lunedì 10 maggio 2021

L'Europa non rinnova il contratto con AstraZeneca

Un anno fa sembrava che AstraZeneca fosse il più promettente tra i vaccini anti Covid allora in fase di sperimentazione. Dopo quella che molti hanno definito una “telenovela”, il vaccino AstraZeneca sembra destinato ad uscire definitivamente dalla lista dei farmaci che l’Europa utilizzerà per combattere la pandemia. In pratica, l'Europa si accingerebbe a seguire quelle che sono state le scelte iniziali di Israele, Svizzera e Stati Uniti.

Aldilà della storia legata alle forme di rare trombosi associate alla somministrazione del vaccino, rimane il fatto che l’efficacia del vaccino anglo-svedese è decisamente inferiore rispetto ai concorrenti basati sulla tecnica ad RNA messaggero. Ma l’elemento che ha fatto pendere l’asse della bilancia verso i vaccini ad mRNA è senz’altro un altro: i vaccini a vettore virale richiedono tempi tecnici più lunghi per essere adattati alla presenza di nuove varianti virali e – soprattutto – non sono adatti per somministrazioni multiple.
Meccanismo di funzionamento del vaccino AstraZeneca. Tratto da BBC su dati della rivista Nature

Il problema di tutti i vaccini a vettore virale è quello che, dopo la vaccinazione, il sistema immunitario della persona vaccinata impara a combattere il virus SARS-CoV-2 (grazie alla proteina spike che il vaccino produce), ma anche lo stesso adenovirus che viene utilizzato come vettore. In pratica, c’è il rischio che il sistema immunitario distrugga buona parte degli adenovirus iniettati con la nuova dose vaccinale prima che questi riescano ad infettare le cellule della persona vaccinata producendo la proteina spike. Il problema è ben noto e spiega perché la seconda dose del vaccino AstraZeneca non sia particolarmente efficace per aumentare il livello di protezione rispetto a quello acquisito con la prima dose. Non a caso, Johnson & Johnson prevede la somministrazione di un’unica dose, mentre il vaccino Sputnik V utilizza due adenovirus diversi per la prima e la seconda dose.

È chiaro che se dovessimo ipotizzare che la Covid-19 diventi una malattia endemica, tale da richiedere un richiamo vaccinale periodico almeno per le persone più fragili, non si può pensare di gestire tale situazione ricorrendo a vaccini a vettore virale. Gli adenovirus utilizzati per produrre un vaccino devono essere poco diffusi perché altrimenti le persone avrebbero già gli anticorpi pronti a combatterli e il vaccino non funzionerebbe. Questo complica non poco le cose.

Un approccio di lungo periodo basato sui vaccini ad mRNA è molto più semplice, soprattutto se i vaccini di seconda generazione potranno essere gestiti usando una catena del freddo meno complicata rispetto ai vaccini attualmente in uso.

Alla luce di queste considerazioni e tenuto conto del comportamento di AstraZeneca che ha eluso gran parte degli impegni di fornitura che aveva assunto in confronto dell’Europa, la scelta di non rinnovare il contratto con AstraZeneca sembra ampiamente giustificata. 
 
Nel frattempo in Italia (anche in Trentino) i frigoriferi si stanno riempiendo di dosi del vaccino AstraZeneca che vengono rifiutate dai vaccinandi.

1 commento:

  1. https://www.humanitas-sanpiox.it/news/vaccino-covid-19-astrazeneca-perche-e-diverso/

    "...La scelta di utilizzare l’adenovirus di scimpanzé si deve al fatto che è altamente improbabile che le persone abbiano incontrato questo tipo di virus, e che abbiano quindi sviluppato gli anticorpi contro di esso. Invece, gli adenovirus umani, responsabili di infezioni all’apparato respiratorio anche lievi, possono essere già stati incontrati dagli individui. In questo caso, il corpo avrebbe già sviluppato gli anticorpi contro il virus. Pertanto, se le informazioni anti-COVID-19 venissero veicolate da adenovirus già noti all’organismo, quest’ultimo scatenerebbe una risposta immunitaria che distruggerebbe i “messaggeri”, rendendo inutile il vaccino perché le informazioni contro il SARS-CoV-2 non arriverebbero mai alle cellule. "

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