttavia non si può fare il confronto con la popolazione nel suo complesso, ma bisogna considerare casi di persone - vaccinate e non vaccinate - che siano omogenei tra loro per fattori come età, genere, tipo di attività svolta, presenza di eventuali altre patologie (fondamentale per l'analisi dei decessi), ecc.

Un altro elemento da considerare è quello che la circolazione virale è fortemente cambiata nel tempo. Attualmente, la probabilità di contagio di una persona non vaccinata è - a parità di altri fattori - confrontabile con la la probabilità di contagio che una persona vaccinata aveva durante lo scorso mese di gennaio, quando il virus circolava molto più intensamente di oggi.

Nel rapporto ISS si discutono questi aspetti, ma mancano alcuni dettagli tecnici necessari per capire se le valutazioni siano state fatte in modo corretto, potendo escludere tutta una serie di fattori "confondenti". A questo proposito, nel rapporto ISS manca completamente un paragrafo dedicato proprio ai fenomeni che possono creare confusione, limitando la qualità delle osservazioni. Di solito tutti gli studi osservazionali che appaiono in letteratura contengono una discussione specificamente dedicata a questo tema che di solito inizia con una frase del tipo "Our study has some limitations ...".

L'ultima sezione del rapporto ISS dedicata alla bibliografia è molto scarna e ignora tutti i lavori usciti all'inizio di maggio relativi alle principali ricerche di tipo osservazionale fatte in Scozia, Israele e Qatar. La data di rilascio del rapporto ISS è l'11 maggio e probabilmente c'era il tempo per presentare una bibliografia aggiornata.

In conclusione, il primo rapporto ISS sull'incidenza della campagna vaccinale in Italia va inteso - a mio avviso - solo come una una prima bozza, assolutamente preliminare. Numerosi approfondimenti metodologici e dati più accurati e completi dovrebbero essere inclusi nelle future versioni di questo studio prima che da esso si possano trarre informazioni statisticamente attendibili. 

Siamo ancora molto distanti dalla qualità degli studi osservazionali sviluppati in Israele. Ci sono ampi margini di miglioramento.

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