sabato 29 maggio 2021

La fake news del Trentino che avrebbe ricevuto meno vaccini delle altre Regioni

Il Trentino continua a slittare verso il basso nella classifica del numero di dosi vaccinali somministrate per abitante. L'ultimo dato tratto da Lab24 lo vedete qui sotto:

Dosi somministrate per ogni 100mila abitanti. Il Trentino (segnato in rosso) si trova saldamente nel fondo della classifica nazionale e ormai supera solo la Sicilia. Aggiornato al 28 maggio 2021. Tratto da Lab24

La situazione è peggiorata costantemente nel corso delle ultime settimane, in concomitanza con il fatto che il Trentino - per motivi organizzativi - ha dovuto ridurre drasticamente il numero di prime dosi e deve tenere bloccati in frigorifero i vaccini necessari per somministrare la seconda dose ai vaccinati con mRNA che si avvicinano alla scadenza dei 42 giorni. Questo "stop & go" ha prodotto un rallentamento che ha tenuto il Trentino molto lontano dall'obiettivo delle 4.500 dosi giornaliere fissato dal gen. Figliuolo:

Vaccinazioni fatte in Trentino durante il mese di maggio. La linea rossa rappresenta l'obiettivo di 4.500 dosi giornaliere. Il dato relativo all'ultimo giorno (29 maggio) potrebbe essere incompleto. Tratto da Lab24
 

Di fronte a questa situazione la nostra ineffabile Assessora alla Salute "non è mai colpa mia", ha pensato bene di attribuire la colpa a Roma che non avrebbe mandato abbastanza vaccini al Trentino

Sono andato a vedere i numeri per verificare quale fosse esattamente la situazione. Al fine di valutare quale fosse il flusso vaccinale atteso ho adottato due criteri di suddivisione diversi:

  1. Il criterio più semplice basato sulla distribuzione legata al numero di abitanti (tutti, inclusi i giovani che non devono ricevere il vaccino).
  2. Un criterio che tenga conto del fatto che, fino a questo momento, la priorità è stata quella di vaccinare le persone di età superiore ai 65 anni. Nel conto andrebbero messe anche le persone più giovani appartenenti alle cosiddette categorie fragili, ma cambia poco. Questo secondo criterio avvantaggerebbe le Regioni più "anziane" (Liguria e Friuli Venezia Giulia) a scapito di quelle più giovani (Campania, Alto Adige). Il Trentino ha una popolazione più giovane rispetto alla media nazionale e quindi, secondo questo criterio, riceverebbe meno vaccini rispetto a quelli calcolati con il criterio precedente.

I risultati di questo calcolo per il Trentino ed altre Regioni/PPAA italiane è mostrato nella figura seguente. Si noti che la scala verticale è di tipo logaritmico in modo da evidenziare le differenze esistenti per territori di diverse dimensioni:

Confronto tra la percentuale dei vaccini distribuiti in Italia ricevuti da alcune Regioni/PPAA (colonne azzurre) e la percentuale di vaccini attesi, calcolati secondo i criteri illustrati precedentemente (colonne verdi e rosse). Elaborato su dati Lab24 aggiornati al 28 maggio 2021          

La figura seguente ci mostra la situazione in maggiore dettaglio. Per ciascuna Regione/PPAA è stata calcolata la differenza percentuale tra il numero di dosi effettivamente ricevute (dato al 28 maggio) e quelle che sarebbero dovute arrivate se fossero stati rigorosamente applicati uno dei 2 criteri che ho elencato sopra. Il risultato 0% corrisponde alla corrispondenza perfetta tra dosi ricevute e dosi attese. Va ricordato comunque che i lotti vacccinali non vengono distribuiti ogni giorno secondo criteri rigidi anche perché tecnicamente non avrebbe senso dividere tutte le forniture tra tutte le Regioni/PPAA. Vengono ovviamente applicate delle compensazioni, ma fluttuazioni pari al +/- 2% sono del tutto fisiologiche. 

Differenza percentuale tra le dosi ricevute e quelle attese in base ai 2 diversi criteri di distribuzione

Vediamo subito che non è vero che il Trentino sia stato penalizzato nella distribuzione dei vaccini. Il Trentino ha ricevuto una quota di vaccini lievemente inferiore rispetto a quella attesa in base alla popolazione (barra rossa a sinistra) e leggermente superiore rispetto a quello che gli sarebbe spettata se la distribuzione dei vaccini fosse stata parametrizzata rispetto alla presenza di persone di età 65+ (barra verde a destra).

In generale si nota come il criterio adottato a livello nazionale abbia tenuto principalmente conto del numero complessivo di abitanti (barre rosse), sia pure con alcune eccezioni. L'unica Regione - tra quelle considerate nel grafico - che potrebbe lamentarsi è la Sicilia che ha effettivamente ricevuto molte meno dosi rispetto al numero di abitanti. L'Alto Adige, la Liguria ed il Friuli V.G. hanno ricevuto un numero di vaccini maggiore rispetto a quello atteso in base al numero di abitanti, ma  - come vedremo qui di seguito - nel caso di Liguria e Friuli V.G. l'aumento è ampiamente giustificato considerando la forte percentuale di popolazione over 65.

