Fin dall’inizio della pandemia sono sorte forti polemiche sul ruolo svolto dalle Autorità cinesi nella gestione della pandemia. Alcuni si sono spinti ad affermare che la pandemia non sia stata generata da un naturale processo di “spillover”, ovvero dal passaggio del virus da un animale all’uomo, ma che il SARS-CoV-2 sia il frutto di una manipolazione genetica fatta nei laboratori di Wuhan che – per cause ancora non chiarite – è uscita dai laboratori per diffondersi tra la popolazione circostante.
L’argomento è di grande rilievo e qualsiasi valutazione di carattere scientifico rischia di essere stravolta o strumentalizzata per scopi di natura strettamente politica. È oggettivamente difficile affrontare tali argomenti e, personalmente, non ho le competenze scientifiche necessarie per entrare nel merito di talie discussioni.
Per darvi un’idea della complessità del dibattito, credo sia utile leggere un intervento, apparso recentemente su The Conversation, nel quale si commenta un articolo apparso sul Wall Street Journal (un giornale certamente non scientifico) nel quale si affermava che esistessero prove scientifiche che confermavano l’origine “artificiale” del virus. Gli Autori dell’intervento apparso su The Conversation sono due giovani ricercatori inglesi: Keith Grehan, biologo molecolare dell’Università di Leeds e Natalie Kingston, virologa dell’Università di Leeds:
L’argomento è di grande rilievo e qualsiasi valutazione di carattere scientifico rischia di essere stravolta o strumentalizzata per scopi di natura strettamente politica. È oggettivamente difficile affrontare tali argomenti e, personalmente, non ho le competenze scientifiche necessarie per entrare nel merito di talie discussioni.
Per darvi un’idea della complessità del dibattito, credo sia utile leggere un intervento, apparso recentemente su The Conversation, nel quale si commenta un articolo apparso sul Wall Street Journal (un giornale certamente non scientifico) nel quale si affermava che esistessero prove scientifiche che confermavano l’origine “artificiale” del virus. Gli Autori dell’intervento apparso su The Conversation sono due giovani ricercatori inglesi: Keith Grehan, biologo molecolare dell’Università di Leeds e Natalie Kingston, virologa dell’Università di Leeds:
La teoria secondo cui la pandemia di COVID-19 è stata innescata dal virus Sars-CoV-2 fuoriuscito dall'Istituto di virologia di Wuhan in Cina ha recentemente ripreso vigore dopo la pubblicazione di un articolo apparso sul Wall Street Journal (WSJ) in cui gli Autori hanno affermato "la ragione più convincente per favorire l'ipotesi di fuga di laboratorio è saldamente basata sulla scienza". Ma la scienza supporta davvero l'affermazione che il virus sia stato progettato in laboratorio?
Comprendere l'origine di un'epidemia virale può fornire agli scienziati importanti informazioni sui lignaggi virali e consentire di mettere in atto misure per evitare epidemie simili in futuro. In quanto tale, l'origine del Sars-CoV-2 è stata dibattuta dall'inizio della pandemia e rimane un argomento di discussione tra gli scienziati.
È noto da tempo che nei pipistrelli si trovano virus simili al Sars-CoV originale che ha causato in Cina la prima epidemia (nota) da Coronavirus nel 2002. Questi virus sono ben studiati in Cina, ma virus correlati sono stati trovati a livello globale. Non sorprende che i Coronavirus siano nuovamente coinvolti in una pandemia, il terzo evento del genere nel 21° secolo: prima la SARS, poi la MERS ed ora la Covid-19.
Un'origine naturale di queste pandemie sembra probabile (e molti hanno a lungo messo in guardia sul pericolo dei virus che circolano nella fauna selvatica), ma gli scienziati non dovrebbero cercare di trarre conclusioni che non siano basate su solide argomentazioni.
Un modo importante in cui gli scienziati possono determinare l'origine di un virus è esaminarne il genoma. Nell'articolo del WSJ, gli autori, il prof. Richard Muller, un astrofisico, e il dr. Steven Quay, medico e amministratore delegato di Atossa Therapeutics, affermano che Sars-CoV-2 ha le "impronte genetiche" di un virus modificato in laboratorio. Dicono che ciò sia provato dalla presenza di una particolare sequenza genetica (CGG-CGG) che non si dovrebbe trovare in un virus di origine “naturale”.
