Un recente studio ha analizzato la riduzione dell'aspettativa di vita alla nascita che è stato registrato negli Stati Uniti tra il 2018 e la fine del 2020 a causa della pandemia di Covid-19. Lo studio è particolarmente interessante perché analizza il dato disaggregandolo rispetto ai tre principali gruppi etnici presenti negli Stati Uniti (ispanici, bianchi (non ispanici) e neri (non ispanici)) e lo confronta rispetto alla media di altri 16 Paesi a reddito alto (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Israele, Olanda, Nuova
Zelanda, Norvegia, Sud Corea, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera,
Taiwan e Gran Bretagna). I dati di Australia, Canada, Germania, Italia e Giappone non sono stati inclusi nello studio perché gli Autori non sono riusciti ad ottenere i dati completi relativi alla mortalità del 2020.
Il risultato dell'analisi è riassunto nella figura seguente:
Adattato da BMJ |
La prima evidenza è quella che l'aspettativa di vita alla nascita in USA è rimasta sostanzialmente stabile durante il decennio precedente alla pandemia, a differenza di quanto è avvenuto, almeno come media, nei 16 Paesi di riferimento. In generale l'aspettativa di vita è stata maggiore per la comunità ispanica e più bassa per i neri. Il dato relativo ai bianchi (non ispanici) è intermedio e coincide sostanzialmente con la media nazionale. Già prima della pandemia si notava una tendenza all'aumento del gap che separa l'aspettativa di vita degli Stati Uniti (dato mediato su tutte le componenti etniche) rispetto alla media dei 16 Paesi di riferimento.
L'analisi è stata fatta considerando non solo i decessi attribuiti ufficialmente alla Covid-19, ma i dati generali relativi alla mortalità registrata negli Stati Uniti e nei 16 Paesi di riferimento.
Secondo gli Autori, il forte incremento di morti premature registrato negli Stati Uniti in occasione della pandemia è dovuto alle decisioni non coordinate assunte a livello dei singoli Stati, così come dall'ingerenza della politica che ha portato a decisioni basate più sulle ideologie che su dati scientifici oggettivi. Il dato USA è comunque molto disomogeneo: per le comunità ispanica e nera la riduzione dell'aspettativa di vita è stata decisamente più marcata rispetto a quella dei cittadini bianchi (non ispanici). Molto probabilmente questo fatto è legato a fattori di natura socio-economica. Banalmente, rispettare le misure del distanziamento sociale può essere un privilegio per ricchi, soprattutto quando le restrizioni vanno ad incidere pesantemente sul reddito personale. Senza contare che negli Stati Uniti vige un sistema sanitario molto diverso rispetto all'assistenza di tipo universale che è tipico dell'Europa. In USA la qualità delle cure può dipendere fortemente dalle condizioni economiche del paziente.
Il dato USA è decisamente peggiore rispetto alla media dei 16 Paesi di riferimento i quali hanno mostrato una riduzione mediamente più ridotta della aspettativa di vita alla nascita. Vale la pena ricordare che tutti i Paesi inclusi nella lista di riferimento sono caratterizzati da condizioni economiche non distanti rispetto a quelle degli Stati Uniti ed hanno governi democraticamente eletti. Ragionevolmente, possiamo aspettarci che i dati statistici di questi Paesi non siano stati alterati da ingerenze politiche volte a far apparire una situazione pandemica meno grave rispetto a quella reale.
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