Se analizziamo le barre di colore verde (criterio di somministrazione che tiene conto della distribuzione d'età degli abitanti) vediamo che Alto-Adige e la Campania hanno ricevuto un numero di vaccini largamente superiore rispetto a quello proporzionale alla popolazione 65+. In pratica Alto Adige e Campania si sono trovati a disposizione più vaccini di quelli strettamente necessari per vaccinare prioritariamente gli anziani e quindi hanno potuto coinvolgere maggiormente la popolazione più giovane e fare anche operazioni di grande impatto mediatico (tipo isole "Covid-free"). La situazione opposta si registra in Liguria e Friuli V. G.: malgrado abbiano ricevuto più dosi rispetto a quelli attese in base al numero di abitanti, non ne hanno ricevute abbastanza per gestire al meglio la campagna vaccinale dei loro numerosi cittadini anziani.

Quanto al Trentino, qualsiasi criterio si voglia utilizzare, le dosi ricevute sono più o meno in linea con il dovuto. Il Trentino non è stato né penalizzato, né favorito rispetto alla media nazionale.  

Invece  di attribuire colpe inesistenti allo Stato centrale, il Trentino dovrebbe migliorare le sue capacità organizzative nella somministrazione dei vaccini, evitare scelte improvvisate e coinvolgere maggiormente tutte le forze disponibili, a cominciare dai medici di base.


1 commento:

  1. In Italia vaccini a tutti, in Trentino solo sopra i 50 anni: il dottor Ferro ci spiega perché (è una strategia, dice)

    Le parole del direttore sanitario: «Un diciottenne vaccinato non vale come un settantenne vaccinato», «Aprire ai ventenni oggi non ha un grande senso», «Pere e mele non possono essere confrontate»

    Matteo Lunelli - 1 giugno 2021

    TRENTO. «Un diciottenne vaccinato non vale come un settantenne vaccinato. Dal punto di vista della sanità pubblica l'importanza è diversa. Dare una dose sopra i cinquanta anni vuol dire proteggere la persona ma vuol dire anche proteggere l'ospedale e il nostro sistema sanitario. Pere e mele non possono essere confrontate».

    Il dottor Antonio Ferro, direttore sanitario e direttore del Dipartimento prevenzione è alle prese con una campagna vaccinale STORICA. Un'operazione mai vista prima, da portare avanti tra mille difficoltà ma nel più breve tempo possibile.

    Ci spiega la strategia che intende portare avanti. Una strategia che è anche la risposta alle domande che in tanti si fanno in questi giorni, e che riguardano l'apertura ai quarantenni, l'apertura ai maggiorenni, le cosiddette "AstraZeneca night".

    Dottore, ci pare di capire che è meglio "recuperare", impiegando tempo ed energie, uno dei relativamente pochi anziani che non si è vaccinato che andare a proteggere subito dieci quarantenni, trentenni o ventenni.

    È una strategia di sanità pubblica. Coprire gli over 50 ha un'importanza differente rispetto ad altre fasce d'età. E in questo ragionamento rientrano anche i fragili, gli "esenti ticket" ai quali abbiamo dato la priorità rispetto ai 40-49 anni. Gli anziani e i fragili corrono rischi maggiori se si infettano, percentualmente finiscono più spesso in ospedale o muoiono. Nelle fasce più anziane abbiamo avuto una risposta e una copertura importante, al top nazionale.

    Cosa stiamo facendo ancora? A tutti i trentini sopra i 70 anni che non si erano vaccinati abbiamo inviato delle lettere, delle sollecitazioni all'adesione. Ne abbiamo contattati 14 mila e il 25% lo abbiamo convinto. Quindi circa 3.500 che inizialmente non si erano vaccinati oggi o hanno già ricevuto la puntura o sono prenotati e l'avranno nei prossimi giorni. Un risultato ottimo. E il fatto di aver protetto altre migliaia di anziani in più lo vediamo concretamente nei dati del bollettino ogni giorno: i positivi sono pochissimi, le ospedalizzazioni calano e i decessi sono a 0 da undici giorni consecutivi.

    Con gli over 60 abbiamo fatto altrettanto, ma ci vogliono circa due settimane per valutare la risposta. Se ne recuperassimo il 25% sarebbe un altro grande risultato.

    In questa strategia si inseriscono anche le vaccinazioni a domicilio, che costano tempo, personale e fatica, ma che sono fondamentali. Noi abbiamo vaccinato in Trentino ben 7.500 persone nella propria abitazione perché non possono muoversi. In generale, tornando alla fascia anziana, l'idea è quella di andare a prendere a casa uno ad uno quelli che non si sono ancora vaccinati.

    RispondiElimina