Per capire le affermazioni fatte, dobbiamo prima capire il codice genetico. Quando un virus infetta una cellula, ne altera il funzionamento, fornendo istruzioni (genoma) per produrre più copie di se stesso. Questo genoma comprende una lunga serie di molecole chiamate nucleotidi, ciascuna delle quali è rappresentata dalle lettere A, C, G o U. Un gruppo di tre nucleotidi (noto come codone) fornisce l'istruzione a una cellula di produrre un amminoacido, il componente molecolare più elementare degli esseri viventi. La maggior parte degli amminoacidi è codificata da diversi codoni. CGG è uno dei sei possibili codoni che istruiscono la cellula ad aggiungere l'aminoacido arginina.
Gli Autori dell'articolo del WSJ sostengono che il Sars-CoV-2 abbia avuto origine in un laboratorio a causa della presenza di una sequenza "CGG-CGG". Affermano che questa è una coppia di codoni "facilmente disponibile e conveniente" che gli scienziati preferiscono utilizzare per produrre l'aminoacido arginina.
Ma per chiunque abbia una comprensione delle tecniche richieste per la modificazione genetica, questo doppio CGG di solito non è più difficile o facile da produrre di qualsiasi altra coppia di codoni che codificano le arginine. Non c’è nessuna ragione per cui CGG-CGG debba essere necessariamente stato realizzato in laboratorio.
Gli Autori affermano che il codone CGG compare meno frequentemente degli altri cinque possibili codoni nei betacoronavirus (la famiglia dei coronavirus a cui appartiene Sars-CoV-2). Se osserviamo i coronavirus correlati, il codone CGG codifica circa il 5% di tutte le arginine in Sars-CoV rispetto a circa il 3% di tutte le arginine in Sars-CoV-2. Sebbene CGG sia meno comune di altri codoni, l'argomento degli Autori non riesce a fornire una ragione per cui la sequenza a doppio CGG non potrebbe esistere in modo naturale.
Comprendere l'origine di un'epidemia virale può fornire agli scienziati importanti informazioni sui lignaggi virali e consentire di mettere in atto misure per evitare epidemie simili in futuro. In quanto tale, l'origine del Sars-CoV-2 è stata dibattuta dall'inizio della pandemia e rimane un argomento di discussione tra gli scienziati.
È noto da tempo che nei pipistrelli si trovano virus simili al Sars-CoV originale che ha causato in Cina la prima epidemia (nota) da Coronavirus nel 2002. Questi virus sono ben studiati in Cina, ma virus correlati sono stati trovati a livello globale. Non sorprende che i Coronavirus siano nuovamente coinvolti in una pandemia, il terzo evento del genere nel 21° secolo: prima la SARS, poi la MERS ed ora la Covid-19.
Un'origine naturale di queste pandemie sembra probabile (e molti hanno a lungo messo in guardia sul pericolo dei virus che circolano nella fauna selvatica), ma gli scienziati non dovrebbero cercare di trarre conclusioni che non siano basate su solide argomentazioni.
Un modo importante in cui gli scienziati possono determinare l'origine di un virus è esaminarne il genoma. Nell'articolo del WSJ, gli autori, il prof. Richard Muller, un astrofisico, e il dr. Steven Quay, medico e amministratore delegato di Atossa Therapeutics, affermano che Sars-CoV-2 ha le "impronte genetiche" di un virus modificato in laboratorio. Dicono che ciò sia provato dalla presenza di una particolare sequenza genetica (CGG-CGG) che non si dovrebbe trovare in un virus di origine “naturale”.
Per capire le affermazioni fatte, dobbiamo prima capire il codice genetico. Quando un virus infetta una cellula, ne altera il funzionamento, fornendo istruzioni (genoma) per produrre più copie di se stesso. Questo genoma comprende una lunga serie di molecole chiamate nucleotidi, ciascuna delle quali è rappresentata dalle lettere A, C, G o U. Un gruppo di tre nucleotidi (noto come codone) fornisce l'istruzione a una cellula di produrre un amminoacido, il componente molecolare più elementare degli esseri viventi. La maggior parte degli amminoacidi è codificata da diversi codoni. CGG è uno dei sei possibili codoni che istruiscono la cellula ad aggiungere l'aminoacido arginina.
