domenica 6 giugno 2021

Notizie dall'Inghilterra

Il Segretario alla Salute inglese Matt Hancock ha confermato che la variante indiana - ormai dominante in Inghilterra - ha una contagiosità superiore del 40% rispetto alla variante inglese. Poiché la variante inglese era a sua volta molto più contagiosa rispetto al ceppo originale del virus SARS-CoV-2, possiamo stimare che la contagiosità della variante indiana sia praticamente doppia rispetto al virus isolato all'inizio della pandemia. 

Questo fatto ha un effetto immediato sul livello di vaccinazioni minimo necessario per poter sperare di raggiungere l'immunità di gregge. Sulla base di un semplice modello epidemiologico, si può calcolare che la percentuale minima di popolazione immune (vaccinata o che ha già contratto la malattia) necessaria per raggiungere l'immunità di gregge sia data dalla formula:

P = 1-1/Ro

dove Ro è l'indice iniziale di trasmissione del contagio, ovvero quello che si verifica quando tutta la popolazione è sensibile al virus e non vengono applicate misure di contenimentodel contagio. Per il ceppo virale di Wuhan si era stimato che Ro fosse dell'ordine di 2,5 - 3. Da qui seguiva che la minima percentuale della popolazione che si doveva vaccinare fosse pari a circa il 65%. Per la variante indiana si potrebbe avere un valore di Ro che ricade nell'intervallo 5-6, portando il livello di P fino all'80% ed oltre.

A fronte di questi dati il Governo inglese sta valutando di spostare dal 21 giugno al 5 luglio la data del "Freedom day" ovvero del giorno in cui saranno abolite tutte le restrizioni ancora in vigore per contrastare la circolazione del virus. 

Intanto i dati dei contagi continuano a salire: venerdi scorso se ne sono contati più di 6.000, un livello che non si vedeva da fine marzo. Anche i dati dei nuovi ricoveri in ospedale mostrano una tendenza al rialzo. Il valore minimo era stato raggiunto a metà maggio, ma nelle ultime due settimane è stata osservata una crescita, accompagnata da un abbassamento dell'età media delle persone ricoverate.

Spostare in avanti di due settimane la data di abolizione delle restrizioni consentirebbe di completare la somministrazione della seconda dose vaccinale ai 50-enni. Troppo poco per sperare nella immunità di gregge, ma abbastanza per fornire una copertura migliore almeno alle persone più a rischio.

Nel frattempo, a Bolton (200mila abitanti) ed in altre città dove i contagi sono più elevati, i cittadini sono stati invitati a fare la seconda dose vaccinale entro 4 settimane dopo la somministrazione della prima dose. Si tratta di una completa inversione di tendenza rispetto all'utilizzo di tempi di somministrazione dilatati che aveva caratterizzato la prima fase della campagna vaccinale inglese. 

Chissà se i tardivi imitatori nostrani se ne sono accorti e se riterranno di tornare, anche i Italia, ai tempi di somministrazione canonici.


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