sabato 26 giugno 2021

Inutile perdere tempo: meglio fare i richiami senza ritardi

Lazio e Liguria hanno già deciso di tornare a fare il richiamo dei vaccini ad mRNA nei tempi canonici (3 settimane per Pfizer-BioNTech e 4 per Moderna). Altre Regioni come Lombardia e Friuli V.G. lasciano liberi i cittadini di programmare la data del richiamo in modo flessibile, anche per evitare disguidi a causa della concomitanza delle vacanze.

L'idea di estendere il tempo tra la prima e la seconda dose dei vaccini ad mRNA non mi è mai sembrata particolarmente brillante, soprattutto per come è stata attuata in Italia. Tardivamente, perché avrebbe avuto forse senso all'inizio della  campagna vaccinale ed in modo improvvisato (basta pensare ai ritardi che ha prodotto nella campagna vaccinale in Trentino dove si rimandavano le seconde dosi degli anziani, ma si tenevano i vaccini in frigorifero).

L'arrivo della variante indiana ha platealmente dimostrato che una sola dose vaccinale non basta per fornire un adeguato livello di protezione e questo ha convinto molte Regioni a riconsiderare le scelte fin qui fatte.  

Nel frattempo, il Ministero della Salute comunica che "vi sono evidenze che quanti hanno ricevuto solo la prima dose di una vaccinazione che prevede la somministrazione di due dosi per il completamento del ciclo vaccinale sono meno protetti contro l'infezione con la variante delta rispetto all'infezione da altre varianti, indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato". Mi domando se non sarebbe il caso che il Ministero prendesse una posizione più chiara e cancellasse definitivamente la disposizione (ormai chiaramente priva di senso) che aveva autorizzato il ritardo nella somministrazione delle seconde dosi vaccinali.

5 commenti:

  1. Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute
    Roberto Speranza, 240 pagine, Editore Feltrinelli - novembre 2020

    Descrizione del libro - Meritiamo un Paese sano. Meritiamo un'Italia libera dalle disuguaglianze economiche, sociali e territoriali, in cui nessuno resti indietro. Meritiamo una nuova stagione di riforme senza tagli, ma al contrario con una decisa politica di investimenti. Questa è la lezione del Covid, appresa lungo i mesi durissimi di una pandemia che continua a imporci attenzione, regole, sacrifici. In un mondo in cui le tragedie non hanno confini, non devono averne neanche la solidarietà, la determinazione, la capacità di incidere sul reale.

    Dal fronte di una battaglia che continua e che cambierà la nostra vita per sempre, il ministro della Salute non solo racconta, ma spiega la tempesta che abbiamo attraversato, e che, in realtà, viene da molto lontano: dalle troppe e miopi politiche al risparmio che hanno indebolito il Servizio Sanitario Nazionale. Trent'anni di un'ideologia del mercato senza regole, dimostratasi fallimentare; trent'anni di scelte sbagliate che hanno messo a repentaglio la nostra salute.

    Quella stagione è finita. Dai giorni delle scelte più difficili alle prospettive su vaccini e cure; dallo scenario internazionale alle scelte sul territorio, quello di Speranza è un punto di vista inedito su ciò che insieme abbiamo vissuto. Ma è soprattutto un libro di attualità e di impegno civile, uno sguardo spalancato sul nostro futuro. Perché le possibilità aperte dalla nuova programmazione europea rendono oggi possibile la rivoluzione copernicana di una nuova "sanità circolare", davvero vicina al cittadino: SEMPLICE, EFFICIENTE, INTEGRATA. Solo così la lezione non andrà sprecata.

    Quella dell’emergenza Covid-19, che il ministro della Salute Roberto Speranza racconta in questo libro per la prima volta, è una storia che molti credono di conoscere. Ma che ha risvolti più complessi, radici più profonde, e apre scenari più ampi di quanto immaginiamo.

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  2. RSA trentine, nuove linee guida per le visite e la gestione degli spazi
    Due visitatori vaccinati (ALMENO UNA VOLTA) per ogni residente.

    Tgr Rai Trentino

    Anche alla luce delle raccomandazioni tecnico-scientifiche, la Provincia aggiorna le linee guida per le RSA, anche per tutelare lo stato di salute, dei diritti e della qualità della vita e del benessere psicofisico degli ospiti, dei familiari e del personale. Grazie alla doppia vaccinazione si registra una sostanziale assenza di Covid in forma grave.

