I numeri della pandemia in Italia sono ancora in calo, ma cresce la circolazione della variante Delta. Il risultato non è inaspettato considerato l'alto livello di contagiosità della nuova variante. Per il momento con c'è ancora evidenza di una inversione rispetto all'andamento osservato durante le ultime settimane, ma - analogamente a quanto già accaduto in Gran Bretagna - anche in Italia la situazione potrebbe mutare in tempi abbastanza rapidi.
L'analisi genetica svolta sui campioni prelevati lo scorso 22 giugno ha evidenziato che la variante B.1.1.7 (inglese o Alpha), pur essendo ancora quella più presente, è ormai scesa sotto il 60% dei casi. Si mantiene una significativa presenza della variante P.1 (brasiliana o Gamma) che però, essendo meno contagiosa dei ceppi Alpha e Delta non riesce a prendere il sopravvento. Il dato ufficiale per la presenza della variante B.1.617.2 (indiana o Delta) è di poco superiore al 20%, in forte aumento rispetto ai rilievi precedenti. Il quadro complessivo è riassunto nella tabella seguente:
Distribuzione dei ceppi virali individuati su 777 campioni prelevati in Italia lo scorso 22 giugno. Tratto dall'ultimo rapporto che l'ISS ha dedicato alla presenza di varianti virali in Italia |
Purtroppo in Italia si continuano a fare pochi sequenziamenti genetici. Per farsi un'idea della scarsa accuratezza del nostro sistema di monitoraggio basta vedere l'ampio intervallo (range) associato alla stima della presenza dei diversi ceppi virali. Ad esempio, per la variante Delta, a fronte di un valore medio nazionale pari al 22,7%, i valori riscontrati nelle diverse Regioni/PPAA oscillano tra lo 0% ed il 70,6%. Ovviamente ci possono essere sensibili differenze a livello territoriale legate alla presenza di specifici focolai, ma l'ampia variabilità dei dati è legata soprattutto al fatto che si fanno pochi campioni.
Il dato relativo ai contagi mostra forse un primo segnale di stabilizzazione del livello medio dei contagi che potrebbe precedere una futura ripresa. Bisognerà aspettare almeno un paio di settimane per poter dire qualcosa di più preciso:
Andamento dei contagi in Italia a partire dall'inizio del 2021 |
Continua il calo dei nuovi ricoveri nei reparti di terapia intensiva. Rispetto ai grafici mostrati nei post precedenti, ho preferito passare ad una rappresentazione su scala semi-logaritmica per mostrare i dettagli dell'andamento attuale che è ormai sceso a livelli molto lontani rispetto al picco dello scorso mese di marzo:
Nuove entrate settimanali nei reparti Covid di terapia intensiva, normalizzate rispetto ad un campione di 100 mila abitanti |
Se, come possiamo ragionevolmente temere, anche in Italia ci sarà una futura crescita dei contagi associata alla diffusione della variante Delta, sarà comunque importante tenere sotto controllo l'andamento dei nuovi ricoveri in terapia intensiva che sono l'indicatore più efficace per evidenziare l'andamento delle forme gravi di contagio.
Per il momento, è confortante osservare che il dato complessivo sui posti letto occupati nei reparti Covid degli ospedali italiani è tuttora in forte calo:
Variazione percentuale delle persone ricoverate nei reparti Covid (somma di tutti i reparti) degli ospedali italiani |
Per quanto riguarda i decessi, pur in presenza di forti fluttuazioni, si continua ad osservare un lento declino. I dati sono mostrati nella figura seguente dove, con la linea tratteggiata blu, viene indicato il numero medio di decessi giornalieri dovuti ad incidenti stradali (un esempio di eventi tragici con cui "abbiamo imparato a convivere" anche perché talvolta ci illudiamo che riguardino solo gli altri). Il livello medio attuale in Italia è pari a circa 0,04 decessi giornalieri per ogni 100 mila abitanti. Per confronto il livello attuale dei decessi Covid in Gran Bretagna è pari a circa 0,025 decessi giornalieri per ogni 100 mila abitanti.
Nel frattempo, la campagna vaccinale procede mantenendo un livello di poco superiore rispetto al mezzo milione di somministrazioni giornaliere. Purtroppo c'è una fascia significativa della popolazione più esposta (persone di età superiore ai 50 anni) che, anche se non fermamente no-vax, preferisce rimandare la vaccinazione, illudendosi di poterla fare in autunno solo se sarà "strettamente necessario". Tenuto conto che tra la somministrazione della prima dose vaccinale e la piena efficacia del vaccino passano almeno 5 settimane (che possono diventare molte di più a seconda del vaccino usato e delle procedure adottate per la somministrazione), non è una buona idea pensare di fare il vaccino solo se ci sarà una nuova forte ondata pandemica.
Un vaccino tardivo serve a poco (quasi a nulla quando si ha a che fare con la variante Delta) e molte di queste persone rischiano di finire in ospedale. Convincere gli over-50 incerti dovrebbe essere una priorità della campagna vaccinale. Purtroppo, aldilà di qualche generico appello rivolto ai non vaccinati, non si vedono ancora azioni incisive che possano aiutare a risolvere questo grave problema (ad esempio, una capillare campagna di convincimento rivolta alle singole persone non ancora vaccinate, svolta con l'aiuto dei medici di base).
