giovedì 24 giugno 2021

Variante indiana: come vanno le cose in Gran Bretagna?

Durante questo primo scorcio del 2021, malgrado la Brexit e la conseguente tendenza all'isolazionismo che ne sarebbe dovuta conseguire, la Gran Bretagna ha pesantemente condizionato lo sviluppo della pandemia nel resto d'Europa. 

Tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021 c'è stata la diffusione della variante originariamente apparsa nella regione inglese del Kent (variante inglese o alpha secondo la notazione "politicamente corretta" adottata dall'OMS). Quando gli effetti dell'ondata pandemica associata alla variante inglese si sono attenuati, la Gran Bretagna ha fatto da sponda con l'India ed è diventata il punto d'approdo europeo della nuova variante indiana (delta). Secondo le più recenti stime di ECDC la variante indiana - più contagiosa rispetto alla variante inglese - diventerà dominante in tutta Europa entro al fine del mese di agosto.

La variante indiana ha fatto rapidamente aumentare il numero di contagi in tutta la Gran Bretagna. Il dato relativo lo vedete qui sotto:

Nuovi contagi settimanali per ogni 100 mila abitanti. Elaborato su dati gov.uk

Come si vede dal grafico, la Gran Bretagna (poco più di 66 milioni di abitanti) a inizio aprile era scesa sotto la soglia di 50 nuovi contagi settimanali per ogni 100 mila abitanti. Il livello dei nuovi contagi si è poi stabilizzato intorno a quota 20 (più o meno il livello attuale italiano), ma nel mese di giugno ha mostrato una rapida risalita che ancora non presenta segni di rallentamento. Attualmente il livello dei contagi è circa 5 volte quello osservato nel punto di minimo a inizio maggio.

Secondo le informazioni diffuse dalle Autorità sanitarie inglese, una singola dose vaccinale offre una copertura molto scarsa rispetto al contagio sintomatico e malgrado l'alto tasso di vaccinazione raggiunto dalla Gran Bretagna, il nuovo ceppo virale indiano sembra in grado di diffondersi con grande rapidità. L'allentamento delle misure di distanziamento ha certamente contribuito ad aumentare il numero di contagi e l'arrivo dell'estate non è bastato per contenere la nuova ondata pandemica.

Anche se la variante indiana sembra "bucare i vaccini", in realtà - almeno per chi ha ricevuto ambedue le dosi vaccinali - c'è comunque un buon livello di protezione rispetto alle forme di contagio più gravi. A questo si aggiunge che la maggioranza dei contagiati sono giovani o giovanissimi che non hanno ricevuto neppure una dose di vaccino, ma corrono comunque un rischio trascurabile di contrarre forme gravi di Covid-19. Osservando l'andamento dei nuovi ricoveri nei reparti Covid della Gran Bretagna, si nota un aumento significativo che tuttavia - almeno per il momento - non è così grave come quello osservato per i nuovi contagi. I nuovi ricoveri sono attualmente circa 2 volte quelli osservati nel punto di minimo a metà maggio.

Nuovi ricoveri settimanali nei reparti Covid UK per 100 mila abitanti. Elaborato su dati gov.uk

Ovviamente va messo nel conto che c'è un certo ritardo temporale tra la data del contagio e quella dell'eventuale ricovero.

Per le terapie intensive non è disponibile il dato relativo ai nuovi ricoveri settimanali, ma disponiamo solo del dato sui posti letto occupati. Va anche detto che il dato britannico tiene conto solo dei pazienti che risultano collegati a sistemi di ventilazione forzata e quindi esclude le persone che rimangono in terapia intensiva a causa dei gravi effetti a medio-lungo termine della malattia, pur non essendo più collegati al respiratore. 

Posti letto occupati nei reparti Covid di terapia intensiva (solo pazienti collegati alla ventilazione forzata). Elaborato su dati gov.uk

I ricoveri in terapia intensiva attualmente sono quasi raddoppiati rispetto al minimo osservato nella seconda metà di maggio. Per confronto, il dato attuale dell'Italia (60 milioni di abitanti contro i 66 milioni della Gran Bretagna) è pari a circa 350 ricoverati (anche se il criterio di stima dei posti letto occupati potrebbe non essere completamente sovrapponibile).

Un discorso a parte va fatto per i decessi causati dalla pandemia. In realtà, anche all'interno della stessa Gran Bretagna, i diversi Stati usano criteri diversi per il conteggio delle vittime e quindi non è semplice fare confronti. In particolare, i numeri che spesso troviamo sulla stampa si riferiscono solo a coloro che sono deceduti entro 4 settimane dal momento del primo tampone positivo. Un criterio un po' bizzarro perché esclude dalle statistiche coloro che sono deceduti dopo avere lottato a lungo contro la malattia (circa il 20% dei decessi misurati dall'inizio della pandemia). Comunque, andando a vedere i dati del Sistema sanitario britannico è possibile risalire al numero completo dei decessi Covid.

