lunedì 14 giugno 2021

Cosa sappiamo sulla vaccinazione eterologa

Una delle questioni legate al cambio di regole avvenuto per il vaccini AstraZeneca è associato all'introduzione della cosiddetta "vaccinazione eterologa", ovvero all'idea di somministrare una seconda dose vaccinale rispetto alla prima. La scelta è già stata fatta in altri Paesi e serve per evitare di esporre al rischio di "rare trombosi" le persone under-60 che, avendo già ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca, sono ora in attesa del richiamo.

La scelta alternativa sarebbe stata quella di continuare a somministrare AstraZeneca anche per la seconda dose a questa platea di circa 1 milione di italiani under-60. Scelta difficilmente accettabile - al momento - perché i dati statistici sugli eventi avversi associati alla seconda dose del vaccino AstraZeneca nei giovani sono ancora molto pochi (anche in Gran Bretagna, solo pochi giovani hanno già fatto entrambe le dosi vaccinali).

Le idee degli esperti relativi alla vaccinazione eterologa non sono concordi. Ci sono essenzialmente due linee di pensiero:

  1. Alcuni sostengono che non si possono fare sperimentazioni sulla pelle dei cittadini. Siccome non ci sono dati ampi e affidabili sugli effetti della vaccinazione eterologa (AstraZeneca con richiamo ad mRNA) meglio evitare e seguire rigorosamente i protocolli standard già approvati. 
  2. I sostenitori della vaccinazione eterologa ricordano che questa pratica non è nuova ed è già stata provata per altri vaccini (ad esempio contro l'Ebola). I dati sono pochi, ma sono confortanti: l'unico studio pubblicato (che ha riguardato solo un numero ridotto di volontari) mostra che questa metodologie produce una forte risposta anticorpale ed uno studio preliminare fatto in Gran Bretagna dimostra che non ci sono rilevanti effetti avversi. D'altra parte c'è il rischio che se si continuasse a fare il richiamo con AstraZeneca, molti giovani potrebbero rinunciare al richiamo, rimanendo poco protetti dal contagio, soprattutto di fronte alle varianti virali più resistenti ai vaccini.
Insomma siamo nel classico cul-de-sac. La situazione è resa ancora più grave dal palleggio di responsabilità tra AIFA, CTS e Ministero della Salute, con le Regioni che - giustamente a mio avviso - reclamano una presa di posizione ufficiale dell'AIFA. 
 
Quest'ultimo ente è quello ufficialmente incaricato di dare direttive sulla somministrazione dei farmaci ed in questa occasione ha - a mio parere - mancato completamente di svolgere il suo compito. Era l'AIFA che avrebbe dovuto evidenziare i risultati dello studio EMA che indicava chiaramente come i rischi di "rare trombosi" diventassero dominanti per le persone più giovani quando il livello di circolazione del virus scende ai bassi livelli che abbiamo visto a partire dallo scorso mese di maggio. 
 
Se perfino la Gran Bretagna ha progressivamente alzato prima a 30 e poi a 40 anni l'età minima delle persone a cui somministrare AstraZeneca, che senso aveva mantenere in Italia una raccomandazione così ambigua come quella approvata a suo tempo dall'AIFA che di fatto permetteva di somministrare AstraZeneca a tutti i maggiorenni?
 
Il CTS (da non confondere con il comitato interno dell'AIFA che è identificato con lo stesso acronimo) si è inserito nel vuoto lasciato da AIFA imponendo un suo parere che - almeno formalmente - sarebbe dovuto arrivare da AIFA. Il tutto mentre il Ministero della Salute (che dovrebbe essere il supervisore delle attività sia di AIFA che dal CTS) osservava impotente l'evolvere della situazione. 
 
Insomma se i diversi personaggi responsabili di queste istituzioni passassero meno tempo a rilasciare interviste televisive e si dedicassero di più al loro lavoro, sarebbe meglio per tutti.


