venerdì 9 luglio 2021

Pfizer-BioNTech: ad agosto parte la sperimentazione di una nuova versione del vaccino ottimizzata rispetto alla variante Delta

Pfizer-BioNtech hanno annunciato che tra poche settimane partirà la sperimentazione di una nuova versione del loro vaccino ad mRNA ottimizzata rispetto alla variante Delta (indiana). L'annuncio è arrivato più o meno in contemporanea con la richiesta, in fase di presentazione alla FDA americana, di autorizzare la somministrazione di una terza dose di richiamo del vaccino Pfizer-BioNTech, 6-12 mesi dopo la somministrazione delle prime due dosi vaccinali. 

Prove di laboratorio, fatte con la versione attuale del vaccino, dimostrano che la somministrazione della terza dose porta ad un consistente aumento degli anticorpi neutralizzanti nel siero delle persone vaccinate. Tuttavia, tra gli esperti del settore, non c'è ancora un consenso generalizzato sul fatto che una eventuale terza dose debba essere somministrata su larga scala. Il dibattito è aperto, ma l'opinione degli esperti potrebbe cambiare se fosse effettivamente disponibile una nuova formulazione del vaccino particolarmente efficace rispetto ai nuovi ceppi virali entrati recentemente in circolazione.

Il vero problema è quello della gara tra mutazioni virali e nuovi vaccini. Il problema è ben noto e viene affrontato ogni anno con la vaccinazione anti-influenzale. Lo stesso problema ha di fatto impedito, almeno fino ad oggi, lo sviluppo di un vaccino efficace contro l'AIDS. Se il virus muta molto velocemente, i tempi tecnici necessari per sviluppare nuove formulazioni del vaccino (e soprattutto per produrlo e somministrarlo su larga scala) potrebbero essere troppo lunghi rispetto al tempo medio di mutazione del virus.

Purtroppo non sappiamo ancora bene quale possa essere la futura evoluzione del virus SARS-CoV-2. Il caso dell'Inghilterra ci insegna che, nell'arco di 6 mesi, si sono avvicendati due ceppi virali molto diversi tra loro: nello scorso mese di dicembre 2020 il ceppo dominante era diventato  quello Alpha, quasi completamente sostituito nel giugno 2021 dal ceppo virale Delta. In pratica, se a fine 2020 avessimo iniziato a sviluppare e poi a produrre un vaccino ottimizzato per il ceppo Alpha, il nuovo farmaco sarebbe diventato effettivamente disponibile più o meno al momento in cui il ceppo Alpha spariva e veniva sostituito dal ceppo Delta. 

Il rischio che la stessa cosa possa accadere con la variante Delta effettivamente c'è, ma parliamo di un rischio ipotetico e nessuno oggi è in grado di fare previsioni attendibili. 

Una possibile soluzione - simile a quella correntemente utilizzata per l'influenza stagionale - potrebbe essere quella di predisporre un richiamo annuale che contenga una formulazione mista, adatta per contrastare diversi ceppi virali. Analogamente al caso dell'influenza, il richiamo annuale sarebbe raccomandato solo per le persone più a rischio. 

Si parla anche di arrivare a fare un richiamo annuale unico che potrebbe contrastare sia l'influenza che la Covid-19, ma - almeno per il momento - sono solo congetture, ancora tutte da verificare.

1 commento:

  1. Terza dose di vaccino: enti regolatori ed esperti dicono no (per ora)

    www.ladige.it - 10 luglio 2021

    Gli operatori sanitari, specie quelli a più a contatto con i pazienti come gli infermieri, tra i primi ad essere vaccinati contro il Covid, TEMONO che la copertura vaccinale si stia avvicinando alla scadenza e chiedono con forza la terza dose.

    Ma gli enti regolatori e gli scienziati frenano: è troppo presto per dire con certezza che gli anticorpi sviluppati con la malattia o in seguito alla somministrazione dell'immunizzante e la memoria immunitaria a livello cellulare scompaiano dopo solo un anno.

    Le autorità sanitarie statunitensi, i Centers for Disease Control and Prevention e la Food and Drug Administration, hanno risposto ufficialmente ai dubbi: gli americani che hanno già ricevuto due dosi non devono sottoporsi ad una terza somministrazione, nonostante il diffondersi delle nuove varianti.

    Stessa posizione dell'Agenzia europea del farmaco (EMA) secondo la quale al momento "è troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria una dose di richiamo per i vaccini Covid-19, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne di immunizzazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione dai vaccini".

    E anche dall'OMS arriva una precisazione sullo stesso tenore: "Non sappiamo se saranno necessari vaccini di richiamo per mantenere la protezione contro Covid-19 fino a quando non verranno raccolti ulteriori dati".

    In ogni caso, le aziende farmaceutiche sono andate avanti con la sperimentazione clinica. Pfizer e BioNtech hanno annunciato che nelle prossime settimane chiederanno alle autorità regolatorie di Usa e Ue l'autorizzazione per la terza dose. Insomma, se dovesse rendersi necessaria, sarà a disposizione dei Paesi che l'autorizzeranno.

    Per il momento, la reale necessità non è per nulla sicura. "La terza dose è NELLE COSE, ma non sappiamo ancora quando", ha detto il direttore della prevenzione del ministero della salute Gianni Rezza durante la conferenza stampa sul monitoraggio settimanale dei dati Covid, spiegando che servono più dati.

    "Sappiamo che l'effetto del vaccino sono anticorpi che durano 8-9 mesi ma serve monitorare l'effetto delle varianti. In ogni caso non è detto che servirà vaccinare ogni anno e comunque si partirà dai più fragili".

    "Avere una risposta anticorpale, da 5 a 10 volte più alta con una eventuale terza dose rispetto alle due dosi di vaccino previste, non è detto che serva", ha spiegato Luca Pani, ex direttore generale dell'Aifa e membro dell'Ema e attuale professore di farmacologia all'università di Boca Raton in Florida. "Le persone non si devono preoccupare della terza dose, ma SOLO DI VACCINARSI, senza correre a fare test anticorpali".

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