Un discorso diverso andrebbe fatto per la vaccinazione dei giovani (e dei giovanissimi). Oggi il dibattito è tutto incentrato sulle discoteche, ma tra un paio di mesi (poco tempo rispetto ai tempi medi della pandemia) si porrà il problema della riapertura delle Scuole. Il tema della vaccinazione dei più giovani è rimasto fin qui abbastanza sotto-traccia, specialmente a causa della limitata disponibilità dei vaccini ad mRNA, gli unici che possono essere somministrati a questa categoria di persone. Non mancano i problemi, a cominciare da quello sui casi di miocardite registrati tra i maschi di giovane età a cui sono stati somministrati vaccini ad mRNA (Pfizer-BioNTech o Moderna).
Bisognerebbe elaborare una strategia per il ritorno a Scuola che vada oltre ai "banchi a rotelle" che hanno "rallegrato" le cronache dell'estate 2020. Probabilmente inizieremo a discuterne ad inizio del prossimo mese di settembre, quando sarà troppo tardi per avviare qualsiasi tipo di iniziativa che abbia un minimo senso.
Scuola, a settembre vogliamo davvero ripetere gli errori di un anno fa? Lettera del comitato “A scuola!” alle istituzioni - 2 Luglio 2021
RispondiEliminaA meno di 3 mesi dall’inizio del nuovo anno scolastico, giungono notizie contraddittorie e preoccupanti sulla ripartenza delle lezioni. Da una parte il Sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, propone il ritiro dell’obbligo di indossare la mascherina in classe, in nome di un necessario ritorno alla normalità garantito dai vaccini.
Dall’altra il prefetto di Milano, Renato Saccone, esorta i sindaci a reperire eventuali spazi aggiuntivi per quelle scuole che non potranno garantire il metro di distanza.
Ci paiono 2 indicazioni di segno opposto, che tradiscono la mancanza di un progetto sulla scuola incentrato sul ritorno delle lezioni in presenza al 100%. Siamo di nuovo di fronte a un’estate DA CICALA, con aperture incondizionate (le discoteche!), senza una minima progettualità per il ritorno degli studenti in classe.
Preoccupati che la ripresa scolastica a settembre riproponga gli errori e le modalità dell’anno passato, i genitori, gli insegnanti e gli studenti del Comitato “A scuola!” esortano le istituzioni competenti a una chiara presa di posizione sulla scuola. Chiediamo:
1. La ripresa delle lezioni in presenza al 100% a settembre “senza se e senza ma”
La campagna vaccinale, che ha già raggiunto in maniera completa il 35% della popolazione nazionale vaccinabile e viene proposta anche agli adolescenti, dovrebbe riuscire a coprire l’80% della popolazione per metà settembre, garantendo l’immunità di gregge. Perché quindi imporre nuovamente il distanziamento agli studenti? Se, nonostante i vaccini, il metro di distanza in classe sarà di nuovo obbligatorio, è matematico che molti istituti saranno costretti a ricorrere necessariamente alla DAD, dal momento che nulla si è fatto sul fronte dell’edilizia scolastica o del reperimento di spazi alternativi.
Nel caso si decidesse che i vaccini non fossero sufficienti a garantire un pieno ritorno alla normalità, perché non proporre semplicemente la mascherina – dispositivo di sicurezza ormai già ampiamente testato – in alternativa al distanziamento? Alla luce dei gravi danni psicologici causati dall’uso prolungato della DAD, non possiamo imporre ai nostri ragazzi nuove rinunce sul piano della socialità.
2. La rimodulazione delle quarantene scolastiche
Durante l’ultimo anno scolastico gli alunni frequentanti una stessa classe sono stati sempre considerati “contatti stretti”. Questo in palese contraddizione con la definizione di “contatto stretto” stilata dal Ministero della Salute. In base a questa definizione, infatti, è contatto stretto solo chi ha condiviso uno spazio al chiuso per più di 15 minuti e in assenza di mascherine. Gli studenti, però, in classe le mascherine le hanno sempre portate.
Ha senso mantenere questa discriminazione nei confronti della popolazione studentesca? A settembre la popolazione insegnante avrà completato LA DOPPIA VACCINAZIONE, le famiglie e gli anziani saranno per lo più vaccinati e anche una parte degli stessi ragazzi lo sarà. In Francia, in piena seconda ondata, a scuole sempre aperte (con negozi e ristoranti chiusi), ci volevano 3 casi positivi per chiudere una classe. In Italia, soprattutto al Sud, è bastato 1 caso per chiudere interi istituti.
Basta imporre quarantene arbitrarie solo agli studenti! In una situazione della pandemia diversa da quella dell’anno scorso, sono necessari strumenti differenti: meglio potenziare l’uso dei tamponi salivari per un monitoraggio più attento e meno invasivo della popolazione scolastica.
3. Una chiara presa di posizione a favore del rientro in classe in presenza come priorità per il Paese
I danni che quasi due anni di lezioni online e isolamento hanno prodotto sugli adolescenti sono sotto gli occhi di tutti: abbandoni scolastici, difficoltà psicologiche e relazionali, gravi casi di auto-lesionismo continuano, purtroppo, ad essere denunciati ogni giorno.
Di fronte a questa situazione, vogliamo davvero ripetere lo stesso errore di un anno fa, nonostante i vaccini?