Dall'Inghilterra continuano ad arrivare dati talvolta un po' confusi sull'andamento della pandemia ed, in particolare, sul ruolo giocato dalla cosiddetta variante indiana (delta). I primi dati parlavano di un livello di protezione molto basso contro i contagi sintomatici offerto da una singola dose vaccinale, con una copertura più alta per chi aveva fatto il richiamo (67% per AstraZeneca e 88% per Pfizer-BioNTech). Nel frattempo, da parte delle Autorità sanitarie inglesi sono stati segnalati numerosi casi di decessi, sia tra chi aveva fatto una sola dose vaccinale, sia tra chi aveva completato la vaccinazione.
Oggi le Autorità sanitarie inglesi hanno pubblicato un nuovo rapporto che si riferisce ai casi più gravi, quelli che hanno comportato l'ospedalizzazione. In nessun caso il contagio con la variante indiana avrebbe provocato la morte di chi aveva ricevuto almeno una dose vaccinale (parliamo ovviamente solo del campione di persone considerate all'interno dello studio, visto che - in generale - sono stati segnalati casi di decessi anche tra i vaccinati).
I risultati di questo secondo studio sono una estensione del precedente lavoro che si riferiva alla protezione rispetto a qualsiasi forma di contagio sintomatico. In pratica sono stati monitorati tutti i positivi al virus che sono stati ricoverati con procedure di emergenza (esclusi i feriti in incidenti) entro due settimane dopo avre fatto il tampone positivo. Tramite una specifica analisi statistica (modello di regressione di Cox) è stata calcolata la probabilità di ricovero dopo il contagio, aggiustata per età, vulnerabilità legata ad altre patologie, etnia e settimana in cui si è verificato il contagio.
Combinando i dati relativi alla possibilità di contrarre il contagio con quelli relativi alle ospedalizzazioni dei contagiati, è stato ricavato il grado di protezione che i vaccini garantiscono rispetto ai contagi più gravi che portano all'ospedalizzazione. La stima è stata fatta per le due varianti: inglese (alpha) ed indiana (delta).
In generale, per tutti i vaccini e per qualsiasi variante, il grado di protezione rispetto ai contagi più gravi che comportano l'ospedalizzazione è maggiore rispetto al grado di protezione offerto rispetto alla possibilità di contrarre una qualsiasi forma di contagio sintomatico, anche non particolarmente grave. I risultati presentati in questo nuovo studio inglese sono i seguenti:
- Per il vaccino Pfizer-BioNTech la protezione contro l'ospedalizzazione sarebbe pari al 94% con una sola dose, sostanzialmente uguale a quella che si ottiene con due dosi (96%). Gli stessi numeri per la variante inglese scendono rispettivamente all'83% e al 95%.
- Per il vaccino AstraZeneca la protezione contro l'ospedalizzazione sarebbe pari al 71% con una sola dose e salirebbe al 92% con due dosi. Gli stessi numeri per la variante inglese sono pari al 76% e all'86%. Sempre per AstraZeneca, due dosi vaccinali garantiscono una copertura pari al 64% contro qualsiasi tipo di contagio sintomatico da variante indiana, contro il 74% verificato con la variante inglese.
In generale, va osservato che tutti i dati di cui parliamo sono il frutto di studi osservazionali che non sono sempre caratterizzati da un elevato livello di accuratezza. I risultati possono essere pesantemente condizionati dal livello di circolazione del virus e dal tempo di osservazione. Di fronte all'avanzata della variante indiana si registra l'urgenza di avere indicazioni sul funzionamento dei vaccini ma, in statistica, accuratezza e tempi stretti di osservazione non vanno sempre a braccetto.
Mi sembra che questi dati siano in contraddizione con quanto si e` sentito fino adesso.
RispondiEliminaSiamo sicuri che non sono state scambiate le varianti inglese e indiana?
Non credo proprio. Si tratta di dati affetti da una grande indeterminazione. Potrebbe trattarsi di una semplice fluttuazione statistica,
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