    VISITE: DUE VACCINATI PER RESIDENTE

    Le nuove indicazioni generali puntano a favorire e uniformare la revisione delle misure di compartimentazione tuttora in vigore all’interno delle strutture, prevedendo modalità di visita sempre più orientate alla normalizzazione delle relazioni e delle interazioni con chi arriva da fuori, siano essi volontari o familiari (di norma fino a due per residente contemporaneamente) purché abbiano ricevuto ALMENO la prima dose di vaccino.

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  3. "IL VIRUS E' IN LETARGO" (Matteo Bassetti)


    Covid, positivo il premier del Lussemburgo Bettel:
    era vaccinato e aveva partecipato al vertice UE

    Aveva ricevuto la prima dose del farmaco anti Sars Cov-2
    Covid, positivo il premier del Lussemburgo Bettel: era vaccinato e aveva partecipato al vertice Ue

    Il premier lussemburghese Xavier Bettel è risultato positivo al coronavirus. Lo ha reso noto l'emittente RTL, secondo cui Bettel si è immediatamente messo in isolamento dopo essere risultato positivo in seguito a tampone molecolare. Il premier lussemburghese aveva partecipato giovedì e venerdì al vertice Ue a Bruxelles. Bettel aveva ricevuto la prima dose di vaccino Astrazeneca il 6 maggio scorso e avrebbe dovuto ricevere la seconda giovedì prossimo.

    27 Giugno 2021

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  4. Non ci sono più alibi per i sanitari no-vax
    Vitalba Azzollini – Domani - 27 giugno 2021

    La complessità della norma (art. 4) sulla vaccinazione dei sanitari, che prevede una sequenza di fasi “burocratiche” e scadenze difficili da rispettare, era stata rilevata sin dall’inizio:

    - entro 5 giorni dall’entrata in vigore del decreto, ordini professionali e datori di lavoro avrebbero dovuto trasmettere i nominativi degli operatori sanitari alle Regioni,
    - le quali entro 10 giorni avrebbero dovuto verificare chi non si fosse vaccinato,
    - per poi inviarne comunicazione alla azienda sanitaria locale (ASL);
    - quest’ultima avrebbe dovuto, poi, avviare un iter di interlocuzione con i diretti interessati, fino all’invito formale a vaccinarsi;
    - a seguito dell’accertamento da parte della Asl del mancato assolvimento dell’obbligo vaccinale, quest’ultima ne avrebbe dovuto dare immediata comunicazione scritta all'interessato, al datore di lavoro e all'Ordine professionale di appartenenza.

    Al di là della difficoltà dei numerosi passaggi, nonché di incrociare banche dati di soggetti diversi, la criticità della norma è nella parte ove si prevede che «l'adozione dell'atto di accertamento da parte dell'azienda sanitaria locale DETERMINA la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da SARS-CoV-2».

    Tra i soggetti citati, qual è quello che deve materialmente sospendere l’operatore sanitario che non voglia vaccinarsi?
    L’incertezza normativa, il conseguente rischio di azioni giudiziarie da parte degli operatori sospesi, nonché forse il timore che posizioni lavorative in ambito sanitario restassero scoperte in una fase ancora critica della pandemia, hanno determinato una impasse: l’atto finale del procedimento legislativamente previsto – l’allontanamento dei sanitari non vaccinati - non sempre è stato adottato.

    I dubbi hanno indotto la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) a chiedere spiegazioni al Ministero della Salute.

    I chiarimenti del ministero della Salute - Il Ministero ha chiarito la questione. Il legislatore ha operato a monte una valutazione di inidoneità alla mansione per i sanitari non vaccinati, per cui la loro sospensione discende AUTOMATICAMENTE dalla legge. Quindi, l’atto di accertamento dell’inosservanza dell’obbligo vaccinale, compiuto dalla ASL, vale come sospensione e, una volta comunicato all’interessato, al datore di lavoro e all’ordine professionale di appartenenza, impone l’attivazione di alcune conseguenze.