Gli Autori dell'articolo del WSJ sostengono che il Sars-CoV-2 abbia avuto origine in un laboratorio a causa della presenza di una sequenza "CGG-CGG". Affermano che questa è una coppia di codoni "facilmente disponibile e conveniente" che gli scienziati preferiscono utilizzare per produrre l'aminoacido arginina.
Ma per chiunque abbia una comprensione delle tecniche richieste per la modificazione genetica, questo doppio CGG di solito non è più difficile o facile da produrre di qualsiasi altra coppia di codoni che codificano le arginine. Non c’è nessuna ragione per cui CGG-CGG debba essere necessariamente stato realizzato in laboratorio.
Gli Autori affermano che il codone CGG compare meno frequentemente degli altri cinque possibili codoni nei betacoronavirus (la famiglia dei coronavirus a cui appartiene Sars-CoV-2). Se osserviamo i coronavirus correlati, il codone CGG codifica circa il 5% di tutte le arginine in Sars-CoV rispetto a circa il 3% di tutte le arginine in Sars-CoV-2. Sebbene CGG sia meno comune di altri codoni, l'argomento degli Autori non riesce a fornire una ragione per cui la sequenza a doppio CGG non potrebbe esistere in modo naturale.
Gli Autori sostengono che la ricombinazione (quando i virus che infettano lo stesso ospite condividono materiale genetico) era il modo più probabile in cui Sars-CoV-2 è stato in grado di ottenere la sequenza del doppio CGG. Notano che la coppia di codoni doppio CGG non si trova in altri membri di questa "classe" di coronavirus, quindi la ricombinazione naturale non potrebbe generare un doppio CGG.
Tuttavia, i virus non dipendono solo da segmenti pre-assemblati di materiale genetico per evolversi ed espandere la loro gamma di ospiti. Gli Autori affermano inoltre che è improbabile che la mutazione (errori di copia casuale) generi la sequenza doppia CGG. Ma i virus si evolvono rapidamente, tanto che l'accumulo di mutazioni è un inconveniente comune negli studi virologici. La ricombinazione è un modo in cui i virus si evolvono, ma il fatto che gli Autori rifiutino la mutazione come fonte di cambiamento virale è una descrizione imprecisa della realtà.
L'affermazione finale secondo cui il primo virus Sars-CoV-2 sequenziato era ideale per l'ospite umano trascura le prove di circolazione virale nelle popolazioni animali locali, la trasmissione da animale ad animale e la rapida evoluzione che sta guidando la crescente trasmissibilità delle più recenti varianti. Se il virus è stato idealmente adattato all'uomo, perché è evidente un'evoluzione così lunga?
Purtroppo, molti altri articoli dei media sembrano aver accettato e ripetuto le affermazioni del pezzo del WSJ. L'origine di Sars-CoV-2 potrebbe rimanere irrisolta, ma non ci sono prove presentate nel pezzo del WSJ che supportino scientificamente il concetto di una fuga di laboratorio di un virus geneticamente modificato.
Tuttavia, i virus non dipendono solo da segmenti pre-assemblati di materiale genetico per evolversi ed espandere la loro gamma di ospiti. Gli Autori affermano inoltre che è improbabile che la mutazione (errori di copia casuale) generi la sequenza doppia CGG. Ma i virus si evolvono rapidamente, tanto che l'accumulo di mutazioni è un inconveniente comune negli studi virologici. La ricombinazione è un modo in cui i virus si evolvono, ma il fatto che gli Autori rifiutino la mutazione come fonte di cambiamento virale è una descrizione imprecisa della realtà.
L'affermazione finale secondo cui il primo virus Sars-CoV-2 sequenziato era ideale per l'ospite umano trascura le prove di circolazione virale nelle popolazioni animali locali, la trasmissione da animale ad animale e la rapida evoluzione che sta guidando la crescente trasmissibilità delle più recenti varianti. Se il virus è stato idealmente adattato all'uomo, perché è evidente un'evoluzione così lunga?
Purtroppo, molti altri articoli dei media sembrano aver accettato e ripetuto le affermazioni del pezzo del WSJ. L'origine di Sars-CoV-2 potrebbe rimanere irrisolta, ma non ci sono prove presentate nel pezzo del WSJ che supportino scientificamente il concetto di una fuga di laboratorio di un virus geneticamente modificato.
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