Anche se i comunicati dell’Ufficio Stampa provinciale non mancano di sottolineare l’eccellenza solo proclamata della campagna vaccinale trentina, i dati oggettivi ci mostrano una realtà meno rosea. Il numero di dosi di vaccino somministrate in Trentino in rapporto al numero di abitanti è ormai da molte settimane uno dei più bassi d’Italia. Nell’ultima settimana anche la Campania ci ha superato ed il Trentino si trova in coda alla classifica nazionale, seguito solo da Sardegna, Calabria e Sicilia.
A destra, le dosi somministrate per ogni 100 mila abitanti (dati aggiornati al 23 maggio). Il Trentino (evidenziato in rosso) si trova nelle ultime posizioni a livello nazionale. Per confronto ho sottolineato in verde il dato della Lombardia che, all'inizio della campagna vaccinale aveva registrato serie difficoltà, superate anche grazie ai cambi intervenuti tra i vertici politici e tecnici della sanità lombarda. Tratto da Lab24 |
Aldilà del risultato complessivo che dipende anche dal fatto che il numero di vaccini è stato distribuito alle Regioni/PPAA tenendo conto della distribuzione d'età della popolazione (questo criterio non favorisce le Regioni/PPAA mediamente più "giovani" come il Trentino) il dato che desta maggiore allarme è legato ai forti rallentamenti registrati dalle vaccinazioni effettuate in Trentino durante le ultime due settimane. Il valore medio giornaliero si è fermato a circa 3.500 dosi, piuttosto lontano dall’obiettivo di 4.500 vaccinazioni fissato dal gen. Figliuolo:
Vaccini somministrati giornalmente in Trentino. La linea rossa indica l'obiettivo di 4.500 dosi giornaliere assegnato al Trentino dal gen. Figliuolo. Tratto da Lab24 |
Varie motivazioni possono essere considerate per spiegare la performance non esaltante del Trentino. Non si tratta certamente di un problema legato alla fornitura dei vaccini perché i vaccini ci sono e rimangono nei frigoriferi. E non si tratta neppure di una carenza di “vocazioni vaccinali” perché – contrariamente a quanto fatto da molte altre Regioni/PPAA – il Trentino non ha ancora aperto le prenotazioni alla platea delle persone con meno di 50 anni dovendo ancora soddisfare le richieste pervenute dai cittadini over-50.
Probabilmente il rallentamento fatto registrare dal Trentino nel corso delle ultime due settimane è stato in qualche modo legato alla “fuga in avanti” fatta a metà aprile fa quando il Trentino ha deciso di ritardare a 42 giorni la somministrazione della seconda dose dei vaccini ad mRNA. Adesso, trascorse le fatidiche 6 settimane, è in arrivo la massa dei vaccinati con una sola dose a cui va somministrata - senza possibilità di ulteriori ritardi - la seconda dose. E quindi bisogna tenere le dosi necessarie in frigorifero per non generare problemi in caso di eventuali ritardi nelle future forniture.
Probabilmente il rallentamento fatto registrare dal Trentino nel corso delle ultime due settimane è stato in qualche modo legato alla “fuga in avanti” fatta a metà aprile fa quando il Trentino ha deciso di ritardare a 42 giorni la somministrazione della seconda dose dei vaccini ad mRNA. Adesso, trascorse le fatidiche 6 settimane, è in arrivo la massa dei vaccinati con una sola dose a cui va somministrata - senza possibilità di ulteriori ritardi - la seconda dose. E quindi bisogna tenere le dosi necessarie in frigorifero per non generare problemi in caso di eventuali ritardi nelle future forniture.
La decisione di spostare la seconda dose dei vaccini ad mRNA fino all'ultimo giorno possibile è stata da me criticata in precedenti post perché ritengo che non sia stata sufficientemente meditata e che sia basata su assunti scientificamente discutibili. In pratica, il ritardo nella somministrazione delle seconde dosi è scattato immediatamente per tutti, anche per le persone più anziane e fragili. Ci è stato raccontato che questa operazione serviva a garantire una copertura, sia pure parziale, al maggior numero di persone possibile. Peccato che chi ha programmato le vaccinazioni si è dimenticato di considerare che rimandare la seconda dose di una persona vulnerabile non è una buona idea, a meno che le dosi vaccinali siano suddivise tra persone che corrono lo stesso livello di rischio.
Qui sotto potete vedere due grafici che illustrano bene la situazione attuale. Il Trentino è il fanalino di coda per la somministrazione del ciclo completo di vaccinazione ai settantenni, senza che questo abbia comportato una sostanziale accelerazione nella somministrazione della prima dose.
Qui sotto potete vedere due grafici che illustrano bene la situazione attuale. Il Trentino è il fanalino di coda per la somministrazione del ciclo completo di vaccinazione ai settantenni, senza che questo abbia comportato una sostanziale accelerazione nella somministrazione della prima dose.