    Dall’altro lato, il datore di lavoro – come previsto dalla legge - deve adibire il lavoratore, «ove possibile, a mansioni, anche inferiori, (…) e che, comunque, non implicano rischi di diffusione del contagio»;

    ove non possibile, deve sospendergli la retribuzione «fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o fino al completamento del piano vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021»;

    ciò salvo che l’operatore sanitario non possa vaccinarsi per un «accertato pericolo per la salute», e allora non gli è sospesa la retribuzione.

    Detto ciò, sarà verificato e si potrà sapere in piena trasparenza se, quando e quanti no-vax saranno effettivamente allontanati dalla cura dei pazienti?

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  5. Scuola, caccia al personale non vaccinato: 227mila persone
    tra docenti e collaboratori non hanno ancora fatto
    l’iniezione anti Covid

    Il 15% delle 1.467.519 persone che lavorano negli istituti scolastici non hanno mai fatto NEANCHE LA PRIMA DOSE. Il record in Sicilia, dove sono rimastisenza protezione 61.267 persone, poi Piemonte (28.326), Emilia Romagna (21.093), Sardegna (19.882) e Calabria (15.552). Figliuolo scrive alle Regioni: "Si rende necessario perseguire la massima copertura del personale scolastico"

    Alex Corlazzoli | il Fatto Quotidiano - 30 Giugno 2021

    E’ caccia ai docenti, ai collaboratori scolatici, agli impiegati e ai presidi che non si sono ancora vaccinati. L’allarme arriva direttamente dal commissario straordinario per l’emergenza generale Francesco Figliuolo: al 25 giugno ci sono 227.537 uomini e donne del personale scolastico che non hanno ancora effettuato l’iniezione contro il Covid.

    Stiamo parlando del 15% su una popolazione composta da 1.467.519 persone. Un numero che spaventa gli organi preposti al controllo sanitario tanto che il generale ha preso carta e penna per scrivere alle Regioni: “Si rende necessario perseguire la massima copertura del personale scolastico. Su una popolazione di oltre 1,46 milioni di soggetti, alla data del 23 giugno, 227.970 non sono stati ancora raggiunti con la prima, o unica, dose, con una forte difformità sul territorio, con Regioni in cui oltre il 25% del personale scolastico non risulta ancora raggiunto dalla vaccinazione”.

    L’obiettivo è arrivare al primo settembre CON UNA COPERTURA TOTALE per poter garantire un avvio dell’anno il più sereno possibile. Le tabelle nelle mani del generale non fanno dormire sonni tranquilli.

    La maggior parte dei docenti ha effettuato il vaccino con AstraZeneca e di conseguenza ha fatto 2 iniezioni. Non ci sono numeri su chi ha fatto l’eterologa, ma dai dati del Commissario risulta che 1.237.641 persone hanno fatto la prima dose e 2.341 hanno avuto la dose unica per un totale dell’84,50%.

    La seconda dose è stata fatta, invece, a 1.029.163 addetti del personale scolastico. In totale tra chi ha fatto il vaccino con una sola puntura e chi ha fatto la prima e la seconda dose parliamo di 1.031.504 vaccinati ovvero il 70, 29%.

    Andando a osservare i numeri di coloro che ancora non sono passati da un hub vaccinale si nota una netta differenza tra Regioni: se in Campania e Friuli Venezia Giulia non c’è più nessuno da vaccinare in Sicilia sono rimasti a casa senza protezione 61.267 persone; in Piemonte 28.326; in Emilia Romagna 21.093; in Sardegna 19.882; in Calabria 15.552; in Veneto 14.420 e in Toscana 14.058. Sotto quota 10mila ci sono tutte le altre Regioni con la Valle d’Aosta (92) e il Molise (22) che hanno quasi raggiunto la totalità.

    Ora è tutto nelle mani di Figliuolo che in due mesi dovrà raggiungere queste persone e capire perché non si sono vaccinate. Alcuni possono essere no-vax ma appare difficile che OLTRE 200 MILA insegnanti, collaboratori scolastici e impiegati siano contrari all’iniezione.

    Un problema ben chiaro alla Flc Cgil: “Noi abbiamo sempre sostenuto la campagna – spiega il segretario nazionale Francesco Sinopoli – e continueremo a farlo, ma è chiaro che c’è stato un problema di comunicazione e di informazione a partire dal CTS nominato dal nuovo Governo”.

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