Nota aggiunta dopo la pubblicazione di questo post:
Finalmente anche AIFA si è decisa a "battere un colpo" ed ha fatto conoscere la sua opinione sulla vaccinazione eterologa. Il comunicato stampa lo potete trovare qui.


2 commenti:

  1. Sui vaccini contro il Coronavirus il popolo merita più rispetto

    Alberto Faustini - ladige.it - 14 giugno 2021


    Se uno mettesse in fila tutto ciò che hanno detto gli esperti (troppi), scoprirebbe che in tutti questi mesi ci sono state dette cose fra loro in contrapposizione. Alla faccia della scienza che non è democratica.

    AstraZeneca è in tal senso la punta dell'iceberg: prima fa male, poi fa bene, poi fa male solo alle donne (e forse qualcuno dovrà iniziare a dire che gli uomini sono avvantaggiati persino in questo, da farmaci "unisex" che colpiscono curiosamente solo chi appartiene a un genere), quindi fa male solo ai giovani, anzi: in particolare alle giovani, dunque - ma la decisione arriva solo dopo la terribile morte di Camilla, che aveva solo 18 anni - è meglio somministrarlo a chi ha più di 60 anni.

    Peccato che nel frattempo quasi tutti (anche se in Trentino l'operazione non è ancora partita) abbiano organizzato vaccinazioni di massa con AstraZeneca, con l'obiettivo di dare un'estate normale ai più giovani (e ai loro nonni di conseguenza), ma anche - dicono i no vax alla luce dei vari autogol - con l'intento di smaltire le dosi che s'affastellavano nei vari frigoriferi.

    Ultima autorete - ma altre certo ne arriveranno - è quella dei cocktail fra vaccini diversi: prima erano pericolosi, poi erano da evitarsi e ora sono possibili, quasi consigliabili. Quando ci vaccineremo tutti - e Dio sa quanto sia necessario per uscire davvero dal tunnel - ci saranno un paio di cose da rivedere: bisognerà porsi qualche domanda sul trattamento subìto da una Costituzione che di dpcm in decreto è stata trattata (meglio: maltrattata) come un elastico e su un senso civico (e quotidiano buonsenso) trattato con sufficienza.

    Il popolo non è né bue né ignorante. Ma se ogni giorno gli si cambiano le carte in tavola, si sente trattato da bue, da ignorante e anche DA SUDDITO. Tutto questo ha reso più fragili e disorientati quei cittadini che hanno capito fin dall'inizio che si deve lottare (vaccinandosi) per un bene superiore. Ha reso insomma insicuro e timoroso chi ancora sa distinguere il peso delle parole di uno scienziato da quelle di un passante.

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  2. il Presidente Fugatti: "Abbiamo fatto bene"

    TRENTO. "La campagna vaccinale in Trentino non ha mai riguardato gli under 40 con i vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Janssen); SOLO NELLA FASE INIZIALE abbiamo vaccinato il personale scolastico e quello delle forze dell'ordine".

    Lo ha spiegato all'Adige il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, LODANDO la scelta dell'Azienda sanitaria di non procedere con le somministrazioni nelle fasce più giovani della popolazione utilizzando prodotti raccomandati per over 60. Anche l'impiego del vaccino Janssen infatti è stato escluso per quanto riguarda le fasce sotto i 60 anni.

    "Ciò - ha aggiunto Fugatti - ci permette oggi di non dover fare i conti con il problema delle seconde dosi per chi, fra i giovani, ha ricevuto AstraZeneca, un problema che invece c'è ora in altre regioni. Nelle settimane scorse abbiamo ricevuto critiche da chi ci sollecitava a fare come altre Regioni: noi rispondevamo che non ci fidavamo e ABBIAMO FATTO BENE.

    Oggi si pone però il problema degli approvvigionamenti di vaccini Pfizer e Moderna che sono quelli necessari per la fascia under 40.

    https://www.ladige.it/cronaca/2021/06/14/fugatti-ecco-perche-in-trentino-non-abbiamo-il-problema-della-seconda-dose-di-astrazeneca-video-1.2935210

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