Somministrazione del vaccino ai cittadini di età compresa tra 70 e 79 anni nelle diverse Regioni/PPAA italiane. Il dato del Trentino è evidenziato in rosso, in verde quello della Lombardia. Tratto da Lab24 |
Confronto tra la vaccinazioni fatte fino al 23 maggio in Lombardia (barre verdi) ed in Trentino (barre rosse) per alcune classi d'età. Le barre piene corrispondono alla somministrazione della prima dose, mentre le barre tratteggiate corrispondono alle vaccinazioni complete. Elaborato su dati Lab24 |
Il confronto tra i dati del Trentino (barre rosse) e quelli della Lombardia (barre verdi) evidenziano come il livello di somministrazione delle prime dosi (barre piene) alle persone di età superiore ai 60 anni sia stato molto simile. Per la classe d'età 50-59 anni si nota invece che la somministrazione della prima dose è stata decisamente più alta in Trentino.
Per quanto riguarda la seconda dose (barre tratteggiate), i dati del Trentino sono decisamente inferiori rispetto alla Lombardia, specialmente per le classi d'età comprese tra i 60 ed i 79 anni. In pratica in Trentino si è scelto di ritardare la somministrazione della seconda dose alle persone più anziane (e decisamente più a rischio) per anticipare la somministrazione della vaccinazione ai cinquantenni.
A mio parere, l'approccio fin qui seguito dalla Lombardia è stato più razionale. E pensare che la Lombardia era stata pesantemente criticata per i ritardi registrati durante la fase di avvio della campagna vaccinale. Evidentemente il cambio di passo registrato quando sono stati azzerati i vertici politici e tecnici dell’assessorato alla sanità lombarda ha funzionato. Perché non pensarci anche in Trentino?
Dai dati nella tabella 1 noto che anche se il Trentino somministrasse il 100% delle dosi a sua disposizione non andrebbe oltre 53109 dosi ogni 100k abitanti il che lo farebbe risalire al massimo fino alla quinta posizione in classifica.
RispondiEliminaSe il Trentino raggiungesse un'utilizzo di dosi pari a quello della Lombardia (94.7%) supererebbe solo la Campania nella classifica delle regioni.
Mi pare di capire quindi che il problema sia legato al numero di dosi consegnate piuttosto che all'efficienza nella somministrazione.
Il dato sulle dosi consegnate è calcolato assumendo che da un flacone di vaccino Pfizer (il più usato) si ricavino 6 dosi. In realtà le dosi che si ottengono utilizzando siringhe di precisione sono 7 (come si fa in Trentino ed in molte altre Regioni).
EliminaQuesto vuol dire che le dosi effettivamente disponibili sono molte di più di quelle che risultano ufficialmente consegnate. Purtroppo rimangono nei frigoriferi.
A causa di un errore di battitura ho involontariamente cancellato un paio di commenti fatti a questo post. Mi scuso con i lettori.
RispondiEliminaDAVVERO SIAMO NELLA STESSA REGIONE?
RispondiEliminaALTO ADIGE. Da domani TUTTI possono prenotare il vaccino anti-covid - L'azienda sanitaria altoatesina annuncia la nuova fase della campagna vaccinale dalle 12 del 27 maggio: prenotazioni aperte a tutti i maggiorenni
Si apre domani a mezzogiorno una nuova fase della campagna vaccinale contro il covid19 in Alto Adige. Da quel momento, infatti, tutti i cittadini e le cittadine che hanno già compiuto i 18 anni di età potranno prenotarsi per la vaccinazione.
Finora in Alto Adige sono state somministrate 290.394 dosi di vaccino, 87.025 altoatesine e altoatesini sono già stati completamente vaccinati.
Più della metà della coorte di coloro che hanno tra i 40 e i 49 anni di età, vale a dire quella aperta più di recente, ha già ricevuto la prima dose di vaccino, sono prenotati per la vaccinazione o sono già guariti dall’infezione.
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TRENTO: MENO DOSI, TANTE ADESIONI
RispondiEliminaPerché in Trentino non si apre alle vaccinazioni
per chi ha meno di 50 anni?
L'assessora alla salute Stefania Segnana ha detto
che in sostanza sono due i motivi:
1) Il Trentino ha ricevuto una percentuale di dosi su popolazione inferiore (al penultimo posto in Italia con 57.352 dosi ogni 100 mila abitanti).
2) C'è stata una forte richiesta nelle fasce d'età avanzate e in particolare fra coloro che hanno fra i 50 e i 59 anni, che prenotando hanno esaurito le dosi disponibili ad oggi.
Il 10 giugno sono attese altre 25 mila dosi di Pfizer, ed oggi intanto apre il nuovo drive through in località San Vincenzo a Trento sud.
La distribuzione delle dosi tiene conto della distribuzione d'età delle persone. Il Trentino è una delle Regioni/PPAA più giovani del Paese e quindi ha ricevuto un numero di dosi pro-capite inferiore rispetto a Regioni più anziane (ad esempio, la Liguria). A voler essere fiscali, bisognerebbe capire come mai l'Alto Adige che ha un indice di vecchiaia inferiore rispetto al Trentino, abbia ricevuto più dosi del Trentino.
RispondiEliminaIl vero problema del Trentino è che, con il prolungamento a 6 settimane nella somministrazione della seconda dose dei vaccini ad mRNA, abbiamo accelerato la vaccinazione dei 50-enni che hanno ricevuto in gran numero la prima dose, a scapito di 70-enni e 80-enni in attesa della seconda dose. Ora anche a questi 50-enni bisogna fare la seconda dose perché i 42 giorni stanno per scadere anche per loro e quindi bisogna smettere di fare prime dosi e tenere un gran numero di vaccini bloccati nei frigoriferi per evitare di saltare qualche seconda vaccinazione.