Oggi la Gran Bretagna ha annunciato poco più di 26 mila nuovi contagi, più o meno il livello osservato a metà novembre 2020. Ad inizio gennaio, la Gran Bretagna registrò il massimo assoluto dei contagi (circa 60 mila nuovi contagi giornalieri), seguito poi da un rapido declino che si è interrotto intorno a metà maggio.
Non sappiamo ancora come evolverà la situazione della Gran Bretagna nel prossimo futuro. Si può supporre che nel giro di qualche settimana (due, tre?) sarà raggiunto un nuovo massimo dei contagi collegato al punto di massima diffusione del ceppo virale indiano. La situazione degli ospedali britannici è ancora ragionevolmente tranquilla, ma è in costante peggioramento. Auspicabilmente, ci aspettiamo che non si torni alla difficile situazione del gennaio scorso. Allora le vaccinazioni erano nella fase iniziale. Cinque mesi dopo, è considerevolmente aumentata la quota di cittadini britannici vaccinati ed anche se i vaccini non forniscono una protezione assoluta, certamente contribuiscono a ridurre drasticamente i danni sanitari.
In questo momento la Gran Bretagna è una sorta di osservata speciale perché anticipa una evoluzione della pandemia che potrebbe ripetersi tra breve in molti altri Paesi europei. I commentatori di tutta Europa si stanno dividendo - come al solito - tra ottimisti e pessimisti. Gli ottimisti sostengono che i contagi, anche se numerosi, sono quasi tutti asintomatici e non hanno prodotto un significativo aumento dei ricoveri e dei decessi. I pessimisti considerano l'aumento dei contagi come l'inizio di una nuova terribile ondata pandemica. Ci sono poi quelli (forse una minoranza) che, prima di prendere posizione, cercano di analizzare e capire i dati che provengono dalla Gran Bretagna. Se appartenete a questa terza categoria, qui di seguito troverete tutte le informazioni disponibili fino ad oggi. I dati sono stati tratti dal sito ufficiale del Governo britannico.
Partiamo dai contagi sul cui aumento non ci sono dubbi. Prima o poi la curva dovrebbe incominciare a piegare, ma - almeno per il momento - sembra che sia ancora nella fase di crescita esponenziale.
Per capire meglio l'andamento dei dati ho provato a utilizzare un semplicissimo modello costituito da due curve esponenziali: una discendente che descrive l'andamento dei contagi prima dell'arrivo della variante indiana ed una crescente che descrive i contagi misurati nelle settimane più recenti.
Le due curve esponenziali sono mostrate nel grafico seguente. Vi faccio notare che il grafico usa una scala verticale logaritmica e quindi le curve esponenziali (linee tratteggiate grigia e rossa) vengono rappresentate come rette. La somma delle due curve esponenziali è rappresentata con la linea tratteggiata verde che, come vedete, descrive abbastanza bene i dati sperimentali:
Un'analisi simile può essere applicata al dato dei nuovi ricoveri ospedalieri. I dati relativi ai nuovi ricoveri sono comunicati con un certo ritardo (a causa soprattutto del tardivo trasferimento di dati da parte della Scozia). Il grafico che vedete qui sotto contiene una stima dei dati scozzesi degli ultimi tre giorni della settimana che si è conclusa lo scorso 27 giugno e pertanto potrebbe subire lievi modifiche quando questi dati saranno comunicati ufficialmente.
Anche per i ricoveri si possono descrivere abbastanza bene i dati come somma di due esponenziali, uno decrescente ed uno crescente. Il punto d'incrocio tra le due curve esponenziali è spostato in avanti di alcuni giorni rispetto al punto di incrocio dei contagi. La cosa è ragionevole tenuto conto del tempo che può passare tra la scoperta del contagio e l'eventuale peggioramento che può portare al ricovero.
Il dato sui nuovi ricoveri giornalieri in terapia intensiva non è
disponibile, ma il numero di letti occupati da pazienti assistiti con il
ventilatore polmonare è cresciuto dal valore minimo pari a circa 120
unità della seconda metà di maggio, fino ai quasi 300 posti occupati a
fine giugno (erano circa 4.000 a fine gennaio 2021).
I dati sui decessi causa Covid avvenuti in Gran Bretagna sono rilasciati con grande ritardo. Guardando al dato di tutti i decessi (non solo quelli avvenuti 4 settimane dopo il contagio), l'ultima informazione disponibile si riferisce alla settimana che terminava lo scorso 18 giugno ed è ancora considerato come un dato provvisorio suscettibile di variazioni. Il dato settimanale (116 decessi) è superiore rispetto a quello della settimana che terminava lo scorso 11 giugno (93 decessi), ma si tratta comunque di livelli tra i più bassi tra quelli osservati dall'inizio della pandemia. Per confronto durante certe settimane del mese di aprile 2020 o del mese di gennaio 2021, il Regno Unito aveva contato più di 9.000 decessi settimanali. Un anno fa, il livello dei decessi sfiorava i 1.000 decessi settimanali.
Nel grafico seguente viene mostrato l'insieme dei dati relativi a nuovi contagi, nuovi ricoveri e decessi, con i relativi fit esponenziali. Per i decessi (punti neri) ho inserito soltanto l'esponenziale decrescente che descrive abbastanza bene l'andamento dei dati almeno fino alla fine del mese di maggio. Nel corso delle ultime settimane si osserva una sorta di plateau, ma non c'è ancora evidenza di una risalita dei decessi come si è visto per i ricoveri.
In conclusione, c'è evidenza di un aumento dei ricoveri, inclusi quelli in terapia intensiva. Si osserva tuttavia che, nel corso delle ultime settimane, la curva blu si sta allontanando rispetto alla curva verde (vedi figura precedente). Se facciamo il rapporto tra i nuovi contagi ed i nuovi ricoveri (corrispondente appunto alla distanza tra la curva blu e la curva verde nel grafico semi-logaritmico mostrato in figura) si nota che tale parametro è quasi raddoppiato tra inizio aprile e la metà di giugno (ovvero, a parità di contagi, ci sono meno ricoveri).
Questo fatto dipende, almeno in parte, dalla dinamica della pandemia: ad aprile i contagi scendevano mentre ora salgono. Quando si calcola il rapporto tra nuovi contagi e nuovi ricoveri, bisognerebbe considerare i contagi antecedenti di circa una settimana rispetto alla data dei ricoveri. In tale modo si terrebbe conto del tempo medio che passa tra la scoperta della positività e l'eventuale ricovero.
Aldilà dell'aspetto puramente tecnico, ci potrebbe essere anche un sostanziale abbassamento dell'età media delle persone contagiate. É ragionevole supporre che - in questo momento - i giovani (scarsamente vaccinati) siano il bersaglio ideale della contagiosissima variante indiana, anche a causa della loro intensa attività sociale favorita dalla recente rimozione di gran parte delle misure di distanziamento precedentemente adottate in Gran Bretagna. Sappiamo però che i giovani hanno una ridottissima probabilità di contrarre forme gravi della Covid-19 e quindi difficilmente finiscono in ospedale. Per poter approfondire questo aspetto servirebbero dati disaggregati per età che io non sono riuscito a trovare.
Per quanto riguarda i decessi, gli ultimi dati disponibili (settimana terminata lo scorso 18 giugno) indicano un andamento stazionario. Solo nelle prossime settimane si potrà capire se tale andamento precede una possibile futura crescita oppure se - come tutti auspichiamo - il dato dei decessi è destinato a rimanere limitato nel tempo.
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