L'andamento dei decessi di coloro che risultano deceduti causa Covid (anche oltre 4 settimane dopo il contagio) è riportato qui sotto:

Decessi causa Covid in UK per 100 mila abitanti. Elaborato su dati gov.uk

Attenzione: va notato che l'ultimo dato disponibile sui decessi si riferisce alla settimana che si concludeva lo scorso 11 giugno e quindi non può ancora comprendere l'eventuale incremento dei decessi associato al consistente aumento dei contagi che si è verificato a partire dall'inizio del mese di giugno e che potrebbe avvenire con 2-3 settimane di ritardo rispetto all'aumento dei contagi.

L'ultimo dato disponibile sui decessi è in assoluto tra i più bassi registrato dall'inizio della pandemia, decisamente inferiore rispetto ai dati che si vedevano durante l'estate 2020. Per confronto, il dato dei decessi registrati attualmente in Italia, pur essendo in costante diminuzione, si attesta ancora intorno al livello di 0,35 decessi settimanali per ogni 100 mila abitanti, quasi doppio rispetto a quello britannico.

I dati dei tre grafici precedenti sono riassunti in questa figura dove, grazie alla scala logaritmica utilizzata per l'asse verticale, è possibile confrontare l'andamento generale di contagi, ricoveri e decessi. Si vede bene come ci sia una progressiva divaricazione delle tre curve che, se confermata nel corso delle prossime 2 - 3 settimane, sarebbe una chiara indicazione del fatto che i vaccini, pur offrendo una copertura meno efficace rispetto ai contagi provocati dalla variante indiana, attenuano comunque i danni più gravi della pandemia.

In conclusione, l'avvento della variante indiana (in combinazione con una sostanziale riduzione delle limitazioni ai contatti interpersonali) ha generato in Gran Bretagna una nuova ondata di contagi che ha prodotto anche un significativo aumento dei ricoveri ospedalieri. Ci vorranno ancora almeno 2-3 settimane per poter trarre conclusioni definitive, ma - almeno per il momento - non si vede ancora una  crescita dei decessi proporzionale all'aumento dei contagi. 

Pur con tutte le cautele del caso, si può comunque ipotizzare che i vaccini - anche se meno efficaci nei confronti della variante indiana - stiano facendo un buon lavoro, almeno rispetto alle forme più gravi - se non addirittura letali - della Covid-19. Conclusioni più accurate si potranno trarre entro la fine del prossimo mese di luglio, soprattutto quando saranno disponibili dati disaggregati rispetto all'età ed allo stato vaccinale delle persone contagiate.

Un'ultima considerazione riguarda l'Italia che ormai sta fronteggiando l'arrivo della variante indiana, anche se la campagna vaccinale italiana è meno avanzata rispetto a quella della Gran Bretagna: 53% contro il 64% per la prima dose, 27% contro il 47% per la vaccinazione completa (dati aggiornati al 22 giugno). Il grado di copertura italiano (soprattutto per le vaccinazioni complete) è decisamente inferiore rispetto a quello britannico e quindi i danni sanitari provocati dalla variante indiana in Italia potrebbero essere decisamente più gravi. Per questo è importante non perdere ulteriore tempo e vaccinare con due dosi, il più rapidamente possibile, soprattutto le persone più fragili.



1 commento:

  1. BRUXELLES - Tenta di prendere un volo con un test PCR falso: condannato a un anno di carcere - L'uomo si era presentato all'imbarco con il certificato di un amico modificato. In cinque mesi sono state sorprese 576 persone a tentare lo stesso trucco

    Redazione Bruxelles – europa.today.it - 24 giugno 2021

    Dalle parole ai fatti. La Procura di Bruxelles, che aveva annunciato un giro di vite contro i ‘furbetti’ che infrangono le regole anti-Covid sui viaggi, ha ottenuto la condanna a un anno di carcere nei confronti di un uomo sorpreso all’imbarco di un volo con un falso test Pcr negativo. Si tratta della prima pena detentiva dal 27 aprile, quando la Procura ha annunciato che avrebbe adottato misure rigorose contro tali violazioni che stanno diventando sempre più comuni.

    La falsità del documento sarebbe stata accertata dalle autorità aeroportuali, che hanno subito chiesto spiegazioni. L’uomo ha quindi confessato di aver contraffatto il test Pcr negativo di un suo amico, il quale si era effettivamente sottoposto a un tampone, per poter viaggiare all’estero. All’accusato è stata quindi offerta una conciliazione stragiudiziale tramite il pagamento di un’ammenda. Il mancato versamento della somma indicata dalla pena pecuniaria ha portato alla convocazione in tribunale su richiesta della Procura di Bruxelles. Tuttavia, l’uomo non si è neanche presentato di fronte al giudice. Di qui la particolare severità della pena.

    I media belgi riferiscono che tra il 19 aprile e l'11 giugno, un totale di 576 persone sono state sorprese in aeroporto mentre tentavano di viaggiare con un test falsificato. A ciascuna di loro è arrivata una multa da 750 euro. Secondo le linee guida adottate dal sistema giudiziario belga, chi viene sorpreso a usare documenti falsi per aggirare le regole anti-Covid andrebbe immediatamente convocato a comparire davanti a una corte penale. Tuttavia, i pubblici ministeri possono proporre un’ammenda per evitare conseguenze penali per l’accusato.

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